«Per i cattolici è meglio un sistema bipolare». Intervista a Eugenia Roccella

«Cattolicesimo non significa inequivocabilmente “centrismo”». In occasione di un convegno della Fondazione Magna Carta, la deputata Pdl spiega perché «il bipolarismo garantisce che certi valori non scadano nella contrattazione. Esistono tematiche su cui non è si può patteggiare».

In questo periodo si fa un gran parlare di cattolici e politica. Retreoscena, mosse dietro le quinte, accordi di corridoio. Che farò Casini? Come si muoverà il Pdl? I popolari del Pd lasceranno il partito? Tante domande, non del tutto astruse, si affastellano in un momento di relativa quiete in tempo di governo tecnico. Ponendosi tali interrogativi, c’è un tema importante e di sottofondo che non può essere eluso, ed è quello che riguarda la riforma elettorale. È ovvio che un sistema come l’attuale o il passaggio a un sistema che premi il proprozionale cambierà (e di molto) l’attuale assetto. Tempi.it ha già affrontato queste tematiche parlandone con il sociologo Luca Diotallevi e con il costituzionalista Giovanni Guzzetta
Ora, in vista dell’incontro “I Cattolici e il bipolarismo”, organizzato dalla fondazione Magna Carta il 23 febbraio, tempi.it ha intervistato Eugenia Roccella, deputata del Pdl e fautrice del convegno.

Quali sono le ragioni dell’incontro?
L’incontro serve a sfatare il luogo comune, cresciuto negli ultimi mesi, che un sistema elettorale proporzionale e con preferenza diretta sia l’unico adeguato al mondo cattolico, il cosiddetto proporzionale “classico”, della prima Repubblica. Non è così. Bisogna inserire un forte correttivo al proporzionale perché, adesso, non è adeguato a rappresentare il mondo cattolico al meglio.

A cosa è dovuto questo “senso comune”?
A una prospettiva storica che parte dall’epoca d’oro della Democrazia cristiana. Essa instaurava il suo potere su due cardini: il centrismo e il proporzionale. Un interpretazione molto in voga punta a rivivere quell’esperienza oggi, creando un nuovo centro nei quali i cattolici possano riproporsi. E il sistema proporzionale aiuta questa ipotesi. Questo pensiero si accosta con l’idea che, negli ultimi anni, i cattolici siano stati irrilevanti politicamente. E la colpa è attribuita proprio al differente sistema elettorale, più bipartitico.

Condivide questa lettura?
No. “Cattolicesimo” non significa inequivocabilmente “centrismo”. Molti cattolici della Dc, alla fine della prima Repubblica, sono rientrati nel sistema partitico. Il cattolicesimo può benissimo, con il suo attivismo e la sua forza, coniugarsi con il bipolarismo. Personalmente, ritengo che non ci sia più la possibilità di un centrismo. La Dc viveva per via di compromesso. Tuttavia, adesso esistono tematiche su cui non è possibile patteggiare. La questione antropologica che apre ai valori non negoziabili non può essere soggetta a contrattazioni. Queste urgenze non erano sentite nella prima Repubblica. L’unica urgenza riguardava l’aborto, ma essa era una pratica che trovava le sue radici nei secoli.

Con l’avvento delle questioni “etiche”, il centrismo non può funzionare…
Esatto. Problemi tutti nuovi – uno tra tutti, la procreazione assistita – vanno affrontati con strumenti nuovi. E il bipolarismo garantisce che certi valori non scadano nella contrattazione, non si negozino. Lì, si può scegliere: essere d’accordo, o meno. Io difendo il bipolarismo che già c’è. È stato difficile per questo paese, abituato avere tanti partiti quante opinioni, costruire un sistema bipolare.

Quindi, lei non crede nell’irrilevanza dei cattolici in un sistema bipolare?
I cattolici non sono mai stati tanto rilevanti quanto oggi. Si pensi al referendum sul testamento biologico, o quello sulla procreazione assistita. Lì i cattolici hanno fatto la differenza. Sui valori non negoziabili una polarizzazione è inevitabile, perché non si può negoziare oltre un certo limite. Non è che non si possa costruire un compromesso, ma è necessario salvare il principio. D’altra parte, il bipolarismo deve fare un passo avanti: le forze di maggioranza e di opposizione si devono legittimare a vicenda. Sarebbe un bipolarismo maturo e rispettoso che l’Italia non ha mai avuto.
twitter: @DanieleCiacci

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