Dopo la Brexit l’Europa ha dato un risposta formidabile: ha rimandato

«I passi felpati dell’Europa denunciano indifferenza, come se la storia e il calendario non esistessero». Lo rileva oggi sulla prima pagina del Corriere della Sera Franco Venturini. Nel suo editoriale, Venturini coglie un aspetto veritiero di questi primi giorni post Brexit. L’Unione Europea, che aveva promesso misure urgenti e decise dopo il voto inglese, pare invece essersi assopita. Ma il tempo stringe, fa notare l’editorialista del Corriere.

«Dov’è l’”immediato rilancio” dell’Unione?», si chiede. «Se i danni sono per ora circoscritti lo dobbiamo alle misure di protezione finanziaria predisposte dalla Bce, non certo all’impegno dei leader politici europei. I quali, seguendo una Merkel attendista, hanno preso tempo rinviando a settembre l’annunciata riscossa. Errore grave, perché sarà proprio il tempo a decidere le sorti dell’Europa».

Il prossimo marzo di vota in Olanda, poi a fine maggio in Francia. Il vento euroscettico spira forte e «a questo crescente “populismo”, se proprio vogliamo chiamarlo così, l’Europa non può più rispondere con i compromessi al ribasso. L’Inghilterra ha suonato la campana per tutti malgrado le sue peculiarità, e l’Europa si scopre oggi in rotta di collisione con la democrazia delle urne. La via da percorrere, ora, non è quella di volere più integrazione nel momento sbagliato. Si tratta invece di ri-legittimarsi di fronte alle attese degli elettori con misure urgenti e concrete, come la garanzia sui depositi bancari (l’Italia ci sta provando e ieri Renzi ha dovuto sentirsi dire dalla Merkel che “non si possono cambiare le regole ogni due anni”), la creazione di nuovi argini ai flussi migratori con la polizia di frontiera europea, un consenso reale per spingere la crescita, l’adozione di più efficaci accordi per la sicurezza anche fuori dai confini europei. E la creazione di vantaggi comuni, modello Erasmus».

Sono le cose da fare, secondo l’analista del Corriere. Almeno, sono un’idea. Basteranno? Di sicuro c’è che «il tempo stringe, eppure l’Ue non sembra avere fretta. E rimanda, invece di creare subito il binario della controffensiva politica accanto a quello del confronto procedurale con Londra. Forse il rinvio è preferibile alla constatazione delle divisioni, al riconoscimento che è troppo tardi per recuperare gli umori divorzisti? Speriamo di no, perché una resa non piacerebbe agli elettori olandesi e francesi».

Foto Europa da Shutterstock

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