Giannino: Lo Stato ruba a noi paria per dare ai suoi burocrati intoccabili

Il Tesoro dovrà trovare altri pacchi di milioni per restituire denari a chi dallo Stato ne prende più di 90 mila l’anno. Usciranno come sempre dalle vostre tasche. Mica è solo quella politica, la casta

La legge di stabilità ripropone una continuità del governo Monti con le peggiori linee di bilancio che ci aveva riservato l’ultimo centrodestra. Il che significa che, oggi come allora, a comandare sono i freddi compilatori della Ragioneria generale dello Stato. Mi piacerebbe poter dire il contrario, ma tanto Monti merita stima per la credibilità internazionale, tanto è una delusione nel concreto della sua politica di bilancio pubblico.

Dopo le prime durissime reazioni che abbiamo opposto per esempio alla pessima e persistente scelta della retroattività fiscale, che in un paese normale sarebbe pienamente incostituzionale, Monti l’ha strenuamente confermata. Ergo: tagli a deduzioni e detrazioni e innalzamento della tagliola della franchigia dall’esercizio fiscale in corso, per autonomi e professionisti effetto invece del minisgravio di un punto delle due aliquote Irpef più basse solo a conguaglio dei redditi 2013, cioè nel 2014. Uno Stato che cambia le regole del gioco fiscale a gioco in corso non è solo scorretto, è ladro.

Si dice: ma di che parlate? La rimodulazione al ribasso delle deduzioni e detrazioni l’avevano decisa Tremonti e Berlusconi. Già, ma l’avevano indicata come occasione per una ridisboscata energica che servisse a coprire aumenti altrimenti inevitabili dell’Iva, e a finanziare sgravi fiscali corposi. Con Monti invece l’Iva aumenta comunque, e a fronte di una perdita di prodotto ingente come quella in corso genererà sicuramente un ulteriore amento dei prezzi e dell’inflazione, colpendo in maniera regressiva i redditi più bassi. Inoltre, di sgravi veri non si vede l’ombra, visto che il saldo finale della manovra è positivo per lo Stato e non per il contribuente, per alcuni miliardi.

Dopodiché di cosa vogliamo parlare? Del taglio alle deduzioni a favore del terzo settore e dell’Iva aumentata di 6 punti alle cooperative che si occupano di malati e drogati, infanzia e disabili? Di quello alla detraibilità delle spese per mutui, mentre lo Stato si è invece ridotto del 15 per cento gli affitti corrisposti a privati? O a quelle sanitarie? Del fatto che le indennità risarcitorie, gli assegni di invalidità, le indennità di accompagnamento e via proseguendo diventeranno tutti e ciascuno imponibili ai fini Irpef per chi ha redditi che superano i 15 mila euro? Parliamo degli estimi immobiliari che verranno elaborati dall’apparato tributario, ma saranno inimpugnabili da parte dei privati davanti a un giudice terzo, come atti insindacabili di un vecchio sovrano assoluto? Non so, vedete voi. Quando si scopre che è la Ragioneria generale a decidere di aumentare di 6 ore in assenza di corrispettivo l’insegnamento frontale dei docenti delle medie e superiori, non si sa se ridere o piangere. Così si risparmia sulle supplenze affidate ai precari, certo. Ma comparate questa misura a quanto è successo negli stessi giorni al portafoglio dei mandarini di Stato. La Corte costituzionale ha deciso per loro, e i giudici hanno ringraziato. Gli italiani perdono reddito a livelli record. Ma questo riguarda noi, poveri sudditi. Chi indossa la livrea del sovrano pubblico incassa. Il Tesoro dovrà trovare altri pacchi di milioni per restituire denari a chi dallo Stato ne prende più di 90 mila l’anno. Usciranno come sempre dalle vostre tasche. Mica è solo quella politica, la casta intoccabile.

È una vicenda che puzza sin dall’inizio. Quando due anni fa Tremonti chiese un contributo di solidarietà del 5 per cento ai pubblici dirigenti sopra i 90 mila euro, e del 10 sopra i 150 mila, non credo che i tecnici della Ragioneria generale, che hanno scritto materialmente la norma, ignorassero che andava formulata per bene proprio per evitare di incappare nell’ovvia obiezione di incostituzionalità per lesa eguaglianza. Invece la norma è stata proprio scritta – da coloro al cui reddito si applicava – strizzando l’occhietto alla Corte. Che, venuto il suo turno, non ha mancato di sparare. Il punto non è tanto e solo la mancata previsione di un analogo contributo per i dirigenti privati, ma di aver omesso che la soglia del reddito nel pubblico valeva sia per chi è contrattualizzato, sia per chi, come giudici e militari, non ha contratto, sia per chi la superasse per indennità integrative, contrattualizzate o meno. Capitava così che il taglio scattasse per i dirigenti dell’Agenzia delle entrate, ma non per quelli di Sogei. Non ci credo che chi ha fatto errori così pedestri sia un somaro. È un beneficiario interessato ad aggirare un taglio, e ha ottenuto il suo fine. La Corte, per non farci mancare nulla, ha aggiunto anche la restituzione ai giudici degli adeguamenti automatici retributivi – quelli che abbiamo levato ai pensionati al minimo – scrivendo che sono garanzia di «serenità e indipendenza del magistrato». A questo punto di disperante asimmetria per cui lo Stato prende e il suddito paga, è solo una chiccha barocca. Il supremo scherno che gli intoccabili riservano a noi paria.

Exit mobile version