Api, serpenti e riti voodoo. Boko Haram: «Ci stanno perseguitando perché abbiamo rapito le ragazze nigeriane»

A mettere alle corde da qualche settimana i guerriglieri jihadisti non sono i marines Usa, ma gli animali della foresta e gli spiriti evocati dai familiari delle studentesse rapite

Né le forze di sicurezza nigeriane, né gli 80 marines mandati da Obama, né il milione di messaggi twittati “#BringBackOurGirls”: a mettere alle corde da qualche settimana i guerriglieri jihadisti di Boko Haram autori del rapimento di 276 ragazze a Chibok il 14 aprile scorso sono api e serpenti della foresta di Sambisa, che attaccano senza requie i ribelli dai giorni successivi al sequestro. Api e serpenti di origine soprannaturale, attivati con arti magiche dai parenti delle vittime dei Boko Haram, o spiriti dei morti che prendono la loro vendetta incarnandosi in animali selvaggi. Lo racconta un articolo del Vanguard News, uno dei principali quotidiani nigeriani, che ha intervistato alcuni guerriglieri recentemente arrestati nei pressi della città di Maiduguri da una milizia locale (Civilian JTF vigilante group).

API, SERPENTI E SPIRITI. «Molti di noi sono fuggiti dalla foresta perché ci sono troppe api e troppi serpenti. Pungono o mordono, poi svaniscono nel nulla, e chi è stato colpito da essi non sopravvive oltre le 24 ore», racconta un certo Kolo Mustapha, uno degli insorti catturati. «Subito è sorta la voce che si trattasse dell’opera delle persone che abbiamo fatto soffrire con i nostri attacchi letali, compresi gli spiriti di gente che abbiamo ucciso: gli uni e gli altri, si sono trasformati in api e in serpenti per attaccarci». Anche alcuni capi dell’organizzazione sono stati costretti a fuggire dai consueti rifugi nella foresta di Sambisa, e ora si troverebbero in Camerun o nascosti nella città di Maiduguri.

«CI STANNO PERSEGUITANDO. «Siamo Boko Haram dal 2010 e abbiamo combattuto in molti luoghi: a Marte, Bama, Buni Yadima e Gwoza, ma non eravamo a Chibok per il rapimento. Non abbiamo mai visto le ragazze, anche se siamo al corrente della vicenda», ha dichiarato un altro prigioniero, di nome Umar Abor. «I nostri capi ce ne hanno parlato e abbiamo seguito le notizie alla radio. Abbiamo deciso di spostarci quando quasi tutti i nostri compagni hanno cominciato a fuggire a causa degli attacchi da parte di serpenti e api. I capi dicevano che era la conseguenza dei fatti di Chibok, che le persone da noi offese e gli spiriti di quelli che avevamo ucciso ci stavano perseguitando con mezzi diabolici. Ci eravamo rifugiati nella foresta a tre riprese, nel 2010, nel 2011 e l’anno scorso. Non era mai successo nulla di paragonabile agli attacchi da parte degli animali che abbiamo subito negli ultimi tempi».

JUJU. I ribelli catturati si dicono convinti che dietro i misteriosi attacchi ci siano i genitori e altri parenti delle ragazze rapite: «Stanno usando il juju per perseguitarci a causa del fatto che i nostri capi hanno rapito le loro figlie». Juju è il termine della lingua ibo con cui in tutta la Nigeria è conosciuta la magia nera associata al voodoo, religione dell’estremo sud del paese, nella regione delle mangrovie lungo la costa. Anche le popolazioni estranee al voodoo e i credenti cristiani e musulmani in maggioranza temono il potere malefico del juju, spesso associato coi sacrifici umani.
Negli anni Ottanta e Novanta molti film di produzione nigeriana hanno rappresentato il tema dei nuovi ricchi nigeriani, divenuti tali grazie a sacrifici umani funzionali ai rituali juju. Molte donne nigeriane sfuggite ai racket della prostituzione internazionale raccontano di essere state costrette a praticare riti juju mirati a determinare la loro sottomissione all’organizzazione attraverso la paura. Nel maggio scorso un altro giornale nigeriano, Fuse (equivalente dei settimanali femminili europei), aveva dato notizia che 500 guerrieri tribali dello stato di Borno, armati di amuleti juju, erano pronti a unirsi all’esercito nella ricerca delle ragazze scomparse.

@RodolfoCasadei

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