«No a un servizio pubblico che somministra morte»

In Francia il leader dei centristi François Bayrou, principale alleato di Macron, critica la legge sul fine vita voluta dal presidente e chiede di potenziare le cure palliative: «C'è una norma che si prende cura umanamente delle situazioni più critiche, applichiamola»

Il presidente francese Emmnuel Macron mostra il documento con cui la Convention citoyenne sur la fin de vie si esprime a favore di una legge sull’assistenza attiva a morire (foto Ansa)

Parigi. Come il ministro della Salute François Braun poche settimane fa, mercoledì, in un colloquio col Figaro, un altro pezzo da novanta della maggioranza macronista si è espresso contro il progetto di legge sulla “assistenza attiva a morire” che il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, vorrebbe approvare entro l’estate: stiamo parlando di François Bayrou, leader dei centristi del MoDem e principale alleato dell’inquilino dell’Eliseo e del suo partito Renaissance in Parlamento.

Fine vita, «non creiamo un servizio pubblico di morte»

«Abbiamo una legge per accompagnare il passaggio verso la morte, non creiamo un servizio pubblico per somministrare la morte», ha dichiarato al Figaro Bayrou, allineandosi al ministro Braun: no eutanasia, no suicidio assistito, ma un rafforzamento del quadro normativo esistente, ossia la legge Claeys-Leonetti del 2016 che consente una “sedazione profonda e continua” nei casi di patologie giudicate irreversibili e all’origine di sofferenze fisiche o psichiche per i pazienti. Sollecitato dal quotidiano parigino su quel “modello belga” a cui Macron, lo scorso anno, ha detto di volersi ispirare, Bayrou ha risposto così: «Collide con ciò che abbiamo di più prezioso». Di confessione cattolica, Bayrou non ha mai avuto la “langue de bois”, come si dice in Francia: ha sempre detto quello che pensava senza autocensure, anche quando i dossier sono ultrasensibili come, appunto, quello sul fine vita.

A inizio aprile, la Convention citoyenne sur la fin de vie, composta da 184 cittadini estratti a sorte, ha reso pubbliche le conclusioni di una riflessione durata alcuni mesi, e che era stata sollecitata in autunno da Macron, esprimendosi in maggioranza a favore di una “assistenza attiva a morire”. La strada sembrava spianata per l’autorizzazione dell’eutanasia attiva e il suicidio assistito anche in Francia, ma nonostante le narrazioni progressiste su un paese e un governo compatti a legalizzare la somministrazione della morte, le voci dissidenti pullulano e fanno vacillare i piani di Macron.

«No a una nuova legge, potenziamo le cure palliative»

Come sottolineato dal Figaro, la posizione di Bayrou ha l’effetto di un terremoto nella maggioranza presidenziale. Perché il centrista è più vicino alla destra cattolica francese, che vede nell’assistenza attiva a morire la creazione di un “diritto di essere ucciso”, che al deputato del suo stesso partito Olivier Falorni, promotore di un ddl per “un fine vita libero e scelto”.

Secondo Bayrou, l’urgenza non è la creazione di un nuovo testo legislativo, è l’applicazione della legge esistente: «L’urgenza è disseminare nel territorio delle unità di cure palliative. Abbiamo una legge che si prende cura umanamente delle situazioni più critiche. Non viene applicata, applichiamola». Negli ultimi mesi, Bayrou, che è anche il sindaco di Pau (città del sud-ovest francese), ha passato ore e ore nei reparti di cure palliative dell’ospedale cittadino. Ha incontrato medici e infermieri, e ascoltato le loro riflessioni, i loro dubbi, le loro inquietudini in merito all’evoluzione del quadro normativo in materia di fine vita. «Dicono qualcosa di assolutamente terribile: “Se ci obbligano a somministrare la morte, ce ne andremo”. Queste parole meritano di essere ascoltate», ha detto al Figaro Bayrou.

Ostile alla rivoluzione normativa anche per una questione di civiltà, lo stesso punto di vista espresso a più riprese dallo scrittore Michel Houellebecq, il leader del MoDem si mostra scettico anche sul metodo scelto da Macron per affrontare un tema così delicato. Bayrou non ha apprezzato che il capo dello Stato abbia affidato a 184 francesi estratti a sorte la scelta di votare le linee guida sul fine vita: «La convenzione cittadina, chiamata a fare chiarezza sulle varie questioni, non ha un potere decisionale che gli è stato dato dagli elettori», ha commentato Bayrou, prima di aggiungere: «Trasformarla in una camera di voto pone diversi interrogativi».

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