Convegno di Todi, Diotallevi: «Il partito dei cattolici resta un mito»

Il prof. Luca Diotallevi, associato di Sociologia all’Università di Roma Tre, parla a Radio Tempi del convegno del mondo cattolico a Todi, terminato oggi: «Il convegno è stato un vero scambio di opinioni ed esperienze. Si sono affrontati i temi dell’emergenza economica, sociale e culturale e non quelli delle strategie politiche. Pacate riflessioni e non ansiose analisi organizzative»

“La buona politica per il bene comune” è il titolo del convegno che si è svolto a Todi e che ha coinvolto associazioni e movimenti del mondo cattolico, operanti nel sociale. L’appuntamento è stato anticipato da diverse dichiarazioni dei responsabili delle varie esperienze che parteciperanno e da inviti più o meno interessati degli osservatori esterni: dalla richiesta a pronunciarsi su una discontinuità governativa, alla curiosità per la nascita di un improbabile partito dei cattolici italiani. «Contrariamente a tutte queste richieste inopportune, il convegno è stato un vero scambio di opinioni ed esperienze. Si sono affrontati i temi dell’emergenza economica, sociale e culturale, che non quelli delle strategie politiche. Pacate riflessioni e non ansiose analisi organizzative».  Così risponde a Radio Tempi, il prof. Luca Diotallevi, associato di Sociologia all’Università di Roma Tre, tra i responsabili delle Settimane Sociali, indette dalla Cei.

Lei ha ben presente la situazione del mondo cattolico che opera nel sociale, che è molto eterogeneo: su quali basi comuni può svilupparsi una proficua collaborazione?
A questa domanda rispondo con due citazioni: Don Sturzo parlava di «accettare la confessionalità», cioè il rischio di giocare la propria fede con una mediazione che è sempre particolare e discutibile, ma senza la quale la fede non prende corpo. Cito anche Benedetto XVI, che nel suo recente discorso al Bundestag dice che «neppure la legislazione positiva si deduce dalla Rivelazione». I cattolici ricominciano a far politica quando si assumono l’onere e il rischio di questo salto, in un territorio in cui non possono essere protetti dalla gerarchia.

Ma la politica, quella che legifera o che dovrebbe farlo per il bene della società, è adeguata a questa riflessione?
La riflessione di Todi pone la questione della difficoltà dei cattolici nella politica italiana di trovare nuovi modelli di sistema, anche se già il ministero li indica. Nella Caritas in Veritate, il Papa parla di poliarchia: l’esatto contrario di un sistema retto da un solo potere, con grave rischio per la società civile.

Riguardo le tematiche di questo convegno, il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli sembra quasi indicare l’opera dei cattolici nella società come una sorta di Croce Rossa “morale”, invitandoli a non insistere con la difesa dei valori “non negoziabili” nel confronto con il mondo “laico”.
Io separerei la giustificazione che De Bortoli adduce dalla richiesta che lui fa. I cattolici rischiano, veramente, di rimanere imprigionati in una certa interpretazione di questi valori: noi siamo chiamati a negoziare la nostra fede. Naturalmente, negoziandola, la possiamo tradire o la possiamo incarnare, affrontando la realtà così come ci si presenta. L’applicazione che dà il direttore De Bortoli di questa sua richiesta può essere discutibile. Però, come nei grandi momenti della nostra vicenda politica, è necessario che i cattolici (penso a Sturzo e a De Gasperi) immaginino una prospettiva concreta, realistica, esigente e condivisibile con altri. Questa è la condizione per svolgere il ruolo di responsabilità. Insomma: può essere imprigionante una lettura ideologica dei valori non negoziabili. La stessa Dottrina Sociale della Chiesa richiede di essere applicata attraverso criteri che sono dettati dalla storia. Su questo il card. Ratzinger insiste almeno dalla metà degli anni Settanta.

Ma non c’è al fondo della concezione di De Bortoli un pensiero che vede la Chiesa ridotta alla stregua di un’organizzazione che dà consigli al potere politico?
Noi, come cattolici, sono molti anni che non dimostriamo di saper concepire un programma politico realistico: è questo il punto. E allora resta l’immagine di un cristianesimo un pò “bon ton”. Che la si abbia al di fuori della Chiesa, dispiace; il problema è quello che facciamo noi per falsificare questa rappresentazione.

Dopo Todi, che accadrà?
La sfida davanti alla quale si trovano oggi i cattolici è quella della politica. Todi, non ha il compito di rispondere a ciò, ma la sfida è questa, dentro il bipolarismo o in un nuovo “competitor”.

Un partito dei cattolici?
Prima di tutto il cosiddetto “partito dei cattolici” è un mito, lo era anche durante la vita della Democrazia Cristiana, ma dopo il magistero di questi anni di Benedetto XVI diventa assolutamente anacronistico.

Sicuramente sarà arrivato anche a Todi l’eco di ciò che è accaduto a Roma.
Sono arrivati e il card. Bagnasco è stato portavoce della corale esecrazione della violenza, che naturalmente va distinta dal rispetto del diritto di manifestazione e l’unanime e affettuoso segno di vicinanza alla forze dell’ordine nello svolgimento delle loro funzioni preventive.

E qual è il suo giudizio, come sociologo?
Come sempre, nei momenti di grande trapasso, se le forze sane non trovano un modo per competere realisticamente, prendono piede delle reazioni estremistiche, sostanzialmente a base narcisistica. Le ideologie qui contano poco, appropriandosi di simboli politici in un secondo tempo. Speriamo che questa volta si passi immediatamente all’esecrazione totale, radicale e coerente di questi fatti, che sia seguita da sanzioni adeguatamente rigorose.

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