Boom di visitatori a musei e monumenti. Daverio: «Gli italiani riscoprono il fascino dell’arte italiana»

Durante le festività pasquali c'è stata una crescita delle visite ai monumenti. Intervista al critico d'arte: «Bene le domeniche gratis, ma c'è anche altro da fare»

Boom di visite ai musei  e ai luoghi d’arte italiani per la domenica di Pasqua (che è coincisa con la consueta domenica gratuita di inizio mese) e anche per Pasquetta, quando invece gli ingressi sono stati a pagamento: secondo i dati diffusi dal ministero dei Beni culturali, a Pasqua hanno visto il Colosseo, ad esempio, 13 mila persone, ma il giorno successivo a pagamento ce ne sono state altre 25 mila, quasi il doppio. Si tratta di dati significativi, tanto più se paragonati a quelli resi pubblici per tutto il 2014, che ha visto 40 milioni visitatori, cioè il 6 per cento in più rispetto al 2013, ovvero 2 milioni e 300 mila persone. Poco più della metà dei visitatori dello scorso anno sono entrati gratuitamente (21 milioni e 346 mila persone), ma anche gli introiti sono aumentati del 7 per cento, e i musei italiani hanno incassato quasi nove milioni in più rispetto al 2013 (complessivamente quasi 135 milioni di euro). Philippe Daverio, critico d’arte, spiega a tempi.it: «È un trend positivo che corrisponde ad una ritrovata attenzione da parte degli italiani per i loro musei».

Professore, come spiega questa crescita positiva?
La domenica di Pasqua mi trovavo al museo archeologico di Tarquinia e poi, incuriosito dalla folla, ne ho visitati anche altri. Ho incontrato molte persone, tutti in questo caso erano visitatori gratuiti e molti erano felici perché mi hanno spiegato che era la prima volta che vedevano quei musei o monumenti. Penso che la domenica gratuita abbia aiutato molto e abbia fatto da traino. In generale, osserviamo un trend positivo verso i musei, che corrisponde soprattutto ad una ritrovata attenzione degli italiani verso la cultura. È una cosa profondamente positiva vedere che è considerato “attraente” andare al museo, che è diventato, insomma, qualcosa di popolare. È finalmente diventato normale anche per noi italiani quell’attenzione all’arte che si respira in altri paesi.

Per le domeniche gratuite, tra i siti più visitati ci sono il Colosseo e Foro romano, il Pantheon, la Reggia di Caserta, il circuito museale fiorentino e Pompei. Ma anche luoghi come il Castello Miramare di Trieste, il palazzo Reale di Napoli, il museo Egizio a Torino, la Galleria nazionale delle Marche e il museo archeologico di Reggio Calabria, che fino a poco tempo fa avevano numeri di visitatori molto più bassi: pensa che la gratuità abbia spronato i turisti e gli italiani a visitare anche luoghi che prima non erano così popolari?
Sì e in modo particolare penso che il merito delle domeniche gratuite è quello di aver spinto – prima ancora che i turisti stranieri – le persone di una determinata città a visitare e ad appassionarsi ai monumenti locali. Per fare un esempio, sono stati i triestini in primo luogo a muoversi per andare al Castello di Miramare. Ecco perché molte mete in cui prima si staccavano meno biglietti di ingresso, perché distanti dalle città tradizionalmente visitate dai flussi turistici internazionali, hanno visto aumentare i loro visitatori. Questo fatto rivela un fenomeno sociale e culturale positivo, cioè che c’è una presa di coscienzapiù forte che in passato anche da parte degli italiani per il proprio patrimonio artistico e per i luoghi in cui vivono.

Cosa si può fare per promuovere il nostro “petrolio”, il patrimonio artistico?
C’è ancora molto da fare. Manca anzitutto un’informazione televisiva più articolata. La televisione pubblica si occupa poco di arte, e lo fa essenzialmente su canali tematici come Rai 5. Negli altri principali canali promuove cose che giudico “patetiche”. Per fortuna c’è comunque una curiosità da parte del pubblico italiano, che, infatti, a prescindere dalla pubblicizzazione in tv, si mette sempre più spesso in coda per visitare mostre a pagamento. Credo che anche a livello politico andrebbe fatto di più sia per valorizzare il nostro patrimonio, sia per rispondere a questa rinnovata e crescente curiosità per l’arte. Ad esempio reputo che quanto si è fatto per promuovere la cultura italiana in occasione di Expo è stato inefficace.

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