Artigiani contro «la manovra, basata sul pesante aumento delle tasse»

Intervista a Walter Mariani, presidente dell’Unione Artigiani della Provincia di Monza e della Brianza: «Non sottovalutiamo quell’artigianato che ha dimostrato di reggere con tenacia alla crisi, e che merita di essere considerato la punta di diamante di una reale ripresa»

Troppe tasse e pochi tagli. Si può sintetizzare così il preoccupato giudizio dell’Unione artigiani della Provincia di Monza e della Brianza sulla manovra “Salva Italia” varata dal governo Monti. «Comprendiamo che la gravità del momento obbligasse ad un piano di interventi in grado di restituire, con la massima celerità, ossigeno e credibilità al paese – spiega a Tempi.it il presidente Walter Mariani, che rappresenta più di 20 mila associati – ma di fatto questa manovra si basa essenzialmente su un pesante aumento d’imposte piuttosto che su quell’auspicato taglio delle spese e degli sprechi per recuperare risorse e ridare sviluppo».

Mariani sottolinea la mancanza di disposizioni in materia di privatizzazioni, di concreti tagli alla politica e di azioni per recuperare risorse dalla vendita di patrimonio pubblico. Ed esprime perplessità e preoccupazione «su quanto contenuto nella manovra a carico delle Province: in particolare quella di Monza e Brianza, neonata». E per quanto riguarda le conseguenze dirette sulle imprese artigiane? «Non ci soddisfa certo l’aumento di contribuzione previdenziale per i lavoratori autonomi. E tantomeno, la reintroduzione dell’Ici, che grava anche sugli immobili ad uso aziendale e quindi disincentiva investimenti strutturali». La tracciabilità circoscritta ad un massimo di 1.000 euro nell’uso del contante? «Utile, ma non sufficiente, senza una sostanziosa incentivazione all’uso di strumenti di pagamento elettronici accompagnata da una netta semplificazione e una robusta riduzione dei costi delle transazioni». L’aumento dell’Iva, previsto per l’autunno del 2012, manda poi su tutte le furie il consistente settore degli acconciatori ed estetiste, «che pagheranno di persona l’impossibilità dello scorporo sulle ricevute emesse».

Qualche elemento positivo c’è: ad esempio l’introduzione di un aumento del fondo centrale di garanzia a favore delle piccole e medie imprese. Mentre per quanto riguarda il taglio dell’Irap, Mariani mostra delusione: «Riteniamo insufficiente introdurlo solo su una casistica limitata, solo per le assunzioni di giovani e donne». Quali erano le aspettative? «Ci aspettavamo una riduzione fino al 4%, recuperando risorse dalle agevolazioni che favoriscono le grandi imprese. Alleggerire i costi alle aziende artigiane, detassare gli utili reinvestiti e introdurre coraggiose politiche del lavoro sono passi fondamentali, se davvero si pensa alla crescita e a ridare fiato all’occupazione con particolare attenzione ai giovani». Sollievo invece per quel che riguarda l’esclusione della categoria taxi dalle liberalizzazioni: «Confidiamo che sia davvero definitiva, non per preservare privilegi ma per tutelare licenze (pagate a rilevante prezzo di mercato, anche con accensione di mutui tutt’ora in corso), unica risorsa disponibile per rendere meno fosche le prospettive future dei taxisti». Per non parlare del «rilevante ritocco delle accise sui carburanti che, oltre a creare inflazione, colpisce le aziende di trasporto e tanti imprenditori che, per la loro attività, usano automezzi».

Insomma, la manovra tampona una situazione patrimoniale pesante, ma non propone strategie. L’Unione artigiani spera dunque in sostanziosi ritocchi e nuovi interventi per riavviare la crescita dell’economia, «a partire proprio da quell’artigianato che ha dimostrato di reggere con tenacia e senso di responsabilità all’uragano della crisi e che merita di essere considerato la punta di diamante di una reale ripresa».

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