Brugnaro (Noi moderati): «Meno statalismo, più sicurezza e lotta alla denatalità»

Il sindaco di Venezia a Tempi: «Vogliamo uno Stato forte ma più leggero, meno costoso, così da restituire i soldi delle tasse ai cittadini»

Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, leader di Coraggio Italia e Noi moderati

Se parli con Luigi Brugnaro dell’attualità politica e provi a chiedergli un parere su Renzi-Calenda-Meloni-Letta, perdi solo tempo. Il sindaco di Venezia, con tipico piglio pragmatico, ti risponde che non si occupa di queste cose: «Io dico la mia, offro una mia soluzione ai problemi, faccio una proposta, spetta poi all’elettore decidere».

La quarta gamba del centrodestra (Noi moderati), frutto dell’intesa a quattro tra Coraggio Italia dello stesso Brugnaro, Udc (Lorenzo Cesa), Noi con l’Italia (Maurizio Lupi) e Cambiamo (Giovanni Toti), è in campo, pronta a intercettare soprattutto i delusi, gli indecisi e, soprattutto, quanti si dicono – e sono – stanchi di una politica al cardiopalmo così come è venuta delineandosi in questi ultimi tempi. Brugnaro, che governa da sei anni quel gioiello senza prezzo rappresentato da Venezia, non è candidato ma non si sottrae a qualche domanda. «Abbiamo fatto una lunga e approfondita discussione interna ma alla fine ci siamo riusciti a presentare una lista unica in tutto il Paese, è un fatto del quale vado orgoglioso», dice a Tempi.

Sindaco, tra i punti programmatici individuati da “Noi moderati” ce n’è uno che ci è parso centrale, almeno rispetto al grosso degli schieramenti. Mi riferisco alla lotta alla denatalità. Cosa possiamo dire al riguardo?

Guardi, è un dato matematico, forse la matematica non interessa molto in questo periodo ma è così: abbiamo 1,2 bambini per coppia, lo dicono tutte le analisi statistiche. Se moltiplicassimo questo dato per 100 anni, giusto per fare un esempio, noi italiani dimezzeremo i nostri abitanti, riducendoci circa della metà, dai quasi 60 milioni arriveremo a 30.

Scenario inquietante, si direbbe.

Senz’altro, in pratica ci stiamo estinguendo. Poi, per carità, molti dicono che siamo “multiculturali” e, quindi, saremo molto diversi. Ora, senza arrivare ai 100 anni, già una generazione che presenti questi numeri calanti significa molto. I dati ci sono già, non commento, mi soffermo alla mera demografia. Attualmente i centri storici delle grandi città italiane, ad eccezione forse di Milano o Bologna, per non parlare dei centri montani o del Sud, si stanno spopolando non solo per la migrazione interna ma semplicemente perché gli anziani muoiono senza adeguato ricambio. C’è un calo demografico evidente, ripeto, muoiono più persone di quante ne nascano ma non si riesce a farlo capire a queste persone.

Quali persone?

Alla politica e a chi ne ha responsabilità in generale, alla classe dirigente insomma. Io dico, vedetela come volete ma questo è il dato sul quale ragionare.

E che cosa si può fare secondo lei?

Se siamo d’accordo che il dato, non le scelte delle persone ma questo trend in sé, vada contrastato, dobbiamo capire che la donna – che tutti vogliono a parole aiutare, supportare, eccetera – ha bisogno di servizi e noi dobbiamo darle questi servizi. Proviamo almeno a copiare dall’Europa, tutti dicono di sentirsi europei e allora copiamo i servizi che ci sono in altri Paesi dove, ad esempio, gli asili sono aperti anche di sabato. A Venezia stiamo inaugurando la più grande biblioteca d’Europa per bambini, facciamo una politica adatta a loro e alle famiglie.

Lei immagina l’impiego di grandi risorse per questo tipo di azione?

Intanto, invece di dare soldi a tutti mandiamo a lavorare chi può farlo, ovviamente sostenendo chi ha bisogno che è altro discorso. Attraverso l’Inps copriamo i periodi di malattie del bambino fino ai 5 anni. Oggi ci sono più nonni e zii che bambini, le mamme fanno fatica a trovare assistenza. Quindi, sempre vigilando sul rischio di abusi, diamo la possibilità alle imprese di non patire i costi di sostegno alle mamme in quei periodi. Sono solo esempi, come pure un reddito per poter completare gli studi, ma ne potrei fare tantissimi altri. Io sono figlio di un operaio e ho avuto l’opportunità di trovare e scegliere un futuro, oggi non è così perché il famoso ascensore sociale s’è bloccato. Una politica per i bambini, in pratica, anche per quelli non ancora nati, è secondo noi il vero punto centrale. Certo, i bambini non votano ma ci giudicheranno un giorno.

Sembra di capire che saranno questi i temi su cui spingerete maggiormente nell’ambito della coalizione e dinanzi agli elettori. È così?

Questo è sicuro, come è sicuro che ci batteremo per dare più potere ai sindaci sulla sicurezza urbana, garantire almeno quella minima.

In che modo?

Qui non si parla dei grandi reati, non si tratta di fare i grandi discorsi per acchiappare titoli sui giornali. Noi ci riferiamo al contrasto del degrado sociale e urbano, che va incidere pesantemente sulla vita delle famiglie e delle imprese, specie quelle piccole. Dobbiamo creare quell’ambiente di tranquillità e sicurezza che non è contro nessuno ma è favore di quelle persone che non parlano mai. Un amico commerciante mi ha scritto qualche giorno fa dicendomi che rischia di chiudere il negozio perché clochard e sbandati di ogni genere vi stazionano davanti scoraggiando l’ingresso dei clienti.

Il suo amico-concittadino ha perfettamente ragione, è una cosa elementare ma di difficile comprensione nel generale clima “buonista” indotto dai media.

I sindaci sui territori sono ormai soldati di frontiera, bisogna dar loro alcuni poteri e responsabilità, io me le voglio prendere tutte queste responsabilità, ma a volte restiamo allibiti: gente ubriaca, molesta, violenta o che sporca, ormai accettiamo tutto come se tutto fosse possibile e lecito.

Le diranno della solidarietà, dell’accoglienza e molte belle parole.

Siamo d’accordo, ma se da una parte dobbiamo essere solidali – e su questo non ci piove – dall’altra dobbiamo far rispettare le regole, questa è una priorità. Del resto l’economia si sviluppa in un contesto di normalità, non nel caos. Spesso mi sembra di parlare nel deserto.

E come pensa di poterlo fare, con quali strumenti?

Noi abbiamo fatto una proposta, quella di dare certi “poteri penali” (penso fino a 10 giorni di cella) ai Giudici di pace per certi tipi di reati. Naturalmente non mi riferisco al cosiddetto diverso, all’immigrato in quanto tale ma alla condotta in sé delle persone, come l’ubriaco molesto, l’individuo alterato, il vandalo, il prepotente e casi del genere. La mia idea è che il soggetto con queste caratteristiche lo prendiamo con la Polizia locale e lo conduciamo dinanzi al Giudice di pace, che sarà pagato dal Comune, dopo il vaglio veloce del controllo di legittimità costituzionale fatto dal giudice normale, e gli appioppiamo magari una notte di cella. Se è un minore, i genitori o i responsabili lo vengono a prendere direttamente pagando una piccola cauzione. Tutto questo senza andare nei tribunali che sono, come lei sa, ultra ingolfati. Quando parlo di alleggerire lo Stato mi riferisco a queste cose, ma Roma è sorda.

Lei si è definito un nemico giurato dello statalismo. Che cosa intende?

Lei ricorderà le vecchie Partecipazioni statali…

Assolutamente, roba di molti anni fa.

Sì, ebbene le autostrade erano piene di buche, le strade pubbliche in stato pietoso, nessuno aggiustava niente. Poi, al netto di una privatizzazione abbastanza scellerata per premiare gli amici degli amici fatta a metà degli anni Novanta, ciò non toglie che siano i privati a poter sistemare le cose del pubblico, naturalmente è chiaro che vadano poi controllati dallo Stato. Uno Stato forte ma più leggero, meno costoso, di modo da restituire i soldi delle tasse ai cittadini. A Venezia avevamo un debito di 800 milioni, ora sono 720, avevamo una cassa approvata di 140 e l’avevamo già occupata per 139, quindi con un solo milione da poter spendere. Oggi è tutta libera la nostra capacità di spesa.

La principale difficoltà trovata nel ridurre questa esposizione qual è stata?

Ho ragionato come ogni imprenditore fa tutti i giorni, mettendo le persone giuste al posto giusto, rivoluzionando le posizioni organizzative, molti dirigenti sono andati in pensione, altri sono andati per altri lidi, ma da 25 direttori adesso ne abbiamo 12, da 76 dirigenti oggi ce ne sono meno di 50, e tutto perché abbiamo efficientato i sistemi, usato l’informatica, rimodulato gli orari. Consideri che non è ancora finita, continueremo.

Nessun gruppo organizzato a protestare per queste mosse sotto al Municipio?

Ma sì, abbiamo avuto le solite proteste ma sono andato avanti dritto per la mia strada. Oggi siamo il Comune più rapido di tutti nei pagamenti, a volte addirittura paghiamo una fattura prima della scadenza. Sono dati reali, si può fare.

Pagare prima della scadenza è un dato che colpisce, chi le parla è meridionale e sa bene come vanno queste cose in certe aree del Paese.

Il sud? Meraviglioso. Le racconto che quando sono stato in Calabria a fare campagna elettorale lo scorso anno (abbiamo incassato il 5,7%) ho girato molte posti e valli. Una sorta di Silicon Valley si può fare lì, i ragazzi potrebbero fare tutto lì, un ragazzino di 13 o 14 anni che già pensa ad andarsene è una cosa disgustosa: io dico facciamo le dorsali in fibra ottica per connettersi col mondo e quel ragazzo non deve più andare a Milano o altrove perché troverebbe a casa sua la stessa connettività, la fibra cablata peraltro costa pochissimo, 50-100 milioni di euro circa. Col Pnrr che è fatto di diversi miliardi, il Sud potrebbe diventare il nostro Bengodi, al Sud abbiamo un parco umano fantastico

Possiamo dire che siete, dunque, moderati nei toni ma radicali nella ricerca di ciò che chiamiamo buonsenso?

Ha capito perfettamente, siamo molto radicati nelle nostre convinzioni, poi lo decideranno gli italiani se la nostra è una formula vincente. Ma lo deciderà molto anche lo spazio mediatico che ci daranno, noi siamo fagocitati dai big, noi non ci chiamiamo Meloni, Salvini o Berlusconi. Certo, abbiamo fatto un’unione con particolare difficoltà, molta discussione interna, molto attenti a tante situazioni ma alla fine siamo riusciti – e lo dico con grande orgoglio – a presentare una lista unica. Speriamo sia l’inizio di una fase diversa, noi siamo coerenti nel centrodestra, saremo sempre molto attenti a non lanciare proposte fantasiose. Non determiniamo molti titoli sui giornali ma ci muoviamo come padri di famiglia.

Pensate di intercettare l’area dell’astensione, della delusione che regna in ampia parte dell’elettorato?

Sì, noi puntiamo molto su chi non vota, perché sappiamo che l’italiano è stato deluso più volte e non sarà facile trovare il bandolo della matassa. Poi ci sono i giovani, che si informano solo su internet e questo è un gran problema, loro sono una nostra responsabilità. Convincerli che la politica non è solo malaffare ma anche gente che volontariamente si presta per migliorare la società non è semplice. Ma questo sarà un lavoro lungo. Mi auguro che in questa campagna elettorale ci sia più rispetto reciproco, smettendola di accusarci sempre l’un l’altro. Io non accuso nessuno, dico la mia e poi saranno gli elettori a decidere.

Come vede, infatti, non le ho chiesto di Renzi e Calenda, Letta e Meloni e via dicendo.

Le avrei risposto che sono cose di cui non mi occupo, ognuno racconti cosa vuol fare, consideri però che c’è una campagna elettorale in agosto. Bastava andare a fine legislatura, si poteva attendere un altro po’ e avremo avuto forse un tempo più lungo per far passare certi messaggi.

Si riferisce alla caduta di Draghi? Lei, se non erro, promosse settimane fa l’appello dei sindaci per la sua permanenza, giusto?

Esatto, l’abbiamo detto in tutte le salse, con Draghi abbiamo provato fino alla fine ma poi sono entrate in scena le stupidità di alcuni e gli interessi di altri, facendo una bella frittata. Ad ogni buon conto siamo qua, coerenti nel centrodestra con i nostri valori di fondo che mi auguro saranno premiati dagli elettori.

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