«Bufale»? I corsi di educazione sessuale in Belgio sono uno scandalo

Indottrinamento gender, ipersessualizzazione dei bambini, promozione dell'aborto. La guida per i corsi che hanno spinto cristiani e musulmani a protestare in Belgio è folle

Una pagina della guida per i corsi di educazione sessuale (Evras) in Belgio

Otto scuole nella regione della Vallonia, in Belgio, sono state bruciate o vandalizzate in una sola settimana. Il premier belga Alexander De Croo ha dichiarato che ci sono ragioni per ritenere che gli atti criminali siano collegati al lancio a partire da quest’anno scolastico del nuovo corso obbligatorio di educazione sessuale, Evras, acronimo di Educazione alla vita relazionale, affettiva e sessuale.

I corsi di educazione sessuale in Belgio

Il corso esiste dal 2012 ma fino a questo momento è stato realizzato soltanto nel 20 per cento degli istituti. A partire da quest’anno invece, dopo l’approvazione del 7 settembre da parte del Parlamento della Federazione Vallonia-Bruxelles, il corso della durata di quattro ore sarà obbligatorio per gli studenti della scuola primaria di 11 e 12 anni e per quelli della scuola secondaria di 15 e 16 anni. L’obiettivo del governo è di estendere l’obbligatorietà del corso a tutti gli alunni dai 5 ai 18 anni.

Centinaia di genitori in Belgio protestano da settimane contro l’introduzione del corso obbligatorio di educazione sessuale. Domenica 1.500 persone hanno manifestato nel centro di Bruxelles scandendo lo slogan: «Touchez pas à nos enfants!», giù le mani dai nostri bambini.

La protesta di cristiani e musulmani

La protesta è stata partecipata da musulmani e cattolici, ma anche da alcune sigle per la protezione dei minori come Innocence en danger. Secondo i genitori il corso «ipersessualizza» i bambini, invita alla masturbazione e introduce argomenti controversi, come l’identità di genere e il cambio di sesso, che dovrebbero essere trattati solamente dalle famiglie.

Nonostante la ministra francofona dell’Educazione, Caroline Désir, abbia dichiarato che «non incoraggeremo l’ipersessualizzazione dei bambini, né insegneremo ai bambini a masturbarsi», i genitori non si sono tranquillizzati.

Le «bufale» dei giornali sulla guida incriminata

I giornali, tra cui Repubblica in Italia e Le Monde in Francia, hanno preso per buona la versione fornita dal governo belga, secondo cui i genitori scesi in piazza per protestare sono «integralisti islamici e cattolici» con timori infondati generati da non meglio precisate «bufale».

In realtà, l’inquietudine dei genitori è tutt’altro che ingiustificata e per capirlo basta leggere la guida di 303 pagine che gli esperti del ministero hanno messo a disposizione di tutti gli educatori, psicologi e insegnanti per realizzare i corsi. I contenuti della guida non costituiscono un programma obbligatorio del corso di educazione sessuale, ma sono un suggerimento su quali argomenti trattare, come e quando.

Indottrinamento gender ai bambini di 5 anni

La guida suggerisce di «parlare della riproduzione, del piacere non riproduttivo e della sessualità fin dalla scuola materna». Già i bambini della fascia di età 5-8 anni vanno introdotti a concetti come «identità di genere e sesso biologico», affinché siano in grado di «identificare ed esprimere la propria identità di genere». Questo perché, spiega la guida, a 5-6 anni «si interiorizza il fatto di essere di un certo genere» e a partire dai 7 anni «alcuni bambini cominciano a esprimere la propria identità transessuale più facilmente.

Se i bambini hanno l’impressione che la loro identità di genere non coincida con il genere a loro assegnato alla nascita, questo può manifestarsi sotto forma di ansia sociale. Ecco perché spiegare la differenza tra genere e sesso è adeguato».

La guida, contrariamente a quanto afferma il governo, non è affatto neutrale come si capisce dal lessico utilizzato. Già a 5 anni sono poi previste sessioni di discussione sui «diversi orientamenti sessuali», sul consenso necessario prima di essere «intimi», sui diversi tipi di «violenza sessuale e coniugale»

«Cisgender, transgender, agender, fluido, ecc»

Gli esperti del ministero consigliano ovviamente di diventare più espliciti con gli studenti di età superiore. Per questo per i bambini tra i 9 e gli 11 anni – questi ultimi inizieranno proprio quest’anno il corso – la guida prevede una lezione per «prendere coscienza che l’identità di genere può essere identica o differente, corrispondere o no, a quella assegnata alla nascita».

Segue un elenco, quanto più lungo possibile, dei tanti generi esistenti («Cisgender, transgender, uomo, donna, non binario, agender, fluido, ecc»), base necessaria a spiegare «l’importanza dell’autodeterminazione» del proprio genere.

Lotta senza quartiere alle «battute sessiste»

Il programma prevede, sempre per la fascia d’età 9-11 anni, anche discussioni sulle «prime esperienze sessuali, sulla masturbazione e sull’orgasmo» per «decostruire gli stereotipi sulla sessualità presenti nei media» – i quali limitano la «prima volta» a «una penetrazione vaginale eterosessuale» – e per «aiutare ciascuno a prendere coscienza che ognuno ha i suoi tempi e che bisogna rispettarli».

Ma è proprio la guida che, suggerendo di stigmatizzare «le violenze legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere» e di condannare le «battute sessiste», non sembra avere alcun tipo di rispetto per bambini delle elementari, obbligandoli a parlare di temi che perlopiù non li riguardano.

Sdoganato l’utero in affitto in Belgio

Già a partire dai 9 anni la guida consiglia di affrontare il tema dei rapporti sessuali, spiegando «le implicazioni dei rapporti sessuali non protetti», i modi per scoprire una gravidanza e come «evitare una gravidanza imprevista», con tanto di disamina dei metodi contraccettivi e insegnamento sull’accesso alla «contraccezione» come «diritto fondamentale».

Parlare dei preservativi e della spirale a bambini di 9 anni in vista di un eventuale rapporto non protetto non è forse «ipersessualizzare i bambini», come protestano i genitori? Ma c’è di più, perché la guida avanza chiari giudizi valori, consigliando agli insegnanti di illustrare i diversi modi per riprodursi («metodo fisiologico, procreazione medicalmente assistita, fecondazione eterologa, inseminazione, gestazione per altri») e di spiegare che «non c’è un modo migliore degli altri per diventare genitori». In realtà l’utero in affitto in Belgio è reato (è permessa solo la maternità surrogata altruistica, qualunque cosa questo significhi), ma forse la guida sostituisce anche il codice penale.

Curioso inoltre che il manuale suggerisca di spiegare ai bambini (ripetiamo, di età compresa tra i 9 e gli 11 anni) come gestire la «pressione sociale» se non si vogliono avere figli. L’opzione contraria non è neanche contemplata.

Usate il preservativo, ma poi c’è l’aborto

Il vademecum consiglia poi di parlare ai ragazzini di 12 anni, che quest’anno dovranno assistere obbligatoriamente al corso, in modo molto dettagliato dei bisogni delle persone transessuali, del cambio di sesso, di come fare coming-out se si è omosessuali, dell’importanza del rispetto dei diritti delle «persone Lgbtqia+», di quanto sono discriminate e di come promuovere l’uguaglianza di genere.

Per quanto riguarda i rapporti sessuali, si suggerisce di squadernare ai dodicenni le «diverse pratiche sessuali (al di là della penetrazione)» e di come rendere il sesso «divertente», assicurandosi che sia ben chiaro innanzitutto come si manifesta il «risveglio sessuale (lubrificazione vaginale, erezione, eiaculazione, sensazioni a livello di clitoride)».

Dulcis in fundo, la guida del ministero ritiene importante far prendere poi «coscienza che la masturbazione è una pratica normale», che «dopo i rapporti sessuali bisogna orinare per evitare infezioni», che i rapporti non protetti sono inadeguati, che il preservativo protegge da gravidanze indesiderate ma che in ogni caso se non funziona «l’aborto è un diritto» ed è sempre disponibile se si resta incinte «nel momento sbagliato».

I corsi Evras in Belgio sono una follia

Ribadito l’ovvio, e cioè che la vandalizzazione delle scuole è un atto criminale che non può essere tollerato, è surreale che il governo belga e i giornali, nostrani e no, non capiscano perché i genitori sono tanto spaventati dal corso di educazione sessuale.

E così, seguendo uno stereotipo consolidato, definiscono senza difficoltà e remore i musulmani “estremisti” e i cattolici “integralisti”. Le famiglie dovrebbero essere felici di vedere i propri figli indottrinati secondo il verbo contemporaneo su tutto ciò che riguarda la sfera più importante della vita, quella legata all’affettività.

Del resto, le famiglie belghe non sono sole. Dopo che i giornali britannici hanno scoperto che cosa veniva davvero insegnato nelle scuole del Regno Unito durante i corsi obbligatori di educazione sessuale (Rse), il governo ha dovuto sospenderli e ordinare una revisione urgente. A Bruxelles conviene fermarsi ora.

@LeoneGrotti

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