«Hollande vincerà, anche se fa la figura del notabile di provincia»

Il giornalista francese Marc Osouf: «Per vincere Sarkozy ha bisogno del 70 per cento dei voti del Fronte, ma non li prenderà. Hollande piace alla Francia che vuole tornare alla trasparenza e alla lealtà».

Il primo turno delle elezioni presidenziali francesi ha dichiarato di poco vincitore Francois Hollande (28,3 per cento) sul presidente “uscente” Nicolas Sarkozy (27,1 per cento). Marine Le Pen, del Fronte Nazionale, l’ala più radicale della destra, si è aggiudicata il 18,6 per cento dei voti, mentre l’estrema sinistra solo il 10,9 per cento. Cala invece l’elettorato centrale di Francois Bayrou. Tutti i pronostici danno nettamente favorito per il secondo turno Francois Hollande. Tempi.it ne parla con Marc Osouf, giornalista francese e membro della segreteria internazionale del Partito Socialista.

Dove confluiranno i voti del Fronte Nazionale?
Bella domanda. Entrambi i candidati fanno campagna per accaparrarsi questa fetta di voti. La partecipazione a queste elezioni è stata molto alta. Alcuni istituti prevedevano un’astensione al 30 per cento. Invece, ha votato l’80 per cento dei francesi. Di fatto, le nuove riserve di voto per il secondo turno sono relativamente poche. Marine Le Pen si è aggiudicata il 18 per cento dell’elettorato. I suoi elettori, tuttavia, sono meno mobili di prima. Secondo le inchieste, il voto per il Fronte non è più soltanto di protesta. Sembra che oggi la musica sia cambiata e ci sia un’adesione vera al programma della Le Pen. Se volesse sperare nella vittoria, Nicolas Sarkozy avrebbe bisogno almeno del 70 per cento dei voti del Fronte.

Ce la farà?
Direi di no. È piano dichiarato di Marine Le Pen far fuori il partito di centrodestra. In ogni caso, adesso sono in bilico. Deviare il voto verso il candidato socialista sarebbe ancora più assurdo per l’estrema destra. È probabile che l’apparato centrale del Fronte nazionale si astenga, mentre alcune frazioni operaie possono spostarsi verso Hollande o Sarkozy, che a oggi detiene il 25 per cento degli elettori del Fronte.

È difficile che il presidente sia rieletto, insomma?
Non vedo come Sarkozy possa vincere. C’è un rigetto personale molto forte nella popolazione, per lo più per questioni di costume: è brutale, parla male. Inoltre, lui paga, come tutti i governi europei, il prezzo politico della crisi globale. Messi insieme i fattori, la campagna di Hollande è stata molto abile. Si è presentato come un uomo normale, equilibrato, intelligente. È vero, fa la figura del notabile di provincia, ma questo ha aggiunto alla potenza – già abnorme – dei socialisti tutta la regione della Francia metropolitana che vuole tornare alla trasparenza e alla lealtà.

E i voti del centrista Francois Bayrou?
Anche questi sono un bel problema. A parte il voto di alcuni socialisti tornati a casa dopo il primo turno, rimane soltanto un bacino piccolo ma composito. Bayrou avrà molta difficoltà a prendere una posizione condivisibile da tutti. Votare per Hollande è tanto difficile quanto votare per Sarkozy. Forse, registrando in ogni caso la disfatta del centrodestra, decideranno di schierarsi con il centrosinistra per garantire una maggioranza non risicata. In ogni caso, i centristi non sono una forza d’urto così unita da poter rivalutare le forze già ora in gioco.

Il rapporto con Angela Merkel ha influito negativamente sulla figura di Nicolas Sarkozy?
Non direi. Sarkozy ha una tale capacità di movimento che si fa fatica a isolarlo in una posizione. Ha fatto errori grossolani durante tutta la campagna elettorale. E, riguardo alla Germania, continua ad essere una banderuola al vento: prima, era l’esempio da seguire. Adesso – per accaparrarsi i voti della destra nazionalista – dichiara necessario rinegoziare i rapporti con i vicini. Nessuno capisce più nulla. Gli unici che sembrano districarsi bene nella faccenda sono i tedeschi stessi, che hanno già iniziato a discutere del futuro con Hollande.

Le borse temono che in Francia vinca un candidato contrario al rigore. Hollande può essere danneggiato da questo?
Credo che l’andamento difficile della borsa sia più da imputare ai dubbi americani sulle nostre possibilità di uscita dalla crisi che alla paura per Hollande. Io dubito che ci sarà un’offensiva immediata dei mercati, che dipende anche dalla qualità della maggioranza parlamentare. La Francia è un regime misto, non presidenziale in senso puro. Vedremo.

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