Al «Chávez nostro che è nel cielo» si chiede la liberazione del capitalismo, ma non il «pane» che il socialismo non sa garantire

Prosegue la "santificazione" dell'ex presidente Venezuelano cui si chiede la protezione per tutto. Ma una significativa omissione rende bene l'idea del fallimento politico del delfino Maduro

«Chávez nostro che sei nel cielo, nella terra, nel mare e in noi». È iniziata con queste parole la “preghiera del delegato”, recitata da Maria Uribe durante una riunione dei rappresentanti del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psiv). Alla cerimonia era presente anche il presidente Nicolas Maduro e molti rappresentanti del governo.

La “parafrasi” del Padre nostro prosegue con queste parole: «Sia santificato il tuo nome, venga a noi la tua eredità, per poterla noi portare ai popoli di qui e di più in là. Dacci oggi la tua luce perché ci guidi ogni giorno, non ci lasciare cadere nella tentazione del capitalismo e liberaci dal male dell’oligarchia, del delitto e del contrabbando, perché nostra è la patria, la pace e la vita per i secoli dei secoli. Amen, viva Chavez».
Da notare l’omissione sul “pane quotidiano”, che non è casuale, vista la drammatica crisi economica che sta vivendo il paese, dove mancano persino i beni di prima necessità.

La santificazione di Chávez non è nuova in Venezuela. Maduro ha affermato di essere più volte entrato in contatto col suo spirito, che gli è apparso anche sotto forma di uccellino. Dopo la morte di Chávez, la tv di Stato aveva mandato in onda un cartone in cui il presidente era accolto in paradiso da Che Guevara, Simon Bolivar, Evita Peron, Salvador Allende e la nonna Rosa Ines.

 

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