Amicone, intervistato dal Mattino, dice un paio di cose su Berlusconi e Monti

Oggi sul quotidiano di Napoli Il Mattino è stata pubblicata, a firma di Corrado Castiglione, un'intervista al direttore di Tempi Luigi Amicone. La riproponiamo di seguito.

Oggi sul quotidiano di Napoli Il Mattino è stata pubblicata, a firma di Corrado Castiglione, un’intervista al direttore di Tempi Luigi Amicone. La riproponiamo di seguito.

In alcuni ambienti di Cl, spesso vicini al Pdl negli ultimi anni, c’è «delusione e rabbia» per la piega che Berlusconi ha dato al partito. E c’è voglia di aprire una seria riflessione alla vigilia delle Politiche. Ne dà conferma Luigi Amicone, direttore del settimanale Tempi, uno degli intellettuali di riferimento del movimento cattolico, sostenitore del centrodestra, esponente dei teocon.

Direttore, la Cei mostra di non gradire l’accelerazione di Berlusconi. Lei cosa ne pensa?
«È comprensibile la preoccupazione del cardinale Bagnasco: la legislatura poteva concludersi ordinatamente, invece gli eventi hanno preso un’altra piega. Sebbene vada fatta una precisazione».

Quale?
«A noi mancano tanti tasselli».

Per esempio?
«Non si capisce perché Monti abbia cambiato idea: prima aveva parlato di una transizione comunque gestibile, poi dopo le parole di Alfano ha preferito drammatizzare il giudizio politico già anticipato da Berlusconi».

Se ne dà una ragione?
«Probabilmente è vero che Monti stia facendo una riflessione per restare in campo anche dopo, magari cooptato come vice-premier di un governo a guida Bersani, col rischio di compromettere una candidatura al Quirinale che ha già».

Non ha ancora detto cosa pensa dell’accelerazione di Berlusconi.
«È un fatto di cui il Pdl deve discutere. Il solo nome di Berlusconi come candidato premier evoca prospettive nere nell’establishment internazionale. Del resto, possibilità di vittoria non ce ne sono per il centrodestra, il prossimo governo sarà guidato da Bersani e solo la presenza di Grillo al Senato può compromettere gli equilibri della futura maggioranza».

Che dovrebbe fare il Pdl?
«Dovrebbe aprire un confronto ed evidenziare una contraddizione. Proprio Berlusconi aveva avviato un importante percorso politico che – attraverso Alfano e le primarie – avrebbe condotto il partito a rappresentare più vasti e popolari interessi. Ora ha bloccato tutto, nell’obiettivo di guadagnare quei cinquanta, sessanta deputati fedeli al capo e ai suoi interessi».

Conferma che anche in Cl c’è una percezione diffusa di malessere nei confronti di Berlusconi?
«Non pretendo di parlare a nome del movimento, che in quanto tale si occupa di altre cose, innanzitutto di educazione alla fede. Parlo a titolo personale. Però frequento certi ambienti, sono direttore di Tempi e dunque posso riferire che è forte la delusione comune a tanti cittadini che avevano creduto nella battaglia politica del Pdl rivolta a liberare la società dai lacciuoli della burocrazia, c’è rabbia perché questo leader non si rende conto che un partito non può mettere al primo posto i suoi bisogni di tipo giudiziario».

Chi dovrebbe portare avanti questa battaglia?
«Di sicuro Mario Mauro, che nei giorni scorsi ha già assunto una posizione molto chiara di critica nei confronti di Berlusconi per avere bloccato il processo politico che avrebbe potuto trasformare il Pdl nel Ppe italiano».

Cosa può accadere?
«Cosa non è accaduto: avremmo senz’altro preferito che Berlusconi avesse portato avanti quell’idea di Forza Italia 2.0, per una lista che magari sarebbe rimasta federata al Pdl, ma che intanto avrebbe liberato il partito dal suo capo carismatico».

Appoggerebbe il centrosinistra?
«Non a livello di programma politico».

E come allora?
«Dopo le elezioni – a fronte di qualsiasi risultato – bisognerà appoggiare chi sarà chiamato alla guida del Paese. Anche se dovesse essere Bersani, come appare molto probabile».

Con la bioetica come si farà?
«Ci potrebbe essere una moratoria per due anni. Di sicuro basterebbe che Bersani, nei primi mesi di Palazzo Chigi, non cominci a mettere mano alla legge del fine vita e cose simili. C’è ben altro ora a cui pensare: il pane viene prima dei temi bioetici».

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