Cosa la sinistra non capisce del terrorismo islamico

Se da una parte cercano di nascondere il genocidio dei cristiani sotto tutta l’ombra del mondo, dall’altra i media di sinistra vanno da sempre a caccia del fantasma del “terrorismo cristiano”

Caro direttore, si è scoperto che fra i candidati del Pd per le elezioni amministrative del prossimo 5 giugno a Milano è presente una musulmana con velo d’ordinanza che non riesce a dimostrare in maniera convincente di non avere mai avuto nessun legame col famigerato gruppo dei Fratelli Musulmani, che sono fra i principali ispiratori del terrorismo jihadista. Non c’è nessuna ragione di credere che il Partito democratico simpatizzi con i Fratelli Musulmani o con altri gruppi della galassia fondamentalista. Quello che invece è certo è che la sinistra post-marxista occidentale, di cui il Pd è uno dei tanti partiti di riferimento, ha più simpatia per i non bianchi del terzo mondo che per i bianchi occidentali. Infatti la sinistra guarda ai non bianchi del terzo mondo come ai nuovi “proletari sfruttati” e agli bianchi occidentali come ai nuovi “borghesi capitalisti sfruttatori”. Perché mai i partiti della sinistra post-marxista, in tutti i paesi occidentali, cercano di incentivare con ogni mezzo l’immigrazione dai paesi del terzo mondo se non perché sperano che gli immigrati finiscano al più presto di disintegrare dall’interno l’odiata società borghese-capitalista con i suoi odiati valori borghesi-capitalisti (lo ha confessato un vecchio laburista inglese) e votino per pure per loro? Avendo perso elettori in casa, la sinistra li deve importare dal terzo mondo. E per assicurarsi che gli elettori d’importazione non sentano la tentazione di votare per qualche altro partito, i partiti di sinistra cercano sempre di infilare all’interno delle loro liste elettorali qualche immigrato. Il Pd milanese ha infilato nella sua lista una immigrata di origine mediorientale che professa la religione islamica.

Dunque, i partiti di sinistra cercano sempre di fare entrare al loro interno qualche immigrato, non necessariamente musulmano. Ma c’è ragione di credere che, se devono scegliere fra un immigrato cristiano e un immigrato musulmano, preferiscono fare entrare il secondo. In teoria, i post-marxisti non dovrebbero preferire l’islam al cristianesimo, dal momento che per loro tutte le religioni sono “oppio dei popoli”. In pratica, non hanno per l’islam la stessa avversione che hanno per il cristianesimo. Non è affatto un caso che i media ufficiali (tutti occupati con gramsciana determinazione da giornalisti di sinistra) parlino il meno possibile o non parlino affatto del vero e proprio genocidio dei cristiani che i musulmani stanno portando a termine nei paesi del vicino oriente. Ad esempio, il giorno di Pasqua a Lahore, Pakistan, un kamikaze si è fatto esplodere in un parco, uccidendo 72 persone, fra cui 30 bambini. Perché i 30 bambini più i 42 adulti dilaniati a Lahore hanno fatto meno notizia dei 37 morti di Bruxelles? La risposta ufficiale è che il Pakistan è lontano mentre il Belgio è vicino. La vera risposta è che a Bruxelles i terroristi hanno voluto colpire dei cittadini occidentali qualunque, senza fare distinzioni fra cristiani e non cristiani, mentre a Lahore i terroristi hanno voluto colpire esplicitamente dei cristiani. Sebbene qualcuno abbia cercato di fare credere il contrario, la stragrande maggioranza dei morti di Lahore erano cristiani.

Secondo la grande narrazione della sinistra post-marxista, quello che si sta consumando dall’11 settembre non è uno “scontro di civiltà” bensì uno “scontro fra religioni” ossia uno “scontro fra oscurantismi” che potrà cessare solo nel momento in cui finalmente tutto il mondo diventerà ateo e marxista. Per divulgare in maniera efficace questa grande narrazione, i media ufficiali ossia di sinistra hanno usato massicciamente, dall’11 settembre 2001 fino alla fine dello scorso decennio, la cara vecchia tecnica del riflettore: «Di tutto un ampio discorso s’illumina una piccola parte, ma tutto il resto, che servirebbe a spiegarlo e a dare a ciascuna cosa il suo posto, e verrebbe, per così dire, a formare un contrappeso a ciò che è stato messo in risalto, viene lasciato nel buio. In questo modo vien detta apparentemente la verità, poiché quanto è detto è incontestabile, e tuttavia tutto è falsato, essendo che la verità è composta di tutta la verità e del giusto rapporto tra le singole parti”» (Erich Auerbach). Nel nostro caso, i media puntavano i riflettori della propaganda sui pochi atti di violenza che i cristiani d’oriente commettevano contro i musulmani d’oriente e lasciavano nell’ombra gli infinitamente più numerosi atti di violenza che i musulmani commettevano contro i cristiani. Quando le stragi di cristiani compiute dai musulmani erano troppo grandi per equiparale alle timide reazioni dei cristiani contro i musulmani, i media di sinistra cercavano di minimizzare con ogni mezzo le responsabilità degli autori delle stragi: “I musulmani aggrediscono i cristiani perché credono che i cristiani siano complici degli eserciti ‘crociati’ di Bush, che stanno ammazzando i musulmani in Iraq e in Afghanistan”. Più in generale, i sinistresi interpretavano e tuttora interpretano l’integralismo terroristico come un “effetto collaterale” delle ingiustizie politico-economiche che, secondo loro, l’occidente infliggerebbe al mondo islamico. Dunque dal loro punto di vista per annientare l’integralismo terroristico non bisogna combattere contro integralisti e terroristi ma contro gli sfruttatori occidentali: i petrolieri, i capi delle multinazionali occidentali, le spie della Cia, i banchieri di Wall Street, i neoconservatori, i sionisti…

Se da una parte cercano di nascondere il genocidio dei cristiani sotto tutta l’ombra del mondo, dall’altra i media ufficiali ossia di sinistra vanno da sempre a caccia del fantasma del “terrorismo cristiano”. Ansiosi come erano di mettere le mani su quel fantasma, nelle ore immediatamente successive alla strage di San Bernardino i giornalisti ufficiali ossia di sinistra si dicevano tutti sicuri che gli autori della strage fossero membri della “estrema destra cristiana”. Per il resto, ogni volta che i musulmani portano a termine una strage in occidente, i giornalisti di sinistra ci tengono a ricordare che le “milizie cristiane” del “cristiano Karadzic” negli anni Novanta hanno sterminato i musulmani bosniaci e che nel 2011 il “cristiano Breivik” ha ammazzato da solo molte più persone di quante ne abbiano ammazzate tre terroristi a Bruxelles. E c’è sempre chi non perde occasione per ricordare che i terroristi irlandesi dell’Ira e i mafiosi siciliani sono tutti dichiaratamente “cattolici”.

Riepilogando, per tutto lo scorso decennio i media di sinistra hanno messo sullo stesso piano le violenze compiute dai musulmani contro i cristiani e le reazioni violente dei cristiani, che era come mettere sullo stesso piano le colossali violenze commesse dai nazisti contro i popoli conquistati e le violenze reattive commesse dagli alleati contro i soldati nazisti. Ma poi, verso la fine del decennio scorso, i media ufficiali hanno semplicemente smesso di parlare di “scontro fra religioni”. Perché? Perché ormai le violenze compiute dai musulmani contro i cristiani avevano raggiunto le proporzioni di un genocidio su vasta scala in tutto l’Oriente e il riflettore della propaganda non era più sufficiente per ingigantire le colpe dei cristiani e minimizzare quelle dei musulmani. A quel punto i media ufficiali-sinistrorsi hanno messo da parte la tecnica del riflettore e hanno cominciato ad usare un’altra tecnica, molto più potente: la tecnica del silenzio. Delle violenze subite dai cristiani in tutte le terre dell’islam se ne deve parlare il meno possibile o non se ne deve parlare affatto.

Come accennato, i post-marxisti in teoria non dovrebbero fare preferenze fra cristianesimo e islam ma in pratica hanno dell’islam una opinione molto migliore di quella che hanno del cristianesimo. Essi tanto detestano il Medioevo cristiano quanto invece esaltano la civiltà islamica medievale, che nella loro immaginazione è stata la culla della scienza, della libertà di pensiero, della laicità e di quasi tutte le cose belle per cui vale la pena vivere. Da lunghi articoli apparsi sulle pagine culturali di Repubblica abbiamo appreso che nel Medioevo gli arabi si dedicavano alla scienza e alle arti mentre i cristiani pensavano solo ad uccidere gli arabi con le crociate. Siccome le leggende nere sul Medioevo e sulla storia della Chiesa inventate dagli illuministi sapevano di vecchio, oggi la stampa di sinistra ne inventa di nuove, ad esempio quella sui preti pedofili (cui è dedicato il film Spotlight, passato di recente per le sale) e quella su madre Teresa. L’Huffington Post ci ha informato che madre Teresa non curava i malati perché amava vederla soffrire e non si sa come investiva né dove nascondeva le cospicue donazioni che riceveva dai privati.

Per andare subito al sodo, leggende d’oro sull’islam medievale sono figlie legittime delle leggende nere contro la Chiesa. Infatti per gli atei illuministi e post-illuministi tutte le religioni sono oscurantiste ma quella cristiana lo è più delle altre (segnalo che dal 15 al 17 aprile a Filadelfia i “progressisti” democratici-obamiani made in Usa si sono riuniti per riflettere insieme su quanto male la cultura cristiana dei bianchi ha fatto al mondo intero). Dopo avere dunque dimostrato (con prove false) che il cristianesimo in generale, quello cattolico in particolare, è oscurantista, gli atei post-illuministi dovevano dimostrare (con prove false) che le religioni antagoniste lo sono di meno. Ad esempio, in Italia l’orientalista di ispirazione positivista e anti-religiosa Michele Amari (1806 –1889) con la sua Storia dei Musulmani di Sicilia (1854-1872) è riuscito a convincere generazioni di orientalisti italiani che, durante la dominazione araba (827-1091), arabi e siciliani autoctoni vivevano in perfetta armonia coltivando tutte le arti e tutte le scienze. Da opere storiche più recenti e meglio documentate (La Sicilia Musulmana di Alessandro Vanoli, Il Mulino 2012, e L’isola di Allah di Salvatore Tramontana, Einaudi 2014) emerge che la Sicilia musulmana poteva essere un paradiso per i musulmani ma non per i siciliani: infatti i primi si facevano mantenere dai secondi. Oltre che a pagare pesanti tributi ai loro padroni musulmani, i siciliani autoctoni erano costretti a rispettare molteplici, umilianti divieti, che ne facevano poco più che servi.

Bisogna aggiungere che, nel corso del Medioevo, i musulmani non diedero contributi originali né all’arte né alla scienza e nemmeno all’agricoltura: si limitavano ad appropriarsi della cultura scientifica, artistica e agricola dei popoli da loro conquistati. Sebbene tutt’oggi sia ancora molto diffusa l’idea che i musulmani abbiano introdotto nella penisola iberica (in cui rimasero dal 718 al 1492) sia dei geniali sistemi di irrigazione sia la cosiddetta “architettura moresca”, basata sul celebre arco a ferro di cavallo (“arco moresco”), in realtà quei geniali sistemi di irrigazione erano diffusi in Spagna già in epoca romana (cfr. Irrigation Agrosystems in Eastern Spain: Roman or Islamic Origins? di W. Butzer e altri; Annals of the Association of American Geographers, Vol. 75, No. 4, Dec., 1985, pp. 479-509) mentre la cosiddetta architettura moresca non l’hanno portata i “mori”, dal momento che era diffusa nella penisola iberica da ben prima del loro arrivo. Con ogni evidenza, furono gli architetti del regno visigotico ad inventare quello stile architettonico, che dunque dovrebbe chiamarsi “visigotico”.

Per quanto riguarda la scienza, Averroè e tutti gli altri (non molti) filosofi-scienziati di religione musulmana che vissero fra il X e il XI secolo furono duramente osteggiati dalle sette islamiche dominanti, convinte che non si potesse ragionare sul mondo e allo stesso tempo avere fede in Dio. Nell’opera dall’eloquente titolo L’incoerenza dei filosofi, apparsa nel 1094, Al Gazali vietò ufficialmente ai filosofi di filosofare. Dopo che Averroè aveva eroicamente e inutilmente cercato di confutare la tesi di Al Gazali nell’opera L’incoerenza dell’incoerenza dei filosofi (1180), di fatto la produzione filosofica si arrestò in tutto il mondo islamico. Da allora, ai pensatori islamici è concesso soltanto di commentare i testi sacri dell’islam.

Alcune copie delle opere dell’ultimo filosofo musulmano finirono nelle mani di Michele Scoto, che nella prima metà del XIII secolo le tradusse in latino e le fece conoscere in Europa. Alla fine del XIII secolo, Alberto Magno e Tommaso d’Aquino si accorsero che, sebbene Averroè presentasse il suo pensiero come “commento” all’opera di Aristotele, in realtà il suo pensiero non solo era molto difforme dal pensiero dell’antico filosofo greco ma portava verso una visione panteista e materialista che non si poteva conciliare con la fede cristiana (non a caso le tesi averroiste, che seducevano molti studenti della Sorbona, furono condannate dal vescovo di Parigi nel 1270). Soprattutto, Albero Magno e il suo allievo si accorsero che le traduzioni arabe erano molto poco fedeli ai testi originali di Aristotele, di cui erano state appena ritrovate alcune copie. Quindi, che siano stati gli arabi a consegnare agli europei i testi di Aristotele è vero solo fino ad un certo punto.

Per capire qualche cosa delle cosiddette crociate, bisogna tenere presente la fondamentale distinzione fra aggressori e aggrediti. Da che mondo è mondo, chi aggredisce sta dalla parte del torto mentre chi reagisce alla aggressione sta dalla parte del giusto. Ora, un numero crescente di storici (Robert Spencer, Thomas Madden, Jonathan Riley-Smith, Paul Crawford, Rodney Stark e tanti altri) non hanno dubbi sul fatto che i crociati fossero dalla parte del giusto. Dal secolo VIII al secolo XI, i pirati musulmani avevano ininterrottamente portato distruzione e morte lungo tutte le coste europee. Dopo avere conquistato tutti i territori del medio oriente più la Sicilia e l’Andalusia, le potenze musulmane avevano cercato più volte di penetrare in Europa via terra e via mare. Perché gli europei non avrebbero dovuto reagire? Le crociate non furono dunque guerre “di aggressione” ma guerre diciamo “di reazione” che avevano due scopi precisi: il primo era liberare la Terra Santa dagli invasori islamici, il secondo era fermare l’avanzata degli invasori islamici dall’altra parte del Mediterraneo. Come tutti i crimini commessi dai soldati alleati in Germania (in ogni caso molto meno numerosi dei crimini di guerra compiuti dai nazisti) non hanno fatto passare gli alleati dalla parte del torto e i nazisti dalla parte del giusto, così tutti i crimini contro i musulmani che i crociati possono avere commesso in Terrasanta (in ogni caso molto meno numerosi e molto meno gravi dei crimini commessi dai musulmani contro i crociati) non hanno fatto passare i crociati dalla parte del torto. Oltretutto, se e quando si macchiavano di gravi crimini, i crociati agivano in contrasto con la loro fede, dal momento che il Vangelo non autorizza a commettere alcun genere di crimine mentre i testi sacri dell’islam non so.

Con le loro azioni criminali, i terroristi sedicenti cattolici dell’Ira e i mafiosi di Cosa Nostra (che tanto ci tengono a presenziare alle processioni dei santi) si sono consapevolmente posti al di fuori dalla Chiesa. Invece di cianciare di “terrorismo cattolico” e “mafia cattolica”, i giornalisti di sinistra farebbero bene a ricordare ogni tanto che sia i terroristi sedicenti cattolici dell’Ira sia i mafiosi sono stati ufficialmente scomunicati. Dal momento che non è possibile trovare alcun argomento a favore del razzismo né nel Vangelo né nella Bibbia, la destra bianca cristiana degli Usa, che mescola Vangelo e razzismo, non potrebbe neppure chiamarsi cristiana. Il massone norvegese Anders Breivik, che i giornalisti di sinistra si ostinano a chiamare “terrorista cristiano”, ha spiegato lui stesso, in un corposo manifesto, quanto poco cristiana sia la sua visione del mondo. Infine, il serbo Radovan Karadzic, che i giornalisti di sinistra definiscono “cristiano”, è “cristiano” come può esserlo Breivik, che non a caso nel suo manifesto elogia lo stragista serbo. Sia l’uno che l’altro non credono in Cristo: Karadzic crede ossia idolatra la “identità serba”, Breivik crede ossia idolatra la “identità occidentale”. Sia l’uno che l’altro guardano al cristianesimo non come ad una religione in cui credere ma come ad un folklore religioso “identitario”. Se per Karadzic il folklore cristiano è ornamento spirituale della “identità serba”, per Breivik è ornamento spirituale della “identità occidentale”. Dal momento che hanno compiuto azioni contrarie alla volontà di Cristo e non se ne sono mai pentiti, non avrebbero il diritto di proclamarsi cristiani neppure se lo volessero. E dal momento che nel Vangelo non è possibile trovare nessun argomento a favore della pedofilia, i preti pedofili sono fuori dalla Chiesa alla stregua dei mafiosi. Oltretutto, i media farebbero bene a sottolineare che la percentuale di pedofili all’interno degli ambienti ecclesiastici è molto più bassa della percentuale di pedofili all’interno della società laica in generale (Massimo Introvigne esamina tutti gli aspetti del problema nel libro Preti pedofili.

Abbiamo visto che secondo la sinistra post-marxista l’occidente sfrutta il terzo mondo e tutte le religioni sono oscurantiste, ma il cristianesimo lo è più delle altre. Dal momento che non ama né l’occidente né il cristianesimo e guarda con simpatia all’islam, la sinistra non vuole sentire parlare di scontro fra civiltà cristiana-occidentale e civiltà islamica. Per scoraggiare ogni discussione in proposito, la sinistra sostiene che basta parlare di “scontro di civiltà” per renderlo reale (“profezia che si autorealizza”), che è come dire che basta urlare “al fuoco” per scatenare un incendio. Più in generale, la sinistra afferma che le civiltà non si scontrano in quanto le civiltà non esistono proprio, sono insiemi di culture diverse. Secondo la loro grande narrazione, dentro quella che chiamiamo “civiltà occidentale” ci sono componenti culturali fin troppo eterogenee fra loro: la cultura classica, il cristianesimo, le eresie medievali, l’ateismo, l’illuminismo, la tecno-scienza, la cultura moderna, il modernismo, il postmodernismo. In realtà, la civiltà occidentale non è un semplice raccoglitore di culture diverse: tutte le sue diverse componenti culturali ruotano attorno al cristianesimo. La cultura classica è stata salvata e rielaborata dal cristianesimo medievale, le eresie medievali nascono come deformazioni del cristianesimo, l’ateismo non può esistere senza la fede cristiana in quanto ne è il contrario speculare, l’illuminismo contiene sia argomenti atei che argomenti cristiani, la cultura tecno-scientifica nasce direttamente dalla teologia cattolica (tesi sostenuta da un numero crescete di studiosi, di cui evito di fare l’elenco), la cultura moderna (che si basa sui diritti dell’uomo, sulla laicità e sulla democrazia) è figlia del cristianesimo, il modernismo (che comprende le ideologie totalitarie: comunismo e nazismo) e il postmodernismo (che porta al relativismo e al nichilismo) invece sono figli dell’ateismo.

Dopo avere negato l’esistenza della civiltà occidentale, la sinistra ripudia i valori occidentali. Accecati da un relativismo culturale e morale divenuto totalitario, gli intellettuali di sinistra perseguitano gli stessi musulmani (come ad esempio Kamel Daoud) che vorrebbero obbligare i loro correligionari rispettare i valori occidentali. Perché la sinistra postmodernista ripudia i valori occidentali e usa il relativismo morale per distruggerli, se non proprio perché ha capito che i valori occidentali sono valori cristiani? E perché nega l’esistenza della civiltà occidentale e spera che le altre civiltà la travolgano, se non perché ormai è chiaro che la civiltà occidentale è figlia del cristianesimo? Dopo avere messo sullo stesso piano la civiltà che difende tutti i diritti dell’uomo e la civiltà che li nega tutti, la sinistra mette i diritti dell’animale sullo stesso piano dei diritti dell’uomo. Dopo avere negato la superiorità della civiltà occidentale su tutte le altre civiltà, la sinistra coerentemente arriva a negare la superiorità dell’uomo sull’animale. Quindi, oggi la cultura di sinistra si salda non soltanto con la cultura relativista-multiculturale ma anche con la cultura ecologista-animalista. Che cosa dicono in sostanza, gli ecologisti-animalisti? Dicono che un animale ha lo stesso valore di un essere umano ossia un essere umano non vale più di un topo anzi un essere umano vale meno di un topo in quanto il topo rispetta la natura mentre l’uomo la distrugge e quindi, per il bene della natura e degli animali, la razza umana farebbe meglio ad estinguersi volontariamente tramite il “rientro dolce”.

Duecento anni fa l’Occidente ha deciso di buttare via la Bibbia, dove c’è scritto che l’uomo è a immagine e somiglianza di Dio ed è stato messo da Dio a capo del creato. E così siamo diventati prima scimmie evolute (Darwin) e poi scimmie e basta. Oggi abbiamo da una parte dei terroristi che guardano a noi “infedeli” occidentali come a scimmie o maiali da sterminare, dall’altra abbiamo degli occidentali secondo i quali ciascuno di noi non vale più di una scimmia o un maiale o perfino di un verme o un insetto. Da un lato abbiamo fondamentalisti che negano o esaltano l’olocausto degli ebrei, dall’altra abbiano occidentali secondo i quali i consumare carne animale è come uccidere gli ebrei, che è come dire che gli ebrei non valgono più dei manzi e dei polli (durante la trasmissione In Onda del 3 aprile 2016, due animaliste hanno chiesto di fermare “l’olocausto degli animali”, che per loro è addirittura “la nuova Shoah”). Non abbiamo più scelta: se non vogliamo essere trattati come animali dai nuovi barbari che vivono dentro e fuori i confini dell’occidente, dobbiamo difendere le radici cristiane della nostra civiltà.

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