(Cine)Fumetto – Dr. Strange, tra deformazioni e nuove realtà

Fantasmagorie, mirabilie, alluccinate visioni, mistiche inquadrature, prospettive rovesciate, deformazioni a sghimbescio, mondi pronti a collassare su di sè: questo è Doctor Strange, il nuovo film Marvel pronto a costruire un nuovo tassello del poderoso Marvel Cinematic Universe. Dopo Civil War, la fase 3 prosegue con un film di origini, presentando un supereroe dal ricco fascino, molto più vicino agli stilemi europei ed orientali che a quelli tipici americani: lo Stregone Supremo, Signore delle Arti Mistiche, Stephen Strange, creato dalla geniale mente di Stan Lee e Steve Dikto nel 1963.

Neurochirurgo di fama, stroncato da un incidente d’auto, cerca il modo di tornare alla completa guarigione andando a Katmandu, e apprendendo le nuove scienze dall’Antico, interpretato da una divertita e smagliante Tilda Swinton. Il resto è classica trama con discepoli rinnegati che vogliono far conquistare il mondo da un esercito di ombre malefiche confinate negli universi paralleli. Se non è la storia l’asso vincente del film,  sono sicuramente l’atmosfera e la visione grafica i pilastri portanti della pellicola. L’introduzione nell’universo cinematografico Marvel di elementi mistici, di portali tra mondi e di alterazione della realtà permette molteplici possibilità narrative e crea una serie di effetti speciali, tra giochi prospettici ed irreali azioni. Se i punti di riferimento sono stati sia Inception di Christopher Nolan che i quadri di Escher, non è sbagliato assegnare una patente di originalità a Doctor Strange. Benedict Cumberbatch, stimato attore britannico, è stata la scelta perfetta per interpretare il sofisticato stregone. Egotico, arrogante, sicuro di sè: sono queste le caratteristiche del personaggio, che vede nella magia e nella conoscenza un potente srumento di potere e di coercizione.

Il tocco Marvel è presente anche in questa pellicola, e non mancano battute azzeccate e momenti di sospensione di credulità, in cui il confine tra commedia e serietà sfuma in maniera tipica. Doctor Strange vive dei suoi tocchi stilistici – dai costumi all’iconico mantello della levitazione – e delle fascinazioni che il controllo della realtà tramite la mente provocano nello spettatore. Gli effetti speciali, specie se visti in IMAX 3D, sono quella marcia in più rispetto ad una sceneggiatura che non sempre è limpida e capace di valorizzare i personaggi. Il villain e, soprattutto, il Barone Mordo, non sono così convincenti nelle loro azioni. A brillare è la controparte femminile nella figura di Rachel McAdams, forte e determinata dottoressa, e che gioca bene in una delle scene chiave e di effetto del film.

In sintesi, Doctor Strange gioca bene nella parte di atmosfera, ma non convince appieno in quella di costruzione dei personaggi secondari, che smontano un po’ l’impalcatura della storia. Cumberbatch regala un ottima prova e convince nel ruolo di Stregone Supremo, ma non basta a completare il film, al contrario di quanto era successo con Ant-Man, molto più riuscito. Il valore di Strange sta però proprio nella forza mistica e nell’omaggio alle tavole, lisergiche, allucinate e modernissime, che Dikto realizzava più di cinquant’anni fa.

@Badenji

Doctor Strange, 2016, regia di Scott Derrickson, con Benedict Cumberbatch, Tilda Swinton, Chiwetel Ejiofor e Rachel McAdams, Disney – Marvel, 115′, dal 26 ottobre nei cinema

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