«Scusate se sono superato, ma sono maschio e mi piacciono le donne»

In un libro le ironiche "confessioni" di Frédéric Beigbeder, romanziere francese di successo che rivendica la «strana perversione» di essere attratto dall'altro sesso e attacca la minoranza rumorosa woke

Lo scrittore francese Frédéric Beigbeder sul red carpet del Festival del cinema di Cannes nel 2022 (foto Ansa)

Parigi. «Criticare il maschio bianco eterosessuale di più di cinquant’anni è essere razzista quattro volte». Solo un battitore libero che se ne frega bellamente dei benpensanti e delle buone maniere progressiste come lo scrittore francese Frédéric Beigbeder poteva esprimere un pensiero così squisitamente scorretto, e farsi portavoce di quell’occidente che si sente soffocato dal “non puoi dire questo” e “stai attento a come ti comporti”, difensore di quegli “hommes blancs” ontologicamente colpevoli per la società del gender fluid.

Il manifesto etero e virile di Beigbeder

«Sono nato etero. Non è colpa mia se sono attratto dalle donne. Mi rivolgo agli eterofobi di tutto il mondo: non avete il monopolio della vittimizzazione», afferma Beigbeder in un gustoso colloquio col Figaro, alla vigilia dell’uscita del suo nuovo libro: Confessions d’un hétérosexuel légèrement dépassé (Albin Michel). «È un manifesto, ma anche e soprattutto una confessione nel senso cattolico del termine. Mi piace l’idea di confessare i propri peccati per essere perdonato e per salvare l’anima», dice Beigbeder, 57 anni, ex re della mondanità parigina, oggi vecchio saggio dal suo buen retiro di Guéthary, villaggio très chic dei Paesi Baschi.

Critico letterario del Figaro e autore di romanzi di successo come L’amore dura tre anni, Beigbeder si rifiuta di essere “decostruito” dalle neofemministe che oggi imperversano nei talk-show e sui fogli della gauche dicendo che il barbecue è un male da debellare perché simbolo del “virilismo” (Sandrine Rousseau, leader dei Verdi francesi) o che non bisogna più leggere libri scritti dagli uomini bianchi (Alice Coffin, consigliera comunale della sinistra ecologista a Parigi). «Una minoranza rumorosa di ‘woke’ non deve monopolizzare il discorso. Credo sia giunto il momento per la maggioranza silenziosa di rompere il silenzio. Pare che gli uomini etero che si lamentano siano chiamati ‘piagnucoloni’ dalle neofemministe. Bene, rivendico nel mio libro di essere un ‘piagnucolone’, voglio continuare ad amare l’altro sesso senza essere terrorizzato!», esclama Beigbeder.

«Me too necessario, ma ha dato il via alla gogna social»

Poi, con la solita ironia pungente che contraddistingue il suo stile, Beigbeder aggiunge: «Certo, il nostro desiderio per le donne è intensamente disperato, ma non è ridicolo, è sacro, è bello, deve essere rispettato tanto quanto il desiderio omosessuale, né più né meno. È vero che essere attratto da un altro sesso è una perversione strana. L’omosessualità è molto più razionale: amare qualcuno che è simile a se stessi. Mai io, ahimè, sono in preda a questa follia di desiderare delle creature a me diametralmente opposte. È delirante, ma non posso fare altrimenti». Beigbeder non accetta le accuse di “mascolinità tossica” che oggi piovono da tutte le direzioni verso gli “eterosessuali leggermente superati” (la traduzione del titolo del libro) come lui.

E sul #MeToo dice che «è stata una tappa necessaria. Come il 99,9 per cento degli uomini, sono naturalmente dell’idea che bisogna rinchiudere gli assassini, gli stupratori, i maneschi e i molestatori ripugnanti che disonorano l’eterosessualità. Ma penso anche che il #MeToo sia stata una porta spalancata a molti linciaggi digitali senza prove, ossia a un ritorno della gogna. Si punta il dito contro un uomo e lo si consegna alla vendetta popolare. Tutti gli sputano addosso senza processo, senza avvocato, e talvolta senza prove. Attualmente, la situazione è semplice: abbiamo offerto a tutte le donne questo pulsante nucleare».

Per fortuna alla maggior parte delle donne non passa nemmeno per l’anticamera del cervello di ricorrere a questo strumento, secondo Beigbeder, anche se qualcosa è cambiato profondamente nel gioco della seduzione dopo #MeToo. «Bisogna essere fini, distanti, meno tattili, ancor più scaltri di Valmont e Casanova riuniti. Come far sì che questo progresso diventi un nuovo gioco erotico? Questa questione mi appassiona tanto quanto appassiona Virgine Despentes che, come me, è opposta alla guerra dei sessi». Non tutto è perduto, ma bisogna lottare: parola di un eterosessuale leggermente superato.

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