“Bella addormentata”, gli ultimi giorni di Eluana Englaro visti da Marco Bellocchio

L’aspettavano tutti la proiezione di Bella addormentata di Marco Bellocchio, alla Mostra del cinema di Venezia come alla contemporanea anteprima milanese. Domani anche il pubblico troverà in sala il film sugli ultimi giorni di vita di Eluana Englaro, la ragazza in stato vegetativo da 17 anni morta in una clinica di Udine il 9 febbraio del 2009. La sua vicenda, in realtà, è solo lo spunto da cui prende il via la storia, che vede intrecciarsi le vite dei protagonisti.

TRAMA. Uliano Beffardi (il sempre eccelso Toni Servillo) è un senatore di Forza Italia, vedovo e padre di Maria (Alba Rohrwacher), attivista del Movimento per la vita. I loro rapporti sono freddi da quando la madre di Maria li ha lasciati in seguito a una malattia terribile e il caso di Eluana sembra allontanarli ancora di più. Uliano infatti, non vuole votare il decreto d’emergenza che impedirebbe a Beppino Englaro di staccare le macchine che tengono artificialmente in vita la figlia, in evidente contrasto con il suo partito e con sua figlia. Maria, invece, è a Udine per pregare davanti alla clinica La Quiete dove è appena stata trasferita Eluana per i suoi ultimi giorni di vita. Dall’altra parte della strada, ci sono gli oppositori. I sostenitori dello stato laico e della libertà della persona di mettere fine alla propria esistenza quando questa perde di senso. Tra di loro c’è Roberto (Michele Riondino) che, nonostante le idee diverse, inizia una relazione con Maria. La seconda storia narra di Divina Madre (Isabelle Huppert), attrice di teatro francese che ha abbandonato la sua professione e la sua famiglia per dedicarsi completamente a sua figlia Rosa, bellissima ragazza in stato vegetativo. Gli ultimi due protagonisti sono Rossa (Maya Sansa) e Pallido (Pier Giorgio Bellocchio). Lei è una tossica con manie suicide, lui un medico dal passato oscuro che vuole impedirle a tutti i costi di farla finita.

QUESTA NON E’ VITA. Marco Bellocchio ha dichiarato di aver fatto un film che dà spazio a tutte le posizioni, anche quelle totalmente diverse dalle sue, espresse dal mondo cattolico. La pellicola, però, fa emergere limpidamente il giudizio sulla questione del regista, secondo cui la vita è meravigliosa e deve essere vissuta, ma solo finché c’è la possibilità di farlo “degnamente”. Per il regista, Rossa ha tutte le possibilità per non lasciare che la morte prenda il sopravvento, Rosa ed Eluana no, sono corpi inermi che non hanno più alcun motivo per rimanere al mondo. Divina Madre veglia sulla figlia e si dispera sotto gli sguardi di un figlio e di un marito che da tempo hanno dato addio a quella bellissima ragazza adagiata in un letto con lo sguardo fisso nel vuoto, mentre le cameriere compiono gesti quotidiani privi di qualsiasi speranza. Nessuno sembra comprendere il dolore di una madre che continua, incessantemente, a sognare il risveglio di sua figlia, mentre il resto del mondo le chiede di staccare la spina, per liberarsi dell'”impedimento” e tornare a calcare il palcoscenico. Rossa, invece, ha ancora un corpo e una mente che funzionano, quindi lei ha diritto a un’altra possibilità, a non sprecare una vita che scalcia per essere vissuta. Per Bellocchio le due donne sono agli antipodi, l’una rappresenta la dignità dell’esistenza, l’altra l’accanimento testardo di una madre inconsolabile che, accecata dall’amore, insiste egoisticamente con le cure.

@paoladant

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