I non luoghi di Tommaso Chiappa nella millenaria città dei Templi

La splendida cornice di Agrigento ospita le opere di Tommaso Chiappa. All'interno del Collegio dei Filippini i suoi non luoghi assorbono i visitatori, invitandoli a vivere il presente sotto una nuova prospettiva.

Tra una citazione del mondo classico e uno sguardo aperto al futuro, i non luoghi di Tommaso Chiappa approdano nell’incantevole palazzo settecentesco del Collegio dei Filippini di Agrigento. Nel cuore della millenaria città dei Templi si definisce cosi una contemporanea fusione di realtà differenti, in bilico tra passato, presente e futuro. Dal titolo Carta Bianca, l’esposizione aprirà i battenti il prossimo 30 marzo. Protagonisti assoluti quegli uomini, quegli alberi, quella natura che si ribella alle soffocanti pressioni urbane, segni di riconoscimento del giovane pittore siciliano che vive tra Palermo e Milano. «In questa mostra ho osservato – racconta l’artista – diversi esempi di realtà: l’uomo, la natura, gli animali. Ma il contesto non è lo stesso di Monocromo, la mia precedente esposizione. Qui le persone che vagano in spazi bianchi in realtà stanno attraversando i non luoghi, quei luoghi dove non lasciano la loro memoria, luoghi di attraversamento nati nella nostra epoca di globalizzazione, luoghi dove noi stessi passiamo senza lasciare nulla se non il nostro spostamento». Ecco la metafora che si compie in tele come Passaggio rosso, dove le scale mobili di una qualunque galleria o metropolitana raccolgono i passi quotidiani di un numero imprecisato di persone che non vi lasciano mai nulla di loro.

Dalla città alla natura del paesaggio rurale, il non luogo è un punto di partenza che muove da ciò che già è stato. È questo il concetto di Agrigento avorio, un pittoresco acrilico su carta dai forti rimandi al mondo classico, dove il Tempio della Concordia, la cui storia si perde nella notte dei tempi, è affiancato a un albero solitario: tutto viene qui assorbito dalla luce del bianco puro, il bianco della rinascita che apre a nuovi spazi e prospettive. Nuovo è il punto di vista da cui vediamo la città siciliana in Agrigento oltremare dove tutto è definito da un colore blu intenso: i palazzi di Porta di Ponte ci immettono maestosi all’ingresso della Via Atenea, la via principale della città; questi non fanno più di Agrigento solo un luogo urbano, ma un’entrata da dove inizia la vita. E la vita che scorre in Sentiero – dove una ragazza fucsia si lascia alle spalle tutto ciò che ha percorso per avviarsi attraverso una strada alberata e trafficata che chissà dove la porterà – la ritroviamo anche in Osservatore solitario. Qui il protagonista è un uomo solo colto – o se vogliamo, catturato – in una spiaggia di San Leone, il lido agrigentino per eccellenza, mentre fissa inesorabilmente coloro che lo osservano, ovvero noi stessi. Quest’uomo tutto solo è immerso in una natura a quattro livelli, alla cui base troviamo il mare, simbolo di spiritualità, poi la spiaggia con l’uomo, la natura e il cielo. Grandi universi che si incrociano, spazi reali e irreali si avvicinano e lanciano una sfida a noi che ne facciamo parte. Ci invitano a ripartire per inventare un nuovo modo di vivere il nostro presente.

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