Dietro il tricolore bersagliato dalle uova dei No Expo a Milano c’eravamo tutti noi Alpini

È il messaggio che il nostro presidente emerito Beppe Parazzini ha voluto dare all’Italia: basta con il lassismo istituzionale che permette a delinquenti, codardi e vigliacchi di mettere a ferro e fuoco le città

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Il primo maggio di devastazioni black bloc è stato preceduto dalle “prove generali” dei cosiddetti “studenti No Expo”. Poche centinaia di persone che, nella giornata del 30 aprile, hanno sfilato per le vie di Milano compiendo atti di vandalismo. In questa circostanza, però, qualcosa – o meglio, qualcuno – si è imposto agli occhi di tutti come difensore del bene comune.

Così, mentre intorno ai vandali sembrava aleggiare il solito clima di indifferenza, paura o macabra curiosità; mentre nessuno impediva l’imbrattamento dei muri e lo scasso delle vetrine da parte di modestissimi gruppuscoli di giovinastri; siamo tutti rimasti colpiti dal filmato che riprendeva un distinto signore che di fronte allo scempio che si stava consumando per le strade ha voluto rivendicare l’orgoglio italiano esponendo al balcone il Tricolore. Non arretrando di un centimetro quando dai manifestanti è iniziato contro di lui e contro la bandiera un fitto lancio di uova.

Tutti noi Alpini abbiamo immediatamente riconosciuto quel signore che ci stava dando un esempio di civiltà: era il nostro Presidente nazionale emerito Beppe Parazzini, e d’istinto ci siamo ritrovati tutti a esprimere la nostra riconoscenza con un: «Beppe, sei grande!».

È proprio vero che l’esempio viene sempre dall’alto e che con il suo gesto il nostro Beppe ci ha dato una ennesima lezione di amore alla Patria ,“la terra dei nostri padri”. Dietro quella bandiera c’eravamo anche noi. I 340 mila soci dell’Associazione nazionale Alpini e tutti gli italiani di buona volontà.

Con quel suo sguardo imperterrito rivolto ai facinorosi Beppe ci ha dato dimostrazione che non possiamo e non dobbiamo avere paura di quanti sono incapaci di creare e di generare nulla di positivo.

I nostri valori non saranno mai scalfiti dai barbari, perché nella nostra quotidianità i nostri punti di riferimento restano i Giovani Eroi caduti sull’Ortigara, a Nikolajewka e nelle tante battaglie combattute dagli Alpini. Sacrificio di tante giovani vite che ha permesso a tutti noi di crescere e operare in pace, nel segno di quella solidarietà umana e cristiana che trova nel santo don Carlo Gnocchi l’origine del nostro essere in società.

Questo è il messaggio che Beppe ha dato all’Italia: basta con il lassismo istituzionale che permette a delinquenti, codardi e vigliacchi di mettere a ferro e fuoco le città. Siamo stanchi di subire violenze e a viso aperto, come ci ha fatto vedere Beppe, siamo pronti ad affrontare i vandali.

Se occorre, mobilitateci! Perché, come dice una delle nostre canzoni, «gli Alpini non hanno paura!». Grazie Beppe e viva gli Alpini!

Stefano Gandini alpino

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