Baby-pensioni: fino ad oggi ci sono costate 163 miliardi e mezzo

Sono 6.630 euro a cittadino. Le 531.752 baby-pensioni, fenomeno abolito nel 1992, si fanno ancora sentire sulle casse italiane. Ogni persona che si ritira prima dei 50 anni costa in media 279.582 euro in più di un normale pensionato

Seimilaseicentotrenta euro. Tanto ogni cittadino italiano ha pagato fino ad oggi per le cosiddette baby-pensioni, quelle elargite a lavoratori sotto i 50 anni d’età. Secondo una ricerca di Confartigianato, le 531.752 baby-pensioni sono costate all’Italia una cifra abnorme, pari a 163 miliardi e mezzo di euro. Magra consolazione, il fenomeno è stato abolito nel 1992, ma i suoi effetti finanziari si sentono ancora.

Poiché il mezzo milione di pensionati precoci riceve un trattamento pensionistico più lungo di 15,7 anni rispetto alla media, il risultato è che ognuno di loro costa 279.582 euro in più di uno ordinario. Dunque, facendo le somme, un costo complessivo di 148,7 miliardi a cui vanno aggiunti altri 14,8 miliardi in mancati contributi.

Secondo la durata media della vita, le 291.669 persone che sono andate in pensione tra i 45 e i 49 anni, godranno di 37,4 anni di pensione. I 145.197 che si sono ritirati tra i 40 e i 44 anni, ne avranno 42,4. I 77.913 che hanno smesso di lavorare tra i 35 e i 39 anni, almeno 47,4. Infine, i 16.953 che fino a 35 anni hanno abbandonato il posto di lavoro, staranno in pensione per 53,9 anni.

In pratica, queste persone in media trascorrono in pensione il 48% della loro esistenza: «Le baby-pensioni sono un fenomeno paradossale, un’assurda iniquità. Con queste cifre si mette in ginocchio qualsiasi sistema. Con una seria riforma della previdenza si potrebbe fare un’intera manovra di sviluppo». Forse Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato, ci va giù troppo duro ma i numeri sono di quelli da capogiro.

Exit mobile version