Giannino: Il nostro programma “immoderato” per arricchire l’agenda Monti

Il giornalista critica Casini e Fini che mettono in imbarazzo Monti spingendo per il suo reincarico. Delinea il perimetro dell'azione di Fermare il Declino ed elogia Metto Renzi

In un’intervista ad Andrea Garibaldi sul Corriere della Sera, Oscar Giannino spiega oggi che la collocazione politica del movimento Fermare il declino non è nell’area “moderata”. Non per altro, ma perché «la parola “moderati” non ha più significato – spiega il giornalista –. Anzi, noi proponiamo un programma “immoderato”: abbattere il debito con gli attivi patrimoniali pubblici, diminuire spesa e imposte su lavoro e impresa rispettivamente di 6 e 5 punti di Pil in 5 anni, riorientare il welfare verso giovani e donne, sciogliere e normare i conflitti d’interesse, macroregioni a Nord e Sud, criteri meritocratici nella pubblica amministrazione, liberalizzazioni e promozione della concorrenza».

MONTI BIS. Giannino è critico con Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini che, nella prospettiva di un re-incarico al presidente del Consiglio, «hanno costretto Monti a fare un passo indietro. Il governo si regge su tre pilastri, se uno dei tre compie un passo del genere, il presidente del Consiglio deve proteggersi. Così Monti ha detto: lascerò il governo in altre mani…». Non vorrebbe Casini e Fini al suo fianco?, chiede il giornalista. «Non crediamo che Casini e Fini o altre personalità di spicco della Prima e della Seconda Repubblica possano essere artefici della nuova proposta politica necessaria in Italia in questo momento». Secondo Giannino c’è una grande fetta dell’elettorato indecisa («17-18 milioni di italiani, la metà degli elettori»), a cui la vecchia politica – Udc compresa – non sa più parlare.
Giannino riconosce che Monti ha saputo ridare all’Italia quella credibilità che si era persa con Berlusconi, ma il suo programma non è quello del premier, ma di «arricchire l’agenda Monti».

MONTEZEMOLO E RENZI. Dell’imprenditore, Giannino dice di apprezzare il fatto che «non rivendichi una leadership per sé, che si proponga per dare una mano». Confessa di guardare con interesse ai cattolici di Todi, a Emma Marcegaglia e a Matteo Renzi, che «è il miglior prodotto di autocritica e autoriforma interna che si sia visto. Se vincerà le primarie, se il regolamento glielo permetterà con una consultazione aperta come quella che designò Prodi, Renzi diventerà un interlocutore importante. Per evitare che l’Italia diventi il detonatore dell’euro».

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