I francescani aprono una biblioteca nella Siria afflitta dalla guerra

«Vogliamo aiutare le persone a recuperare la propria umanità, che si esprime attraverso la dimensione culturale», spiega padre Bahjat Elias Karakach

Non di solo pane vive l’uomo, ma, come disse san Giovanni Paolo II, l’uomo vive una vita veramente umana grazie alla cultura. Tanto i francescani sono convinti di quel che dice il Vangelo e delle affermazioni del canonizzato papa polacco, che hanno creato e aperto al pubblico una biblioteca intitolata a san Francesco a Bab Touma, nella città vecchia di Damasco. Inaugurata con grandi feste domenica 24 gennaio e già visitata e frequentata da centinaia di giovani damasceni, non solo cristiani residenti nel quartiere.

In una città afflitta dalle conseguenze di una guerra civile internazionalizzata che dura ormai da 10 anni, dove la gente paga al mercato nero il diesel necessario al riscaldamento e alla generazione di elettricità dieci volte più del prezzo ufficiale, dove l’elettricità della rete è disponibile solo sei ore al giorno e il costo dei generi alimentari e il canone degli affitti è esploso a causa delle sanzioni economiche americane ed europee contro il paese e contro i suoi alleati dell’Iran, solo una realtà come quella rappresentata dalla parrocchia francescana poteva permettersi di dedicare risorse a un’iniziativa tutta culturale come l’apertura al pubblico di una biblioteca di 2 mila volumi, perlopiù di teologia e di spiritualità cristiana.

Perché i francescani del convento di san Paolo, che è anche parrocchia latina a Bab Touma, da anni assistono i damasceni e gli sfollati poveri con programmi di aiuto alimentare e farmaceutico, sostegno al pagamento degli affitti e al restauro di edifici residenziali, pannolini e altri articoli per i neonati. «Vogliamo aiutare le persone a recuperare la propria umanità, che si esprime attraverso la dimensione culturale. Umanità schiacciata dalla preoccupazione continua per i bisogni materiali: il pane, il riscaldamento, l’elettricità che scarseggiano», spiega padre Bahjat Elias Karakach, guardiano del convento. «Qui le persone possono riscoprire la propria identità, il senso della presenza cristiana nel Vicino Oriente e del nostro compito, le radici cristiane della Siria. E gli studenti possono trovare un luogo caldo, accogliente e senza interruzioni dell’elettricità dove le condizioni per studiare sono ideali». Effettivamente le presenze presso la struttura inaugurata domenica scorsa sono già stimate in 50-60 al giorno: persone che chiedono informazioni sul funzionamento della biblioteca, studenti che si fermano a consultare libri o a studiare, gente che prende la tessera della biblioteca.

«Le sale sono aperte tutti i giorni dalle 10 della mattina alle 9 di sera. Per accedere si paga uno modestissima quota, ma si può prendere la tessera della biblioteca per usufruire di una serie di servizi e anche di sconti presso esercizi commerciali della zona». Anche Damasco e il resto della Siria sono afflitte, come quasi tutte le regioni del mondo, dalla pandemia di Covid-19, ma le limitazioni alle attività della vita quotidiana sono molto poche. L’utilizzo della mascherina facciale nei luoghi pubblici è consigliato ma non è obbligatorio, scuole, ristoranti ed esercizi commerciali sono aperti, non c’è coprifuoco (in un paese che ha avuto 400 mila morti in attentati terroristici e scontri armati!), moschee e chiese sono aperte al culto e gli unici divieti riguardano feste e celebrazioni sopra a un certo numero di invitati. Il Covid tuttavia ha peggiorato la situazione economica, già compromessa dall’impatto della guerra e delle sanzioni.

«A rendere possibile l’apertura della biblioteca hanno contribuito aiuti finanziari dell’associazione internazionale Salt, ma anche del bilancio della comunità francescana. Abbiamo intenzione di ampliare i titoli disponibili al pubblico acquistando testi di storia, sociologia e psicologia, ma per questo sarà necessario avviare più avanti una campagna per raccogliere donazioni finalizzate a questo scopo. All’inaugurazione di domenica scorsa era presente padre Firas Lufti, ministro della regione francescana di san Paolo che comprende Siria, Libano e Giordania, ed esponenti delle Chiese maronita, siro-cattolica e melkita. Tutta la città parla di noi, e la nostra pagina Facebook ha raccolto centinaia di “like” e di commenti positivi. Ma i ringraziamenti più belli sono quelli che riceviamo di persona, dai giovani che escono dalla biblioteca alla fine della giornata», conclude padre Karakach.

@RodolfoCasadei

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