Groenlandia e Annibale dicono che il clima non cambia a causa dell’uomo

A Durban si apre la 17ma conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Ma il problema del surriscaldamento globale «deve essere guardato in tutti i suoi aspetti: il punto non è se ci siano questi fenomeni, ma se a causarli sia l'uomo o no». Intervista ai giornalisti Piero Vietti (Il Foglio) e Riccardo Cascioli (La bussola quotidiana)

Oggi a Durban, in Sudafrica, si apre la diciassettesima conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Al centro di ogni discussione ci saranno il surriscaldamento globale e la sua causa presunta, le emissioni di Co2. Per Piero Vietti, giornalista de Il Foglio, «il problema per essere affrontato seriamente deve essere guardato in tutti i suoi aspetti: il punto non è se ci siano o meno certi fenomeni, ma se a causarli sia l’uomo o la natura».

Stando agli articoli dei principali quotidiani, sembra che tutta la comunità scientifica ritenga che siano le emissioni di Co2 a causare i cambiamenti climatici. «In realtà – continua Vietti – tanti scienziati sostengono che non ci sono certezze. Ma sono sempre stati emarginati fino a quando due scandali hanno fatto tornare in primo piano i loro dubbi. Il primo è successo a pochi giorni dall’inizio del summit di Copenaghen: sono emerse delle e-mail in cui gli scienziati, avendo dati contrari rispetto a quelli del mainstream, si scrivevano tra di loro per chiedersi come farli apparire diversi. L’opinione pubblica però non ha cambiato posizione: si disse che era stato architettato tutto per influenzare i negoziati». Il secondo scandalo riguarda un altro scambio di email, pubblicato su internet pochi giorni fa, che smentisce la versione unica del catastrofismo che viene propinata all’opinione pubblica e mostra che tra gli scienziati non c’è affatto unanimità nella lettura dei dati. In più, poco prima l’Ipcc, panel che sostiene da sempre che la causa del global warming è umana, «ha pubblicato studi diversi dai soliti, che affermano che i fenomeni climatici mutevoli sono un fatto ciclico naturale e che non è detto che c’entri anche l’uomo». Come è noto, nel Medioevo la Groenlandia (“Green land”) presentava grandi spazi erbosi ed era molto più calda, «mentre sappiamo che Annibale è passato sulle Alpi con i suoi elefanti. I cambiamenti climatici ci sono sempre stati, oggi circolano molte menzogne, diffuse da una ideologia culturale come quella di Al Gore, che paragona chi nega il catastrofismo a chi nega l’olocausto».

Che i cambiamenti climatici siano causa dell’uomo, e delle emissioni di Co2 delle sue fabbriche, è dunque una tesi ancora tutta da dimostrare. C’è invece un problema che tutti toccano con mano: quello dell’inquinamento. «Anche qui – continua Vietti – bisogna diffidare da chi sostiene che la sola presenza dell’uomo faccia male al pianeta. Puntare sulle energie rinnovabili va bene, ovviamente, però bisogna stare attenti perché se si esagera, c’è sempre qualcuno che ci rimette. In primis i paesi in via di sviluppo, che per ora non hanno la possibilità di utilizzare le rinnovabili. Certo, per ognuno che ci rimette c’è qualcuno che ci guadagna». Dietro all’allarmismo per il global warming c’è, infatti, un bel giro di soldi. I partecipanti al summit di Durban, che sono circa ventimila, dovranno versare 10 mila dollari di contributi per aiutare a sconfiggere il surriscaldamento globale. E c’è chi sul catastrofismo ha costruito la propria fortuna: «Al Gore ha vinto un Nobel per la pace e un Oscar grazie a un documentario pieno di bufale scientifiche» ricorda Vietti. «Poi si è fatto una casa che consuma tanta energia quanto un piccolo paese americano. Diverse compagnie aeree, invece, fanno pagare una tassa per azzerare la Co2 che ogni aereo produce volando. Dicono che la verseranno a un’associazione che pianterà un albero che si mangerà tutta la Co2 prodotta dal viaggio».

Oltre alla preoccupazione “interessata” di qualche personaggio e certe aziende, c’è quella di chi, come il Papa, riguarda sempre l’ambiente ma in modo diverso. Ieri Benedetto XVI ha parlato della conferenza di Durban spiegando che l’uomo deve prestarvi attenzione, in Germania ha valorizzato il movimento dei Verdi. «Il Santo Padre si rifà da sempre al Magistero ma occorre fare attenzione a chi lo strumentalizza. La sua posizione si chiarisce nella Caritas in Veritate» afferma Riccardo Cascioli, direttore de La Bussola quotidiana ed esperto di problemi ambientali. «L’impostazione che dà è chiara: i problemi che esistono nella natura sono causati da un uso smodato delle sue risorse. Ma il criterio che offre per risolvere il problema ambientale non è l’ecologismo, ma una corretta ecologia umana. Tanto che valorizza la domanda dei Verdi tedeschi, davvero preoccupati dell’ambiente e dell’uomo, ma indica una risposta che va oltre l’ecologismo verde».

Infatti al Bundestag Benedetto XVI ha parlato in questo modo: «L’importanza dell’ecologia è ormai indiscussa. Dobbiamo ascoltare il linguaggio della natura e rispondervi coerentemente. Vorrei però affrontare con forza un punto che – mi pare – venga trascurato oggi come ieri: esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé (…) e la sua volontà è giusta quando egli rispetta la natura, la ascolta e quando accetta se stesso per quello che è». «Questo è quanto contenuto nell’ultima enciclica» continua Cascioli. «A volte qualcuno si lamenta perché il Papa non parla di sviluppo sostenibile ma di sviluppo umano integrale. Per Benedetto XVI la soluzione consiste in un realismo che tenga conto della realtà globale: l’uomo non ha una sola dimensione, ma è rapporto con l’ambiente circostante e con il trascendente che in esso traspare. L’unico argine all’ideologia ambientalista di matrice eugenetica darwinista e a quella dell’uomo padrone, che ha le stesse conseguenze autodistruttive della prima, è il riconoscimento del creato come dono. Solo in forza di questo lo si può trattare come un bene prezioso».

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