Animali «esseri senzienti»? Controindicazioni

Una proposta di riforma costituzionale tende a rafforzare la protezione dell'ambiente e degli animali. Con pericolosi risvolti per la centralità dell'essere umano nel creato

La Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente (Leidaa), presieduta dall’onorevole Brambilla, ha presentato i risultati di un’indagine demoscopica commissionata a Ipsos. Secondo la ricerca, il 91 per cento degli italiani è favorevole all’inserimento in Costituzione di temi come la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi, della biodiversità e degli animali.

Per inciso la Brambilla – deputato, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, responsabile dell’omologo dipartimento di Forza Italia – è firmataria di tre proposte di riforma costituzionale che intendono rafforzare la protezione dell’ambiente e del mondo animale.

Cosa buona e giusta

Messa così, in linea di principio, sembrerebbe cosa buona e giusta, tale da denotare una crescita della coscienza civica dei nostri connazionali. Niente più sfruttamento indiscriminato della natura e cementificazioni incontrollate, condanne certe per chi si macchia di reati ambientali o di traffico illecito di specie protette e di bracconaggio.

L’uomo potrebbe così diventare davvero quel buon custode dell’ambiente che auspica lo stesso Francesco nella sua Laudato si’, in cui critica l’antropocentrismo dispotico e radicale che ha caratterizzato un certo approccio al creato.

In un mondo ideale, tutto questo non avrebbe bisogno di essere ricordato nelle encicliche dei Papi o nelle Costituzioni delle nazioni. Dovrebbe essere patrimonio ideale condiviso, garantito dal semplice buonsenso. Ma, dove il buonsenso manca, è certamente utile rafforzare il concetto.

Effetti collaterali

Scavando però nelle motivazioni profonde che sostengono questo sussulto di coscienza della nostra generazione, e al di là dei generici buoni sentimenti che la proposta di riforma costituzionale sembrerebbe sostenere, si scopre che sono in ballo questioni che avrebbero un impatto subdolo, ma diretto, sulle nostre vite e il nostro approccio al mondo animale.

Gli effetti si riverserebbero a cascata su temi molto delicati: la sperimentazione scientifica, la gestione faunistica, l’agricoltura, il turismo naturalistico e, non ultimi, gli allevamenti. Più o meno intensivi che siano. Ma la notizia, per gli organi di informazione mainstream, non è questa.

Gli emendamenti

La vicenda – che altrimenti in questa fase si sarebbe consumata nel silenzio dei giochi parlamentari – è balzata agli onori della cronaca perché la proposta di riforma è stata bloccata in Commissione affari costituzionali con 246.000 emendamenti.

Consapevoli del portato complessivo della variazione degli articoli 9 e 117 della Costituzione, i membri leghisti della Commissione hanno chiesto che il testo sia riscritto prevedendo non una tutela generica ma una differenziazione tra gli animali da compagnia, quelli selvatici e quelli allevati a fini alimentari o altre esigenze.

Libertà di pensiero

Questo travaglio parlamentare ricorda – in piccolo e fatte le dovute differenze di ordine morale – il dibattito sul decreto Zan sull’omotransfobia e il tentativo di approvare con largo consenso un testo apparentemente grondante buoni sentimenti ma finalizzato a costituire un nuovo ordine etico.

La proposta di riforma di cui la Brambilla è prima firmataria funge anch’essa da grimaldello per scardinare le coscienze e mettere in pericolo la libertà di pensiero, da una parte, la gerarchia del creato e un pur moderato antropocentrismo dall’altro.

Animali esseri senzienti

Si tratta di una battaglia che si combatte ormai da anni. Il confronto in Commissione parrebbe aver limitato i danni perché obiettivo primario dell’onorevole Brambilla e degli animalisti era quello di inserire in Costituzione la definizione degli animali come “esseri senzienti”; il tentativo in questa occasione è stato sventato ma non lo si può dare per fallito.

Già la IX Sezione civile del Tribunale di Milano, con il decreto 13 marzo 2013, e una legge dello Stato, (l. 201/2010) che recepisce la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia del 1987, definiscono senzienti e portatori di un diritto soggettivo gli animali da compagnia. La strada è tracciata e questo sarà un fronte sul quale confrontarsi nel prossimo futuro.

Gerarchia del Creato

Quali sono i rischi legati a questo processo? Il primo è quello della de-gerarchizzazione del creato: una volta affermato che ogni essere animato è senziente e negato il principio che l’uomo è stato creato da Dio a Sua immagine e somiglianza, si potrà asserire che esso è un animale come gli altri.

Anzi peggio, se consideriamo che agli animali – per ora da compagnia – si dedicano attenzioni che non si garantiscono ai fragili e fragilissimi, come abbiamo imparato a chiamarli in tempi di emergenza sanitaria. E che vengono negati ad anziani, bambini non ancora nati, disabili e a tutti coloro che Peter Singer – fondatore della teoria della liberazione degli animali – definisce i marginal cases.

Essere razionale

L’insegnamento cristiano ci ha indicato una scala gerarchica di valori e priorità basata sulla somiglianza dell’uomo a Dio, sulla sua diretta discendenza da Dio. La ragione ha dimostrato filosoficamente il primato dell’uomo – in quanto essere razionale – rispetto al resto del creato.

Ma il pensiero contemporaneo, decadente perché privo di un’aspirazione alla vita eterna, pone al primo posto non più la fede o, al peggio, la ragione ma le emozioni e i generici buoni sentimenti.

Che già rischiano di trasformare alcuni avamposti del pensiero cristiano, della nostra Chiesa, in una Ong qualunque. È quindi opportuno vigilare perché i sentimenti che hanno sostituito il senso religioso del vivere non prendano il sopravvento. La strada per l’inferno, come si dice, è lastricata di buone intenzioni.

Foto di Charles Deluvio da Unsplash

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