Com’era il mondo quando ero piccolo e come è oggi

Il ritorno dalle vacanze era una festa, l'acquisto di quaderni, cartelli e diari era un'epifania. Settembre era un lungo prepartita in cui si ritrovano gli amici

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Quando io ero piccolo il ritorno dalle vacanze era una festa. Si rientrava a casa, nella propria stanza, e tutto sembrava, insieme, nuovo e conosciuto. Si ritrovavano i giochi e il giradischi, la televisione e i fumetti. Tutte cose che oggi stanno, riunite, nella tasca della maggior parte dei bambini, che sanno non esistere un intervallo temporale, uno spazio di separazione tra le diverse possibilità della vita. Tutto insieme, tutto in contemporanea. Quando io ero piccolo e si rimetteva piede a casa, si trovava la casella della posta piena. Ma non pubblicità e avvisi di pagamento.

Lettere, che qualcuno aveva scritto a mano, imbustato, affrancato, spedito in una magica “buca” rossa. Un postino aveva ritirato quella lettera, l’aveva portata in un ufficio dove era stata smistata e poi inviata nella città di destinazione dove un altro postino l’aveva presa e recapitata al portiere che l’aveva messa nella casella. Lettere, che si leggevano dopo aver chiuso la porta della propria stanza. E poi cartoline, tante, che, anticipatrici del futuro erano rapide e mediatiche. Erano il Whatsapp dell’epoca. C’era l’immagine del luogo, tipo Instagram, e poche parole, tipo un sms.

Quando io ero piccolo l’acquisto dei quaderni , delle cartelle e dei diari era un’epifania. All’inizio ce n’erano, che io ricordi, solo due: il diario Vitt, illustrato da Jacovitti, e quello di B.C. Poi quaderni con copertine tristi di un colore solo e penne a scatto, alcune persino bicolori. Di grembiuli ne servivano due blu, il colletto si poteva scegliere floscio o rigido. Il fiocco era importante, dava tono e autorità.

Quando io ero piccolo i libri scolastici avevano un profumo unico,per averli si andava a vedere a scuola l’elenco che si trascriveva per portarlo al libraio che attingeva a un magazzino meraviglioso. Le mamme più premurose foderavano le copertine con carta plastificata. Ma a me sembrava rovinassero la sacralità del volume. Quando io ero piccolo le scuole cominciavano il primo ottobre. E settembre era un lungo prepartita in cui si ritrovano gli amici, si sfruttava la temperatura mite per andare nei parchi e giocare al pallone. Ma non credete mai a quelli che cominciano un articolo scrivendo “Quando io ero piccolo”. Perché il mondo, comunque, sempre, oggi è migliore di ieri.

@VeltroniWalter

Foto Ansa

Exit mobile version