Chi sono i candidati che puntano all’Eliseo

Fillon, Le Pen, Macron, Mélenchon e Hamon: breve riepilogo sui loro programmi elettorali e le loro chance di vittoria

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Domenica 23 aprile in Francia si terrà il primo turno delle elezioni presidenziali. Ecco un breve ripasso sugli sfidanti e i loro programmi elettorali.

Francois Fillon: il cattolico liberale che vuole lo shock economico
Quando a fine novembre il gollista François Fillon ha stravinto le primarie del centro e della destra, il destino delle presidenziali sembrava già scritto: superamento agile del primo turno e trionfo al secondo contro Marine Le Pen. Ora invece è dato per spacciato. Ad aver fatto scendere l’ex primo ministro (2007-2012), cattolico e liberale, il preferito dal mondo che ruota attorno alla Manif Pour Tous, nell’indice di gradimento francese è stata un’inchiesta sulla moglie gallese, Penelope, madre dei suoi cinque figli, che avrebbe intascato 900 mila euro come assistente parlamentare del marito senza avere mai fatto un giorno di lavoro. Indagato, Fillon ha visto la sua popolarità crollare sotto il fuoco di fila di giudici e media. L’uomo che ha fatto della necessità di uno shock economico (taglio di 100 miliardi della spesa pubblica), della riabilitazione di Vladimir Putin e della modifica della legge sul matrimonio gay le sue bandiere, vede ormai l’Eliseo allontanarsi.

Marine Le Pen: la sovranista che sogna la Frexit
Marine Le Pen è forse l’unica candidata certa di superare il primo turno (anche se tutti la danno per sconfitta al ballottaggio). La terza figlia del fondatore del Front national, Jean-Marie Le Pen, già nel 2012 aveva ottenuto un numero di consensi mai raggiunto dal partito e quest’anno punta ancora più in alto. Si rifà apertamente a Donald Trump, sperando di ripeterne l’exploit, e il suo programma è costellato da misure «patriottiche». Vede l’Unione Europea come il fumo negli occhi e tra le sue promesse c’è quella di seguire la Gran Bretagna con la Frexit. L’obiettivo, al di là delle misure anti-immigrati, è di pescare voti tra le classi sociali svantaggiate «abbandonate dalla sinistra». Marine ha perciò proposto 40 miliardi per le famiglie, 5,5 di sostegno fiscale alle imprese e 41 per l’aumento del budget della Difesa. Ma c’è anche il ritorno alla pensione piena a 60 anni per chi ha 40 anni di contribuzione e lo stop al congelamento degli aumenti automatici dei dipendenti pubblici.

Emmanuel Macron: l’enfant prodige che ha rottamato Hollande
Oggi tutti quelli che hanno un euro da scommettere, lo puntano su Emmanuel Macron, l’astro nascente della sinistra che ha rottamato François Hollande e compagni. Il 39enne è figlio dell’élite (educato dai gesuiti, formato a Sciences Po e inquadrato dall’Ena, la scuola della classe dirigente) ed è stato ministro dell’Economia dal 2014 al 2016 nel governo di Manuel Valls. L’uomo che ha stregato e poi tradito Hollande ha disertato le primarie della sinistra per candidarsi da indipendente. Giovane, bello e sicuro di sé (basta dire che ha sposato la sua prof del liceo di 24 anni più anziana, che per lui ha lasciato marito e tre figli), l’enfant prodige con il suo movimento En Marche vuole snellire l’amministrazione statale e fare 50 miliardi di euro di investimenti pubblici. Convinto europeista, il contrasto al terrorismo non è il punto forte del suo programma ed è personalmente favorevole a qualunque riforma etica in senso progressista, dalla fecondazione eterologa per lesbiche all’eutanasia.

Jean-Luc Mélenchon: l’uomo di sinistra che ammira Chávez
Jean-Luc Mélenchon, con i suoi 65 anni, è il più vecchio tra i candidati. L’uomo che a fine 2008 ha abbandonato il partito socialista per schierarsi con la sinistra “dura e pura”, ha fondato per queste elezioni un nuovo movimento (La France insoumise, la Francia ribelle), sostenuto anche dal partito comunista. Dato ultimo da tutti i sondaggi, divide la società in padroni sfruttatori e salariati sfruttati. Non è un caso se Hamon gli ha chiesto un’alleanza elettorale (rifiutata): Mélenchon infatti propone abolizione della riforma del mercato del lavoro, aumento del salario minimo garantito fino a 1.300 euro netti, ritorno alla pensione piena a 60 anni, riduzione dell’orario legale di lavoro a 32 ore, rimborso totale delle spese sanitarie e meno agevolazioni per le imprese. Putinista, è un grande ammiratore di Fidel Castro e Hugo Chávez. Nel 2012, dopo aver visitato il Venezuela, ha detto di voler copiare le sue misure per combattere povertà, disoccupazione e analfabetismo.

Benoît Hamon: il socialista tutto diritti e pochi doveri
Per quanto funestati dagli anni di presidenza dell’impopolarissimo Hollande, i socialisti sono ammaccati ma non morti e lottano con Benoît Hamon, 49 anni, l’ala più a gauche del partito. Consulente di Lionel Jospin negli anni Novanta, eurodeputato, consigliere regionale e portavoce del Ps, è stato ministro prima con Ayrault e poi nel primo, breve, governo di Manuel Valls, distinguendosi per il suo appassionato sostegno alla diffusione dell’ideologia di genere tra i banchi e poco altro. Alle primarie ha nettamente battuto il suo premier Valls, che si è vendicato appoggiando Macron, con un programma tutto diritti e pochi doveri: reddito di cittadinanza, stralcio del jobs act francese, legalizzazione della cannabis, dell’eutanasia e della fecondazione per lesbiche e single, diritto di voto per gli stranieri alle elezioni locali e lavoro per i profughi richiedenti asilo. Inoltre, entro il 2025 vorrebbe l’abolizione del diesel e meno nucleare per produrre elettricità.

Foto AP/Ansa

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