È stato beatificato don Brochero, prete “gaucho”, definito da Giovanni Paolo II il Curato d’Ars d’Argentina

Sabato scorso il sacerdote vissuto in Argentina tra Ottocento e Novecento è stato beatificato. Raggiungeva i più poveri e i delinquenti della sua parrocchia a dorso di un asino

Odorava di pecora tanto era il tempo che trascorreva tra i più umili contadini delle colline attorno a Cordoba, Argentina, a cavallo tra Ottocento e Novecento. Si era fatto «povero tra i poveri» don José Gabriel del Rosario Brochero, che correva da una casa all’altra della sua parrocchia per portare la comunione agli anziani o per confessare i fedeli. Girava a dorso di una mula, con un poncho sulle spalle che copriva la talare, vestito come un gaucho. È stato beatificato sabato a Villa Cura Brochero, dove è vissuto, alla presenza del prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi Angelo Amato, in rappresentanza di papa Francesco.

UNA PARROCCHIA ENORME. Nato nel 1840, quarto di dieci figli, venne ordinato sacerdote all’età di 26 anni e subito si trovò a fronteggiare l’epidemia di colera che colpì la città di Cordoba, dove morirono più di 3 mila persone. Da lì si spostò presto verso le colline circostanti la città, a San Alberto, parrocchia che gli fu affidata nel 1869: 10 mila anime sparse su 4.300 chilometri quadrati, uno spazio enorme, popolato da gauchos, contadini e briganti. Sul dorso del suo asino, don José arrivava a tutti e con il suo linguaggio semplice rendeva comprensibili i dogmi della fede ai pastori. Per questo spiegava ai suoi parrocchiani che Dio era come i pidocchi, si attaccava ai poveri e non ai ricchi. Tra i suoi parrocchiani c’erano anche i delinquenti: «Chiedevo qual era l’uomo più condannato, più ubriaco e ladro della zona», racconta lo stesso Brochero in uno scritto. «In seguito gli scrivevo una lettera dicendogli che pensavo di passare due giorni in casa sua, dire la messa, predicare e confessare, e che pertanto avvisasse i suoi amici».

CURATO D’ARS D’ARGENTINA. In Argentina divenne noto col nome di “prete Gaucho”: «Era una visita di Gesù stesso a ogni famiglia», ha scritto papa Francesco nel suo saluto inviato sabato all’arcivescovo Arancedo, presidente della Conferenza Episcopale argentina. «Lo invitavano a bere il mate, chiacchieravano e Brochero parlava a loro in un modo che tutti comprendevano perché gli usciva dal cuore, dalla fede e dall’amore che nutriva per Gesù». Per quel popolo a lui affidato si dava da fare pure nelle sedi politiche e civili: fece costruire alcune strade per collegare San Alberto a Cordoba, 200 chilometri di sassi e ponti. Giovanni Paolo II, nel 2004, lo dichiarò venerabile, indicandolo come «il Curato d’Ars d’Argentina».

«CALLEJEROS DELLA FEDE». Nel 2009 si è aperto il processo di beatificazione, spinto dall’attribuzione della guarigione di un ragazzo argentino in stato vegetativo dopo un incidente stradale. In Sudamerica la figura del prete gaucho è ancora molto popolare, e sebbene sia passato ormai quasi un secolo dalla sua morte, il messaggio di Brochero rimane ancora attuale. Come ha spiegato ancora papa Francesco: «Il Cura Brochero ha l’attualità del Vangelo, è un pioniere nell’uscire verso le periferie geografiche ed esistenziali per portare a tutti l’amore, la misericordia di Dio. Non rimase nell’ufficio parrocchiale, si logorò sulla mula e finì con l’ammalarsi di lebbra, a forza di uscire a cercare la gente, come un prete “di strada” (callejero) della fede. È questo che Gesù vuole oggi, discepoli missionari, callejeros della fede!».

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