Lorenzo Albacete. Caro vecchio amico, te ne sei andato dicendo «la fede è un’avventura!»

“Monsignore” per definizione e autoironia, Albacete è stato un colosso dell’argomentazione creativa. Un imbattibile genio del buon umore. Un dandy che si è fatto prete

Lorenzo Albacete, 7 gennaio 1941 – 24 ottobre 2014. Caro vecchio buon amico di questo giornale, te ne sei andato con la tua solita ironia. Prima mettendoci spavento finendo in rianimazione. Poi, appena ti sei ripreso e hai mormorato chiaro e forte «la fede è un’avventura!», così, come un “si salpa, ragazzi!”, te ne sei andato proprio quando la tua cara Olivetta ci aveva appena scritto che ti eri «rimesso un po’ in sesto» e i medici ti avevano escluso dalla corsia dei malati terminali.

“Monsignore” per definizione e autoironia, Albacete è stato un colosso dell’argomentazione creativa. Un imbattibile genio del buon umore. Un dandy che si è fatto prete. Fumatore accanito («Il fumo fa male, perciò meglio le Marlboro») entrò in seminario dopo una laurea in ingegneria aeronautica e un master in scienza e fisica applicata all’università cattolica di Portorico. A Portorico si è anche laureato in teologia, per poi trasferirsi alla Pontificia Università san Tommaso d’Aquino a Roma, dove conseguì licenza e dottorato in teologia.

Prima di ottenere la docenza di teologia al seminario St. Joseph di New York, Albacete fu professore all’Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi sulla famiglia e il matrimonio di Washington. Soprattutto, fu il più appassionato e intelligente divulgatore delle opere di don Luigi Giussani nelle Americhe. Tra l’altro, Albacete è stato anche il primo ciellino a entrare all’Onu tenendo una serie di lezioni su Il Senso religioso (il testo fondamentale di Giussani) presso la sede delle Nazioni Unite a New York. Nel 2000 iniziò a collaborare con Tempi.

Eri il Chesterton del nostro villaggio, il portoricano sbarcato a New York per sorprendere di arguzia e originalità di pensiero il vecchio e paludato mondo yankee, fatto di puritanesimo anglosassone e moralismo irlandese. Ricordi quando dicesti ai cardinaloni sconcertati dalla parata portoricana piena di belle donne e neanche troppo vestite? «Scusate Eccellenze, ma se volete perdere definitivamente la vostra gente, beh, dite in giro che c’è dell’immoralità in questo genere di parate».

Per il Weekly Standard, il settimanale conservatore vicino all’Amministrazione Bush Jr, Albacete era «un Erasmo da Rotterdam rivisitato da Rabelais». Le sue apparizioni ai talk show di Charlie Rose e di Bill Moyers, il cervello pulsante e la salsa piccante di trasmissioni «dove di solito ci si aspetta di trovare teologi del dissenso, suore esaurite e preti spretati che hanno trovato la pace in Marx o in Buddha». Opinionista sulle “bibbie” della stampa liberal (New York Times Magazine ed il New Yorker), Midwest Book Review ha scritto del suo terragno e anarcoide God at the Ritz (tradotto in Italia con l’angelico e devoto “Attrazione per l’Infinito”come di un «tentativo ristoratore, acuto, amichevole verso il lettore e altamente raccomandabile di afferrare il senso dei grandi misteri della vita».

@LuigiAmicone

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