Emergenza carceri. Quella “prepotente urgenza” di cui non ci si ricorda mai

Cancellieri: settimana prossima presenterò una soluzione. Ferrarella (Corriere) striglia la politica che «s’inventa l’ennesima “indagine conoscitiva” solo perché non ha la capacità e il coraggio di scegliere»

«Stiamo costruendo un progetto per l’emergenza carceraria», ha affermato oggi, il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, in visita al carcere di Rebibbia. «Un progetto variegato su diversi sistemi», ha precisato il ministro: «Parlerò in parlamento dell’audizione che farò la prossima settimana, lo stiamo mettendo a punto, l’unica cosa che so con certezza è che ci sarà un forte impegno, determinato e molto sentito».

CRITICHE DAL CORRIERE. Oggi sul Corriere della Sera, Luigi Ferrarella ha parlato dell’emergenza carceraria. Critico nei confronti dell’”indagine conoscitiva” promossa dalla Commissione giustizia del Senato presieduta da Nitto Palma, l’editorialista e cronista giudiziario del quotidiano di Via Solferino striglia la politica, accusandola di traccheggiare sulle decisioni da prendere: «Già si sa tutto, e da molto tempo. Ci sono i dati ministeriali dell’incivile sovraffollamento di 21.000 persone più della capienza teorica».

INDAGINE CONOSCITIVA INUTILE. Nonostante tante «condanne dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per le detenzioni di persone in meno di 3 mq a testa»,«vetustà dell’edilizia carceraria, riduzioni di organico nella polizia penitenziaria, sanità negata di fatto in molte celle», scrive Ferrarella, partiti e parlamento si rifiutano di agire. La «politica, che ipocrita suole inchinarsi al capo dello Stato» «da due anni disattende “la prepotente urgenza” additata da Napolitano nel 2011, ora s’inventa l’ennesima “indagine conoscitiva” solo perché non ha la capacità e il coraggio di scegliere tra le ben note opzioni in campo».

CHI OBIETTA ALLE SOLUZIONI. Perché non si vuole sanare l’emergenza?, si chiede Ferrarella. Perché in un modo o nell’altro c’è un problema di consenso o di realtà: «Chi propende per il successo rieducativo delle misure alternative al carcere non se la sente di spiegarlo all’opinione pubblica. Chi vuole solo costruire più carceri non sa dire dove trovare i soldi. Chi condivide la proposta radicale di un provvedimento di clemenza ha paura che al treno dell’indulto o dell’amnistia, per i detenuti, qualcuno in Parlamento agganci il vagoncino dell’impunità invece per gli indagati eccellenti».

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