Archiviato Bonaccini. Voi neanche vi ricordate chi è, ma il Pd di Renzi dovrebbe

Si è chiuso ufficialmente il caso politico-giudiziario che fece "scoprire" al Partito democratico la «giustizia a orologeria». Speriamo che serva

Ieri è giunta al suo (scontato) epilogo una vicenda italianissima, istanza esemplare di quelle «esondazioni propagandistiche» della magistratura – come le chiama oggi il Foglio in un editoriale – che a settembre, quando la vicenda stessa esplose, perfino un partito “giustizialista” come il Pd arrivò a parlare di «giustizia a orologeria».

IL CASO È CHIUSO? Cosa è successo ieri? Forse nessuno se n’è accorto, o comunque i giornali ci hanno fatto stranamente poco caso, fatto sta che Stefano Bonaccini ha ottenuto l’archiviazione dell’indagine a suo carico. Ricordate? La procura di Bologna aveva coinvolto l’attuale presidente dell’Emilia Romagna, allora candidato alle primarie del primo partito in regione, nel famoso scandalo “spese pazze”. Fu poi la stessa procura a chiedere l’archiviazione di Bonaccini, ma è innegabile che – ricorda appunto il Foglio – tanto le primarie del Pd quanto le successive elezioni si svolsero in un clima di sfiducia generale determinato in modo importante anche da quell’indagine, rimasta ufficialmente “aperta” fino a ieri.

LE VERE CAUSE DELL’ASTENSIONISMO. «L’inchiesta, descritta dalla stampa scandalistica e non solo come una svolta decisiva nella lotta alla corruzione, suscitò un’eco immensa», si legge nell’editoriale del quotidiano diretto da Claudio Cerasa, un clamore «che portò probabilmente al livello altissimo di astensioni dal voto». In merito al record di astensionismo registrato nella rossa Emilia «si scrissero articoli di fuoco – prosegue il Foglio – e si svolsero analisi catastrofistiche sulla sorte del sistema politico». Invece «per quel che riguardava l’indagato politicamente più rilevante, tutto questo clamore era costruito sul nulla».

«INDAGINE STRAMPALATA». Ma il guaio peggiore è che l’inconsistenza delle accuse «si vedeva a occhio nudo» fin da subito. Ancora il Foglio: «Che si trattasse di un’indagine strampalata lo si capiva benissimo fin dall’inizio: si avanzavano dubbi su spese dell’ammontare di 4 mila euro avvenute nel corso di un quinquennio il che escludeva oggettivamente il peculato». Al massimo si sarebbe potuto parlare dello «smarrimento di qualche scontrino». Eppure «l’indagine fu egualmente lanciata e propagandata». Davvero «era obbligatorio condurre l’indagine anche nei confronti di persone il cui comportamento non presentava alcun indizio di reato?».

LEZIONI. Secondo il Foglio sono proprio queste «esondazioni propagandistiche, in realtà, una delle cause dell’inefficacia della lotta contro la corruzione». Secondo il Pd, dal caso si possono trarre lezioni anche molto peggiori (vedi questo articolo). Chissà se sarà capace di farne tesoro.

Foto Pd da Shutterstock

Exit mobile version