Bonanni e Angeletti: «La scelta di Fiat non è una minaccia per i lavoratori»

Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni e quello della Uil Luigi Angeletti intervengono a Radio Tempi e commentano la scelta di Fiat di recedere «da tutti i contratti collettivi aziendali e territoriali»

Cisl e Uil non si scandalizzano per la disdetta degli accordi vigenti comunicata da Fiat con effetto dal gennaio 2012. Luigi Angeletti (Uil) e Raffaele Bonanni (Cisl), intervistati da Radio Tempi, non comprendono l’atteggiamento della Fiom che ha proclamato degli scioperi nell’immediato futuro a seguito della decisione adottata dai vertici del Lingotto. «La scelta di Fiat non è una minaccia per i lavoratori» replica Bonanni. «Come al solito, da alcuni emergono delle ragioni ideologiche che nulla hanno a che fare con le esigenze proprie dei lavoratori». Gli fa eco Angeletti: «La Fiom pretende di violare lo spirito della Costituzione e la sostanza dello Statuto dei lavoratori, per cui non ci possono essere situazioni di vantaggio per i sindacati. La Fiom pretende che valgano solo i diritti e non gli impegni assunti dalle altre sigle sindacali. Così però si violerebbe il principio costituzionale della parità».

Il segretario della Cisl rileva che Fiat «da quando ha deciso di uscire da Confindustria non ha più vincoli». È libera quindi di stipulare un contratto con i propri lavoratori senza doversi attenere a quello nazionale, che vede come intermediario Confindustria. «Non è il primo caso in cui si apre una contrattazione sindacale per una singola azienda: è successo anche con Poste o Enel, per citare qualche esempio». Per Angeletti la mossa di Marchionne «non è una sorpresa, noi lo avevamo già detto più di un mese fa. Fiat, avendo lasciato Confindustria, non ha più nessun obbligo nei confronti del contratto dei metalmeccanici. A questo punto i nostri riferimenti per il futuro saranno i contratti stipulati per Pomigliano e Mirafiori».

Ascolta l’intervista a Luigi Angeletti (Uil)
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Un altro punto che accomuna i segretari di Cisl e Uil riguarda il futuro: entrambi giudicano le organizzazioni centralizzate del ventesimo secolo obsolete e ritengono che sia giunto il momento di riformare il diritto del lavoro. Per Angeletti «bisogna fronteggiare un mondo diverso. L’azione sindacale deve essere sempre di più spostata verso il territorio, verso le imprese. L’azione del sindacato non è quella mediazione politica di appelli sistematici ai governi, come si vede ogni giorno sui media, ma dev’essere un’azione sindacale che agisce sul territorio. I sindacati centrali e Confindustria non sono coincidenti con la realtà».

Sulla stessa linea, il segretario della Cisl Bonanni afferma che «un sindacalismo burocratico, fatto funzionare solo dal centro, non serve bene la causa dei lavoratori. Il sindacalismo è costituito dal protagonismo dei delegati nel posto di lavoro: il luogo decisivo è l’azienda». «Si deve riformare»: così conclude Angeletti, che insieme a Bonanni auspica un dialogo con il governo Monti per contribuire ad un serio dialogo nel tavolo delle riforme. «Le leggi sono un prodotto degli uomini e quindi per definizione sono perfettibili».  
Twitter: @giardser

Ascolta l’intervista a Raffaele Bonanni (Cisl)
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