Dossier – La collezione Giulini a Palazzo Venezia

Farsi trasportare da suoni barocchi, cullati dalle note di strumenti che hanno visto i più grandi artisti all’opera, tornare al tempo in cui il picnic era accompagnato da una piccola spinetta “da passeggio”, custodita in una preziosa scatola intagliata. Tutto questo e molto altro nelle sale di Palazzo Venezia che, oltre ad ospitare un museo di arte decorativa impareggiabile, si pone in dialogo con gli strumenti della collezione Giulini: clavicembali, spinette, fortepiani, arpe, salteri, mandolini e chitarre, fra di essi il clavicembalo dipinto da Luca Giordano nella seconda metà del secolo XVII. La mostra si intitola Alla ricerca dei suoni perduti – Mostra di strumenti musicali a Palazzo Venezia della collezione Giulini e rende bene la suggestione che emana.

Le sale della sede espositiva romana ospitano, fino al prossimo 1 marzo, preziose opere, insieme ad un apparato sonoro che avvolge il visitatore, facendogli ascoltare musiche perse nel tempo con quegli stessi strumenti che si trovano in sala. Imperdibile il quartetto di arpe, che rievoca epoche napoleoniche e storie perdute. Il pezzo forte è però il clavicembalo Ottoboni, che torna a pochi metri dalla sua prima residenza presunta, mentre il fortepiano di Nannette e Matthäus Stein ci restituisce il mondo sonoro di Mozart, che del loro padre, costruttore anch’egli, era un grande estimatore. La mostra visitabile fino al 1 marzo, si congiunge con l’abituale percorso di visita, per un inedito dialogo. Inoltre sarà possibile sentire in concerto gli strumenti, domenica 1 febbraio e domenica 1 marzo alle 12, con davvero la concreta suggestione di fare un salto indietro nel tempo. E potrebbe anche essere la molla per stupire il visitatore, facendogli visitare il rinnovato Museo Nazionale degli Strumenti Musicali accanto alla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, dove si conservano altri strumenti di un valore inestimabile, come la celeberrima “arpa Barberini”.

@ARTempi_

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