La ridicola “missione” in Ucraina di Bernard-Henri Lévy, philosophe in decadenza

«Ho taggato il motto repubblicano su una barricata a Odessa». Esaltato dai salotti e dalla sinistra in Italia, l'intellettuale francese è ormai una macchietta in patria

L’intellettuale francese Bernard-Henri Levy in una foto d’archivio (Ansa)

Parigi. La sinistra chic italiana va in sollucchero quando sente il nome di Bernard-Henri Lévy, il filosofo parigino più famoso per le sue camicie aperte sul petto e per la sua vita mondana che per il suo pensiero. Lo invita nei teatri a parlare in veste di esperto di Ucraina (Teatro Parenti, 13 marzo, in un evento organizzato da Linkiesta), anche se nel paese aggredito dalla Russia ha messo piede per la prima volta nella vita poche settimane fa, gli offre paginate sul Corriere della Sera per sdottoreggiare su qualsiasi cosa, e il suo spettacolo “Looking for Europe” ha raccolto più applausi e articoli ditirambici del discorso di fine anno di Mattarella.

«Lo spettacolo, che ha registrato il tutto esaurito nel teatro di Roma, è scandito da video e da SMS di news che nutrono il monologo, come quello sull’annunciata defezione di Matteo Salvini alla Festa della Liberazione: e proprio con Bella ciao, pronunciato con un perfetto accento francese, Bernard-Henri Lévy sceglie di salutare il pubblico e di chiamarlo alla ‘Resistenza contro il populismo’», scriveva in estasi La Stampa nel 2019.

Bernard-Henri Levy sulle barricate di Odessa

Ma mentre a Roma, Milano e Torino continua a essere invitato, incensato e presentato dalla gauche italiana come il grande punto di riferimento del dibattito delle idee francesi, a Parigi Bhl inanella ormai figuracce a ritmo settimanale, è un philosophe in decadenza e viene ridicolizzato per le sue “missioni” nei teatri di guerra (in Italia, invece, i suoi reportage in giacca e camicia bianca sono stati pubblicati da Repubblica e raccolti dalla Nave di Teseo in un libro “Sulla strada degli uomini senza nome”).

L’ultimo episodio di cui si è reso protagonista, e che ha suscitato parecchie risate a Parigi, lo ha raccontato lui stesso in diretta su BfmTv, di ritorno dalla sua “missione” a Odessa, città del sud dell’Ucraina che si affaccia sul Mar Nero. «Su una barricata situata nella strada principale di Odessa, ho taggato le tre parole del motto repubblicano: liberté, égalité, fraternité», ha raccontato Bhl, definendo la sua iniziativa un “gesto politico”.

«Inizia a tremare Putin!»

Per il suo “contributo” alla guerra in Ucraina, il filosofo parigino è stato rapidamente deriso sui social. «Inizia a tremare Putin!», ha twittato ironicamente la giornalista Estelle Denis, «Complimenti Jean Moulin!», ha scritto un utente in riferimento al grande attore della Resistenza francese durante la Seconda Guerra mondiale, «Wow, sei il mio eroe. Hai taggato ‘liberté, égalité, fraternité’ rischiando la tua vita. Che coraggio!», ha aggiunto un altro, facendosi beffa di Bhl.

Florian Philippot, leader del partito Les Patriotes ed ex braccio destro di Marine Le Pen, ha denunciato l’ipocrisia e l’irresponsabilità del filosofo, ricordando «gli innumerevoli drammi di cui è responsabile negli ultimi decenni». Philippot si riferisce soprattutto alla scellerata guerra in Libia del 2011, quando Bhl si conquistò il soprannome di “ministro degli Esteri-bis” per aver consigliato a Sarkozy di bombardarla e far cadere Gheddafi, generando caos in tutto il Mediterraneo con conseguenze nefaste che l’Italia sta pagando ancora oggi.

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