“Gender. L’anello mancante?”

Un libro di padre Giorgio Carbone analizza la genesi e gli sviluppi di una rivoluzione che papa Francesco ha definito una «colonizzazione ideologica». Indicando alcune vie per uscirne

Quale visione dell’uomo? È la domanda che accompagna Gender. L’anello mancante? (ed. Studio Domenicano, 152 pagine) di padre Giorgio Carbone, teologo domenicano che descrive l’origine storica, sociologica, filosofica e le conseguenze giuridiche e antropologiche di quella che papa Francesco ha recentemente definito una «colonizzazione ideologica». Si tratta dell’ideologia gender «un atteggiamento di ribellione nei confronti della realtà». Per essa, ricorda Carbone, «il sesso genetico e l’identità sessuale sono aspetti da superare», mentre viene «negata la persona sessuata». La conseguenza, però, non è quella sperata di un’emancipazione o una libertà ritrovata, perché l’uomo finisce per essere svilito, «isolato» e «non identificato tanto come persona ma per il suo orientamento».

I FALSI MITI. Carbone smonta i falsi miti usati per sostenere i diritti mancanti delle persone con tendenze omosessuali. Si ricorda, ad esempio, la legge 91 del 1999 che permette alle persone di essere assistite nelle cure in ospedale dai propri conviventi, i quali possono anche dare pareri circa le cure. Ma che rispondere a quanti sostengono che «alla morte del convivente, l’altro avrebbe dovuto abbandonare la casa»? Il domenicano cita «la legge n. 392 del 1978», modificata dalla Corte Costituzionale nel 1998, la quale «prevede che in caso di morte dell’affittuario il convivente gli succede nel contratto di locazione». Infine, anche per la successione ereditaria «è sufficiente il testamento». L’unica cosa da cui si resta esclusi è la pensione di reversibilità, perché «non è un diritto umano fondamentale» e quindi viene elargito solo in caso di una presa di responsabilità stabile che prevede certi doveri.

 NUMERI E RICERCHE. Nel libro sono elencati i numeri delle coppie di conviventi che si sono iscritte ai registri delle unioni civili istituiti dal 1996 in otto grandi Comuni italiani: in vent’anni sono meno di 500, segno che alle coppie conviventi non interessa un riconoscimento ufficiale. Ma «allora qual è l’esigenza reale e concreta da tutelare? Pare che non ci sia. Eppure l’appello ai diritti civili continua ad essere presente nel dibattito pubblico, anche con una certa insistenza». Carbone spiega che ciò sta snaturando il diritto, che da sempre si fonda su dati concreti e non su percezioni della mente umana o sui desideri. Una vera rivoluzione dunque, che non sarebbe mai accaduta se prima non fosse stata messa in discussione l’esistenza di una «verità oggettiva» e quindi di un «bene comune». Motivo per cui la convivenza umana, non più ancorata al dato reale che tutti devono rispettare, è diventata un accordo fra chi ha più potere. Così, però, il legame sponsale «sarà stravolto in modo tanto brutale quanto silenzioso» per «consentire l’accesso al matrimonio a una minoranza che non ha titoli per farlo».
Carbone analizza fino alla radice il problema dell’omosessualità e della convivenza in relazioni di per sé innaturali, mostrandone le conseguenze con tassi di suicidio crescenti nei paesi più “tolleranti”, in cui le coppie dello stesso sesso si possono sposare da anni. Per quanto riguarda i bambini cresciuti all’interno di queste unioni, nel libro vengono presentati alcuni studi con una casistica ampia e nel rispetto degli standard di scientificità, come quelli di Sullins e di Regnerus. I risultati vedono questi bambini in netto svantaggio rispetto a tutti gli altri (anche a quelli che soffrono per la mancanza di un genitore o per un divorzio).

NELLE SCUOLE. In questo modo, continua il domenicano, si «generano individui isolati, indistinti, privi di relazioni significative». E «ciò è funzionale ai movimenti totalitari: questi si basano sulla formazione di masse di individui atomi che sono resi fedeli al sistema totalitario». E ovviamente «chiunque dissente» dal pensiero totalitario è come sempre bollato «come reazionario». Quali rimedi? Secondo il teologo, oltre a «informarsi» e chiedere ai genitori di resistere unendosi alla “colonizzazione gender” nelle scuole, bisogna «prendere coscienza della realtà e non rifiutarla» e «bisogna proporre un atteggiamento di umiltà». Da qui nasce il terzo rimedio: «La contemplazione», per cui «ammiro le cose per il semplice fatto che ci sono e sono belle, senza avere di mira il loro uso e la loro funzione». Solo questa presa di consapevolezza potrà sconfiggere l’ideologia gender e rendere di nuovo possibile «l’amore innanzitutto verso quella realtà speciale che ognuno di noi è».

@frigeriobenedet

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