Bologna (anche Pd) vota la convenzione con le paritarie. Ma parte il referendum (di Sel) per annullarla

Il Comune di Bologna vota a favore del nuovo sistema delle convenzioni con le scuole dell'infanzia paritarie a gestione privata. Anche il Pd favorevole, ma Sel appoggia il referendum per stopparlo

Il Consiglio comunale di Bologna ha approvato la convenzione con le scuole dell’infanzia paritarie a gestione privata. A favore hanno votato Pd, Pdl e Lega (gli ultimi due partiti dai banchi dell’opposizione), la maggioranza ha subìto l’astensione dei vendoliani (Sel) e il voto contrario dei grillini (Movimento Cinque Stelle).

Il quotidiano Avvenire illustra oggi il contenuto della delibera: «La durata della convenzione sarà quadriennale e mette nero su bianco l’importanza delle materne paritarie private nel Bolognese. Viene, quindi, innovato il sistema delle convenzioni, con l’intervento del Comune a copertura di quota parte dei costi di funzionamento, quale riconoscimento del servizio pubblico svolto dalle scuole paritarie private in coerenza e in complementarietà con la legge di parità scolastica. Da un lato è diminuita la parte contributo fisso, dall’altra si è ampliato il panorama degli indicatori, che le scuole, nella loro libertà, possono cercare di raggiungere per avere comunque lo stesso tipo di contributo che avevano prima: tra questi l’adozione di un sistema tariffario differenziato standard (costo annuo massimo onnicomprensivo inferiore o uguale a tremila euro annui, tre fasce tariffarie proporzionate al reddito familiare, di norma calcolato attraverso l’Isee)».

Scrive ancora Stefano Andrini su Avvenire: «Tra i premi anche un contributo economico pro capite proporzionale al numero delle famiglie iscritte assegnatarie del contributo in luogo della refezione scolastica. Poi, l’attivazione di progetti di qualificazione dell’offerta formativa, inerenti i sistemi di autovalutazione e/o sostegno alle genitorialità. E, infine, il sostegno all’inserimento di bambini stranieri e/o anticipatari (quattro in media per scuola) e/o bambini disabili (uno per scuola)». Soddisfatti i dirigenti delle scuole Fism (26 scuole associate, 72 sezioni convenzionate, 1.600 bambini accolti) e il presidente della Foe.

C’è chi, però, vuole indire un referendum consultivo. Il Comitato dei Garanti del Comune, dopo diverse ore di discussione, ha dato il via libera, giudicandolo ammissibile, a uno dei quesiti presentati dal Comitato Articolo 33, che ora dovrà raccogliere novemila firme in tre mesi per arrivare all’indizione di referendum consultivo per stoppare la convenzione. Il referendum verterà sulla seguente domanda: «Si dovranno utilizzare le risorse finanziarie comunali, che ora vengono erogate secondo il vigente sistema di convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata, per le scuole comunali e statali o per le scuole paritarie private?».

Il Comitato Articolo 33 ha trovato il sostegno di Sinistra e Libertà, mentre il segretario Pd Raffaele Donini, così come scrive Repubblica, ha dichiarato: «Noi siamo favorevoli a continuare a concedere finanziamenti alle private. Con un milione di risorse, il 3 per cento del budget complessivo della scuola, si dà la sicurezza di un posto alla materna a 1736 bambini. Se si spostasse quel milione alle scuole comunali i soldi basterebbero per circa 150 bambini». Alla domanda su che cosa ne pensasse della posizione, all’interno della maggioranza, dei vendoliani, Donini ha risposto: «A noi spetta la responsabilità di garantire il servizio, ad altri la “ginnastica” di svolgere battaglie ideologiche».

Anche la Curia di Bologna ha preso posizione per voce del vicario monsignor Giovanni Silvagni: «Le scuole sono ad iniziativa privata, ma svolgono un servizio pubblico. Perché si discriminano e si penalizzano le scuole e non la sanità? Se questa non è ideologia, non so cos’altro sia. Dispiace che si venga trascinati in questa faccenda, con motivazioni ideologiche che possono generare confusione. In realtà, il soggetto che svolge un interesse pubblico, è pubblico, anche se di iniziativa privata. Paesi più laici del nostro lo hanno capito, noi siamo ancora indietro».
Sulla decisione dell’ammissibilità della domanda referendaria, è infuriata la pidiellina Valentina Castaldini: «Demenziale ammettere quel referendum: è anticostituzionale e mi meraviglio dell’incompetenza dei garanti».

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