I primi bambini geneticamente modificati sono nati in Cina. Usati come cavie umane

Il professore He Jiankui a Shenzhen ha fatto nascere due gemelli con un gene modificato perché diventassero immuni all'Hiv. Ma secondo gli esperti «l'Aids è solo una scusa per sperimentare la tecnologia»

Sono nati in Cina i primi due bambini “geneticamente modificati”. Il genetista He Jiankui, dell’università di Scienza e tecnologia di Shenzhen, ha modificato il Dna di Lulu e Nana con tecnologia Crispr/Cas9 per renderlo immune all’Hiv. Undici embrioni sono andati sprecati in tentativi falliti. La notizia è stata riportata dall’Associated Press, che ha anche intervistato il professore in esclusiva.

Nessuno prima d’ora aveva mai sperimentato la tecnologia Crispr, vietata negli Stati Uniti, su esseri umani, che potrebbero anche essere definiti “cavie”. «Sento una forte responsabilità: non voglio solo essere il “primo” a fare qualcosa, ma rappresentare un esempio», dichiara He all’Ap. Il genetista non si esprime sulla liceità del suo operato, perché «sarà la società a decidere che cosa farne».

CAVIE UMANE

Il professor He ha studiato alla Rice e Stanford University, negli Usa, poi si è trasferito in Cina, dove ha aperto un laboratorio a Shenzhen e messo in piedi due aziende che si occupano di genetica. Il suo socio nella ricerca è anche suo socio in affari, il professore americano Michael Deem, che lo seguiva nell’università americana dove ha studiato.

Dopo anni passati a modificare il Dna di ratti, scimmie ed embrioni in laboratorio, ha deciso di fare il grande salto, cercando famiglie disposte a prestarsi all’esperimento. Le ha trovate attraverso un’agenzia di Pechino, chiamata Baihualin. Ventidue embrioni sono stati fabbricati in laboratorio utilizzando sperma e ovuli di sette coppie. Tra il terzo e il quinto giorno di vita degli embrioni, alcune cellule sono state rimosse e modificate geneticamente.

VENTIDUE EMBRIONI

Su 22 embrioni, 16 sono stati modificati geneticamente e 11 sono andati sprecati. Una coppia di gemelli è nata, anche se solo uno dei due presenta entrambe le copie del gene in questione (CCR5) “corrette” nel modo giusto. L’altro ha solo una copia del gene corretto e può, secondo il genetista, contrarre il virus Hiv come le altre persone. Il professor He non ha sottoposto lo studio ad alcun organismo indipendente. Gli scienziati che hanno visionato le carte fornite dal genetista, attraverso l’Ap, spiegano che i test fatti sono insufficienti per dire che l’esperimento abbia funzionato e per essere certi che non ci saranno danni dovuti all’esperimento. Nessuno sa, infatti, che cosa potrebbe succedere dopo la modifica del Dna, che potrebbe essere trasmesso alle future generazioni.

«NESSUN VANTAGGIO»

«Questo si può a malapena chiamare editing genetico», commenta il famoso genetista George Church, della Harvard University. «Almeno un gemello presenta un miscuglio di cellule e ha solo una copia del CCR5 corretto». Questo bambino «non ha alcun vantaggio in termini di protezione contro l’Hiv ma è stato lo stesso esposto a rischi sconosciuti». Tutto questo suggerisce che «l’obiettivo principale non era evitare una malattia ma sperimentare una tecnologia» su cavie umane.

Inoltre, continua, chi non possiede i normali geni CCR5 ha più probabilità di contrarre altri virus, come quello del Nilo occidentale, e morirne. Per Kiran Musunuru, dell’università della Pennsylvania, «sono stati esposti bambini a un rischio inutile visto che ci sono molti modi efficaci per non contrarre l’Hiv e anche una volta infettati, il virus è trattabile a livello medico».

STUDIO DISINTERESSATO?

Non è chiaro neanche lo scopo del progetto, visto che sul consenso informato dato alle coppie c’è scritto: “Sviluppo del vaccino per l’Aids”. Per quanto riguarda le coppie, non è chiaro se abbiano ricevuto un compenso: sicuramente il trattamento di inseminazione artificiale è stato loro “offerto”. «Se succederà qualcosa a questi bambini, proverò un profondo dolore. E la responsabilità sarà tutta mia», continua He. Questo è l’unico punto su cui non ci sono dubbi. Mentre su tanti altri, restano enormi punti interrogativi.

@LeoneGrotti

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