La trasparenza è l’arma segreta del potere (non dirlo a nessuno)

«C’è un paradosso che non mi lascia tranquillo. Ed è il paradosso della verità e del segreto». Berlicche recensisce Václav Havel

Mio caro Malacoda, c’è un paradosso che non mi lascia tranquillo. Ed è il paradosso della verità e del segreto. L’opinione che va per la maggiore dice che la verità è nella trasparenza, e la menzogna nel nascondimento. Il giusto non ha nulla da nascondere, non ha timore di rendere pubblico qualsiasi suo pensiero, qualsiasi suo atto, persino qualsiasi sua intenzione. Il massimo della democrazia viene oggi presentato come il massimo della pubblicità: tutto deve avvenire in diretta davanti a tutti. Bene. Tutto ciò, in quanto diavoli, dovrebbe preoccuparci. Il trionfo della luce equivale alla sconfitta del principe delle tenebre.
Epperò c’è qualcosa che non mi torna. E non si tratta solamente della stura all’invidia sociale e al pettegolezzo che queste pratiche suscitano. Conseguenze che sono musica per le nostre orecchie e che dovrebbero far riflettere chi invece, per nostra fortuna, si ostina a non riflettere: se la natura di un albero si vede dai frutti, i sentimenti che l’elogio della trasparenza suscita fanno venire qualche dubbio sulla bontà dell’ispirazione. Ma è stata la rilettura di un libro uscito clandestinamente trentacinque anni fa e oggi ripubblicato apparentemente fuori contesto che mi ha fatto capire (si dovrebbe dire mi ha illuminato se si volesse aggiungere paradosso a paradosso) quanto sia ambigua la parodia della luce cui oggi assistiamo.

Il libro lo scrisse un dissidente cecoslovacco, Václav Havel. Il titolo è a sua volta un paradosso, Il potere dei senza potere. E a un certo punto trovi due-tre pagine che svelano il trucco dei finti elogiatori della luce. Il trucco è questo: chi ama il potere parla solo di luce e trasparenza; chi ama la verità sa che la luce contiene un segreto. Chi ama la verità, dice Havel, sa che una vita pubblica che non concede spazio al segreto è una vita nella menzogna. Una menzogna imposta rozzamente a tutti i cittadini dell’Est Europa dal regime autoritario che la governava all’epoca; una menzogna formulata e fatta accettare in modo più raffinato dalle democrazie occidentali. Ma, scriveva Havel, «tutti coloro che vivono nella menzogna possono essere folgorati dalla verità», perché – ed è qui che ci frega svelando il trucco cui siamo ricorsi – c’è nell’uomo una «segreta» apertura alla verità, uno spazio di comunicazione libero proprio perché segreto. Ma proprio in quanto segreto è, nell’ottica del potere, molto pericoloso. Va quindi – ed è questa la parola che svela definitivamente l’inganno – intercettato. L’intercettazione diffusa (non solo come pratica giudiziaria, anche) come principio sociale vuole abolire questo ultimo spazio di libertà che è la segretezza delle comunicazioni, vuole cioè abolire l’uomo. I nuovi adoratori della trasparenza assoluta non lo fanno per un ideale (se lo è, è un ideale molto liberticida), ma più prosaicamente per il potere. Chi ama la verità, come purtroppo predicava il Nostro Nemico, sa che la verità rende liberi, e che la libertà gode di uno spazio inaccessibile, misterioso. Chi ama la verità, quindi, accetta il rischio di non sapere tutto, di non controllare tutto, soprattutto di non controllare tutti. Ecco, caro nipote, quarant’anni fa all’Est (e all’Ovest) nessuno pensava che quest’idea potesse avere successo. Poi uno l’ha detta a voce alta, ed è venuto giù il mondo. Detto da diavolo a diavolo: facciamo le corna.
Tuo affezionatissimo zio Berlicche

Exit mobile version