Foschi: «Nuovo concorso per la scuola? Bene, ma prima avviamo il Tfa»

Intervista a Fabrizio Foschi, presidente nazionale Diesse, che spiega a Tempi.it perché il concorso proposto dal ministro dell'Istruzione Profumo va bene, a certe condizioni: «Il decreto per l’attivazione delle prove di accesso al Tfa è ancora in attesa di approvazione. Prima di annunciare nuovi concorsi, rassicuriamo i neo-laureati»

L’ultimo concorso indetto nella scuola pubblica italiana risale al 1999. Allora parteciparono, in tutto, un milione e 159 mila persone. Numeri significativi, che il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha rievocato in questi giorni, stuzzicando le attese di molti. L’anno prossimo potrebbe portare qualche novità nel sistema scolastico: si parla di un maxi-concorso che interesserebbe 300 mila persone. Un’ipotesi ancora in fase di studio da parte dei tecnici ministeriali, ma che ha già scatenato nel mondo della scuola un acceso dibattito. Interessati al concorso sarebbero gli insegnanti di elementari, medie e superiori: una generazione intera, attualmente stretta dal precariato o in attesa di un ingresso di ruolo nella scuola pubblica. Per Fabrizio Foschi, presidente nazionale Associazione Diesse (Didattica e Innovazione Scolastica) potrebbe trattarsi di una buona notizia. Potrebbe: perché prima occorre «risolvere il problema, annoso, dei 200 mila neo-laureati in attesa di abilitarsi per potere accedere a un eventuale concorso».

L’iter per ottenere l’abilitazione è cambiato. Le Ssis (Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario) sono state chiuse nel 2008 e sostituite da un percorso più snello: un tirocinio formativo attivo (Tfa) di un anno, comprensivo di 475 ore a contatto diretto con la scuola, previsto per tutti i laureati o insegnanti privi di abilitazione. Problema: dato che l’obiettivo della riforma Gelmini era quello di ridurre l’accesso illimitato alla professione, che creava precariato, viale Trastevere aveva deciso di programmare gli accessi, verificando l’entità dei posti di insegnamento vacanti, sulla base del fabbisogno effettivo segnalato dagli Uffici scolastici regionale. Contemporaneamente, è montata la protesta di chi accusa l’ex ministro dell’Istruzione di avere escluso in questo modo le giovani generazioni. Un tam tam fra gli addetti ai lavori e non, chiamato “Appello Giovani”, con 14.000 firmatari, ha chiesto al governo di rivedere il decreto Gelmini.

Obiettivo? Sganciare l’abilitazione dal reclutamento per permettere un ricambio generazionale. L’allora ministro Gelmini aveva mediato tra le richieste dei giovani, le istanze degli atenei e quelle degli uffici ministeriali (Miur e Tesoro), tenendo conto anche dell’offerta formativa delle università. «Il Ministero però non ha ancora emanato i numeri, mancano delle firme – spiega Foschi -. Il decreto per l’attivazione delle prove di accesso al Tfa è ancora in attesa di approvazione. La situazione è confusa a dir poco. E prima di annunciare nuovi concorsi, sarebbe opportuno rassicurare i neo-laureati». Foschi parla di «vero e proprio allarme sociale» pronto ad esplodere nei prossimi anni. La prima urgenza è pertanto l’approvazione del decreto, indispensabile per l’avvio dei Tfa.

Ma perché l’anno di tirocinio e il maxi-concorso non dovrebbero poter coesistere? «Non è ancora chiaro – continua -. Se la soluzione prospettata dal ministro è rivolta unicamente agli abilitati, mette definitivamente in crisi chi sta aspettando l’apertura del Tfa. La politica non capisce che ci sono due diritti in conflitto: quello degli abilitati ad essere assunti previo concorso e il diritto dei non abilitati (più giovani) che attendono l’idoneità. Li mettiamo da parte? Impensabile». E se non venissero messi nella condizione di abilitarsi entro il 2012? «Faremo un altro appello al ministro Profumo, esattamente come abbiamo fatto con Gelmini. Ci faremo sentire. È in gioco il futuro del nostro Paese».

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