Delle Site (Ucid): «Scriviamo insieme la nuova Costituzione Economica dell’Italia»

Intervista al presidente nazionale dei giovani imprenditori cattolici che si rivolge a Giorgia Meloni: «Governo può farcela solo mettendosi a servizio della società civile»

La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, durante un comizio per le elezioni del 25 settembre (foto Ansa)

Giorgia Meloni è il primo premier donna della storia d’Italia, con una squadra che ne esprime visione e volontà politica. I prossimi mesi saranno un duro test per l’economia italiana, tra crisi energetica e Pnrr. Non sono mancate dure critiche per alcune scelte che fanno anche presagire un cambio di agenda, dai temi etici passando per le difficilmente rinviabili riforme istituzionali. Ma il Governo può farcela, se saprà farsi forte delle energie e delle intelligenze espressione della società civile, mettendosene semplicemente a servizio. Ne sono convinti i giovani imprenditori cattolici dell’UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti), una di quelle minoranze creative che da oltre settant’anni in Italia lavora elaborando ed offrendo soluzioni innovative per l’impresa e le amministrazioni pubbliche alla luce dei principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Tempi ne ha parlato con Benedetto Delle Site, classe 1989, giovane imprenditore e Presidente nazionale del Movimento Giovani UCID.

Presidente, cosa vi aspettate dal nuovo Governo?

Giorgia Meloni per il momento ha vinto la sua prima sfida, la nuova squadra di Governo è chiaramente espressione della visione e volontà politica della nuova premier. Ma il Governo italiano nei prossimi mesi dovrà affrontare sfide molto difficili, dalla crisi energetica che sta già colpendo duramente famiglie e imprese alla messa a terra del Pnrr, la quale si scontra con i molti gap del nostro Sistema Paese. Non tutte le buone scelte saranno anche scelte popolari e il pericolo che l’Italia finisca nella morsa della speculazione è concreto, anche per alcuni messaggi imprudenti lanciati all’estero. Questo non è il momento di spaccare l’Italia. Ma Giorgia Meloni può essere la guida di tutto il Paese, se lo vorrà.

In che modo?

Mettendo semplicemente l’Esecutivo al servizio non di una parte politica bensì di chi ha più diretta comprensione dei problemi: quei corpi sociali intermedi naturali (le famiglie) e volontari (le associazioni che rappresentano le diverse categorie sociali e produttive). Cioè la maggioranza che regge di fatto l’Italia e che è spesso silenziata da élites ideologiche che spaccano l’opinione pubblica su temi marginali. Negli ultimi anni, abbiamo dimenticato un principio fondamentale: lo Stato è al servizio della società civile, della persona, e non il contrario. Deve essere chi lavora, chi dà lavoro e chi lavorerà ad indicare come mettere a terra il Pnrr.

Quindi anche i giovani.

Il presidente Benedetto delle Site con il cardinale Matteo Zuppi durante il Ritiro spirituale Giovani UCID – Bologna

Da un ex Ministro della Gioventù ci aspettiamo anche questo. Almeno fino al 2026 si tratterà di impiegare fondi che andranno a generare nuovo debito, debito che ricadrà sulla nostra e sulle prossime generazioni. Per questo serve un nuovo modello di governance: la concertazione con le giovani generazioni, che più subiranno le scelte attuali nel prossimo futuro, è un dovere morale dei nostri governanti. Si tratta delle nostre vite. Noi abbiamo parlato di una sussidiarietà anche generazionale: dare maggiore voce alle generazioni più interessate dall’impatto dei problemi attuali rispetto alle generazioni che tutto sommato ne sono lontane. Le nuove generazioni sono in grado di esprimere una visione di respiro lungo, che serve a tutto il Paese.

Quali i maggiori problemi?

Innanzitutto ve ne è uno che nessuno vuole vedere, tranne l’ISTAT: con 399 mila nascite e oltre 700 mila morti annue l’Italia procede spedita verso un collasso sociale ed economico. Nel Paese le nuove generazioni sono fuoriuscite anche dai piani di vita dei suoi stessi abitanti. Senza nuovi nati non terrà il nostro sistema di protezione sociale, che tutti a parole vogliono preservare. Ma anche lo sviluppo economico sarà impossibile in un’Italia regredita a 30 milioni di persone in età avanzata e sole. Questo impatterà sui consumi, sugli investimenti, sulla capacità di innovazione e di rigenerazione del nostro tessuto imprenditoriale, poiché i giovani sono tipicamente i primi innovatori di processi e di prodotti.

Cosa proponete?

Concertazione. Scriviamo insieme la nuova Costituzione Economica dell’Italia: un fisco che tenga conto dei carichi familiari e veda esentati i redditi autonomi entro una certa soglia di autosussistenza, perché ci piacerebbe passare dal reddito di cittadinanza al lavoro di cittadinanza che significa essere aiutati a mettere a frutto i nostri talenti. Spesso l’apertura di una partita iva è considerata un ripiego o una follia, ed effettivamente allo stato attuale è così. Serve un nuovo equilibrio della spesa pubblica: un welfare, sussidiario e non solo statale, che si prenda cura della nuova vita e offra più opportunità anche ai giovani. Vincolare le politiche pubbliche ad una valutazione d’impatto generazionale. Questi sono temi che dovrebbero scandire l’agenda italiana. Certe élites hanno stigmatizzato il Ministero della Sovranità Alimentare ma le organizzazioni dei coltivatori diretti, una delle più importanti categorie del nostro Paese, ne parlano a tutti i governi da anni. Giorgia Meloni è forse l’ultimo premier che potrebbe cambiare, in un Paese che rinvia il cambiamento da decenni. Ma potrà farlo se il Governo da lei guidato saprà fare tesoro della saggezza del nostro popolo, articolato come è sempre stato in molteplici realtà, in corpi sociali intermedi che sono la prima forma di espressione e di protezione della persona umana e delle sue aspirazioni.

Foto Ansa

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