Da quando l’unica bandiera dell’Ue è quella Lgbt?

Bruxelles anticipa in un video i temi che oggi Ursula von der Leyen toccherà nel suo discorso sullo stato dell'Unione: c'è da mettersi le mani nei capelli

Che cos’è oggi e che cosa vuole diventare in futuro l’Unione Europea? Se per rispondere si dovesse partire soltanto da ciò che Bruxelles dice di se stessa, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Oggi la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, farà il suo discorso sullo stato dell’Unione. Gli argomenti di cui tratterà li ha anticipati in un breve video di circa un minuto diffuso sul sito ufficiale dell’Ue.

La musica è epica, i contenuti meno

La musica che fa da sottofondo alle immagini e alla voce narrante è emozionante, epica, come se da un momento all’altro dovesse sbucare da un ufficio di Bruxelles William Wallace a cavallo. A “bucare il video” è invece il volto della von der Leyen, che seduta in tondo insieme a un gruppo di giovani spiega le imprese dell’impavida Ue, mentre dispone le mani a forma di cuore come Insigne sotto la curva dopo il “tir a gir” andato a segno contro il Belgio agli Europei.

Nel filmato, equamente diviso tra lingua inglese, francese e tedesca (nonostante Mario Draghi l’Italia, come cantava Gaber, resta «la periferia»), si esalta la campagna vaccinale per contrastare il Covid-19 (sorvolando sui clamorosi pasticci su Astrazeneca e sulle divisioni dei Ventisette). Dopo aver pensato a se stessa, l’Ue promette di riportare sotto controllo la pandemia «in tutto il mondo», dimenticando che il Continente sta pensando a come somministrare la terza dose ai suoi cittadini e non certo a come esportare vaccini in Africa e Sudamerica, come consigliato dall’Oms.

La bandiera Lgbt è l’unico valore dell’Ue

Dopo aver dedicato buona parte del breve video al vero collante dell’Unione, il denaro, declinato in versione Next Generation Eu, ci si aspetterebbe qualcosa che richiamasse alle ambizioni dell’Europa, alle sue radici, ai suoi valori, al ruolo e alle responsabilità che vuole avere e prendersi nel mondo.

Quel “qualcosa” arriva e solleva molte domande. Mentre sullo schermo compare la scritta “difendere i nostri valori”, si susseguono le immagini di un gay pride, di una coppia omosessuale con in braccio un bimbo, di una ragazza bianca e di un ragazzo di colore. Il filo conduttore sono le parole della von der Leyen: «Non permetteremo mai che qualcuno sia stigmatizzato nelle nostre società».

Da quando i “valori” dell’Ue sono rappresentati dalle istanze arcobaleno? Da quando l’immagine più rappresentativa della famiglia in Europa è costituita da una coppia di uomini con un bambino in braccio? Da quando le donne sono diventate una categoria protetta da mettere in mostra solo quando si parla di “discriminazioni”? Da quando l’Ue è diventata succursale e portavoce di lobby Lgbt e Black Lives Matter?

Il silenzio sulla Brexit

L’unico tema globale che il filmato è in grado di porre, l’unico sul quale l’Europa sente di avere qualcosa da dire, è quello dell’ambiente. È ovviamente un argomento importante, importantissimo, ma di quanto il Green Deal sia ideologico e pericoloso per l’economia e per l’ambiente stesso ne abbiamo già parlato in lungo e in largo.

Resta da vedere come la presidente della Commissione Europea esporrà e declinerà tutti questi argomenti nel suo discorso sullo stato dell’Unione. L’impressione prodotta dal video, però, è che l’Europa, dimentica della sue origini e divisa al suo interno, non abbia più gli strumenti per affermarsi positivamente nel mondo. Restano le battaglie di bandiera più in voga negli ambienti liberal (ambiente, lgbt, antirazzismo), e che persino gli stessi liberal cominciano a condannare come fortemente ideologiche, ma non saranno queste a far progredire l’Ue verso una maggiore integrazione (banche, fisco, difesa, sanità, politica migratoria ed estera: ce n’è per tutti i gusti).

Nel filmato, infine, non viene fatto neanche un rapido cenno a un tema che ha cambiato e non poco l’Ue rispetto all’anno scorso: il 31 gennaio 2020 alle 24 il Regno Unito ha cessato formalmente di essere uno Stato membro e i Ventotto sono diventati Ventisette. Un dettaglio, quello della Brexit, che forse merita qualche riflessione da parte di Bruxelles. O no?

@LeoneGrotti

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