Elezioni in Birmania, Aung San Suu Kyi conquista un posto in Parlamento

Il premio Nobel per la Pace, dopo vent'anni di battaglia contro il regime militare, vince facilmente il seggio nel distretto di Kawhmu nelle prime elezioni libere dal 1990. Il suo partito, però, denuncia brogli durante lo scrutinio.

Una giornata indimenticabile per la Birmania. “Alcuni elettori hanno raccontato di non aver dormito, per l’emozione, prima del voto nelle elezioni suppletive. E si capisce, perché il successo ottenuto da Aung San Suu Kyi e il suo ingresso in Parlamento rappresentano un fatto storico. Si tratta solo del primo passo, però, a cui dovranno seguirne molti altri, prima di poter dire che il passato dittatoriale sta davvero finendo. C’erano in palio 45 seggi, lasciati liberi da parlamentari che nel frattempo sono entrati nel governo e hanno dovuto abbandonare la carica per le regole sull’incompatibilità. Si erano presentati 176 candidati di 17 partiti diversi, più otto indipendenti, per quello che doveva essere il primo voto libero dal 1990. Allora la Nld di Aung San Suu Kyi vinse le elezioni, ma la giunta militare annullò il risultato e mandò lei agli arresti domiciliari per quasi vent’anni. Poco più di un anno fa il regime ha deciso di cambiare linea, forse perché intende davvero avviare la transizione in un paese isolato e impoverito, o forse solo per allentare la pressione internazionale e convincere Europa e Stati Uniti a togliere le sazioni economiche”. (La Stampa).

“Aung San Suu Kyi ha vinto senza problemi il suo seggio a Kawhmu, un distretto molto povero che si trova a sud di Yangon, dove la gente vive ancora sulle palafitte di legno. Questo risultato, però, era scontato. I veri test erano lo svolgimento regolare delle elezioni in tutto il Paese, il numero dei seggi presi dalla Nld, il ruolo che i nuovi parlamentari dell’opposizione potranno svolgere nel governo del paese, la soluzione del problema delle molte minoranze ancora oppresse, le riforme che dovrebbero servire anche a favorire gli investimenti internazionali per bilanciare l’enorme influenza della Cina. La Nld ha denunciato diverse irregolarità, come ad esempio la cera messa in alcune schede sul suo simbolo, per poi cancellare il voto in fase di scrutinio. Aung San Suu Kyi ha detto che non rimpiange di aver partecipato, ma ora si tratta di vedere quanti dei 45 seggi in palio sono andati al suo partito. Erano girate anche voci sulla sua possibile nomina a ministro, ma lei nelle settimane scorse le aveva smentite, perché non vuole rinunciare al posto in Parlamento. Se denunciasse lo svolgimento e l’esito delle elezioni, per Europa e Usa diventerebbe molto difficile procedere sulla strada dell’eliminazione delle sanzioni”. (La Stampa)

“Un punto su cui Aung San Suu Kyi vorrebbe avere parola è il trattamento delle minoranze, ignorate dal regime e in molti casi in guerra col governo centrale. Suo padre aveva organizzato una conferenza negli anni Quaranta per risolvere questo problema, e lei vorrebbe ripercorrere le sue orme, perché giudica questo tema fondamentale per dare stabilità alla Birmania. Le elezioni in sostanza, hanno rappresentato un primo passo storico, ma adesso la comunità internazionale dovrà vigilare, per vedere se si è trattato di un bluff o di una vera svolta”. (La Stampa)

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