Gentile signor filosofo, esca dalla sua bolla d’aria. Ora glielo spiego io cos’è una scuola paritaria. Firmato: una mamma

Tullio Gregory che ha accusato le paritarie di essere «condizionate da scelte ideologiche-religose». Lettera di una madre «che ha scelto una scuola paritaria per le proprie figlie e ho pagato anche le tasse per quella statale»

Il 21 agosto sul Corriere della sera è apparso un illuminante articolo di Dario Antiseri sulle scuole paritarie (qui il testo). Due giorni dopo, sullo stesso quotidiano è apparso un nuovo intervento, questa volta a firma del filosofo Tullio Gregory. Gregory attacca Antiseri che «non dice nulla del livello culturale delle scuole paritarie (in maggioranza cattoliche) ove la “libertà di insegnamento” — giustamente difesa — è condizionata da scelte ideologico-religiose precise nella selezione degli insegnanti e dei testi scolastici, e dimentica come esse divengano spesso scuole di carità, garantendo esiti sempre positivi dei curriculum scolastici, così da assicurare una tranquilla vita in famiglia, senza ansie per gli esami e per le vacanze. Forse non tanto la libertà, quanto la facilità interessa alunni e genitori». Di seguito riportiamo una lettera che è stata inviata (invano) al Corriere.

Caro direttore, leggo sul Corriere di oggi 23.08 la replica del sig. Tullio Gregory all’articolo di Dario Antiseri “La libertà di insegnamento passa dalle scuole paritarie” del 21/8.

Mi viene irresistibile una replica; spero che il Corriere abbia il coraggio di pubblicarla.

In che mondo vive il sig. Tullio Gregory? In quello di oggi, del 2014? Oppure in quello ideologicamente costruito in una bolla d’aria, dove la parola statale deve essere sinonimo di pubblico, dove tutto ciò che è cattolico deve essere bandito e sminuito in quanto siamo in un paese anticlericale? Dove tutte scuole paritarie devono essere per forza cattoliche? Ma via, ma crede davvero che le scuole paritarie adottino testi scolastici ad hoc quasi fossero paladine di un regime totalitario? Le scuole paritarie fanno parte del sistema scolastico di istruzione nazionale e sono scuole pubbliche. I loro docenti hanno un certificato di abilitazione firmato dallo Stato. Il riferimento generalizzato, poi, al livello culturale delle scuole paritarie come scuole che fanno la carità (agli asini) è assolutamente offensivo, a meno che non sia un riferimento ai diplomifici (lo 0,2% del totale delle paritarie; ma anche uno solo sarebbe troppo), su cui condivido perfettamente il pensiero, ma allora lo espliciti e non faccia di tutte le erbe un fascio, perché a) ci fa brutta figura lei, e mi dispiace, b) così non fa altro che trattare in modo ideologico l’argomento della scuola paritaria e della libertà di scelta educativa. Argomenti che le assicuro dovrebbero essere trattati con molta serietà e a ragion veduta, perché sulla libertà dei genitori non si scherza, ed è riduttivo, poco costruttivo, del tutto fuorviante continuare a contrapporre la scuola statale a quella paritaria. Sono entrambe scuole pubbliche, per la legge 62/2000. Firmata da Berlinguer. Non è pubblico solo ciò che è statale.

Sono una mamma, che ha scelto una scuola paritaria per le proprie figlie e ho pagato anche le tasse per quella statale. Le mie figlie costano allo Stato 400 euro all’anno; se fossero nella scuola statale costerebbero 7.000 euro all’anno. Le garantisco che l’anno scolastico non è una passeggiata: le ragazze studiano durante la settimana e nel week end, per non parlare dei compiti delle vacanze. Sono percorsi impegnativi, eccome se lo sono… È giusto che lo siano: i ragazzi devono studiare, crescere, faticare anche un po’, formarsi per diventare giovani uomini e donne di valore anche umano, tessuto della nostra società futura. Mi piacerebbe sapere poi se chi scrive di scuola in generale, paritaria o statale, è un genitore di oggioppure no. Lei è un genitore di oggi . Tullio Gregory? Lo sa cosa pensiamo davvero noi genitori, tutti i genitori (allo stesso modo sia che siano genitori di scuola paritaria o di scuola statale)? Sa quali sono le nostre preoccupazioni per i nostri figli? Cosa ogni giorno ripetiamo loro? Che questo Paese è finito, che non c’è un futuro per loro, che se ne devono andare all’estero, che devono avere il coraggio un giorno di lasciarci ed andarsene… Ed allora, caro Gregory, non ci saranno più spending review, riforme strutturali, sistemi pensionistici che tengano… L’Italia è destinata ad essere un Paese di vecchi (noi giovani genitori di oggi a rimanere qui) e di tutti i disperati emigrati che vengono nel nostro Paese pensando di avere una vita migliore. E sarà emergenza sociale, questa è l’emergenza sociale di questo tempo. Possibile che nessuno ci pensi , che non se ne sia ancora accorto nessuno?

È questo il Paese che diventeremo? È quello che vogliamo? Oppure iniziamo a dare una svolta, pensiamo seriamente alla scuola come trampolino di lancio, pensiamo a rilanciarla, diamo un futuro ai nostri figli, non contrapponiamo la scuola paritaria e quella statale, facciamo invece in modo che nasca una sana competizione che migliori il livello qualitativo e culturale, facciamo scegliere davvero ai genitori la scuola pubblica che desiderano per i loro figli, statale o paritaria, come è loro diritto primario, senza fare pagare ideologicamente questa libertà due volte (con le rette e con le tasse), studiamo il costo standard per alunno, liberiamo risorse ed eliminiamo lo spreco, diamo spazio alla sacrosanta libertà di scelta educativa dei genitori, diamo loro coraggio: il futuro siamo noi, per i nostri figli!

Maria Chiara Parola è coautrice del testo: La buona scuola pubblica per tutti, statale e paritaria, Ed. Laterza 2010

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