A Vancouver i bambini mandano i progressisti in paranoia malthusiana

A Vancouver la sola vista dei bambini manda i liberal in paranoia malthusiana. O minacciano il pianeta o il diritto all'aborto

Foto da Twitter

Cosmicomiche progressiste: a Vancouver i liberal hanno qualche problema di gestione dei tic che impediscono loro di guardare un bambino e vederci un bambino. Ricordate la campagna “One planet one child”? Settimane fa la città si è riempita di manifesti contro il sovrappopolamento della terra, seduti alla banchina del bus i canadesi si sono trovati in particolare a fissare questo capolavoro di comunicazione pelagiana: «Il dono d’amore più grande che puoi fare al tuo primo figlio è non averne un altro» recitava il claim in margine al faccione sorridente di un neonato di colore.

SALVARE IL PIANETA DAI BAMBINI

L’intento tragicomico dei promotori di questa campagna sciroccata, cioè l’organizzazione World Population Balance, era esaltare la famiglia extrasmall che fa tanto bene all’ambiente: per capirci, alla Wpb si sentono investiti dalla missione di «ispirare l’umanità a ridurre le nascite» e combattere la sovrappopolazione «causa principale dell’esaurimento delle risorse, dell’estinzione delle specie, della povertà e del cambiamento climatico». Perché per la Wpb i casi sono due: «O si interviene in modo umano, invogliando le famiglie a scegliere volontariamente di non fare figli o al massimo farne uno», oppure «possiamo lasciare a carestie, malattie, miseria, sofferenza e a un’esplosione di morti precoci la risoluzione inumana della vicenda».

IL MANIFESTO: BASTA METTERE AL MONDO ALTRI NERI

Il fatto è che al carico psicoclimatico “One planet one child” ha deciso di aggiungere quello inclusivo ed egualitario: e così, in una città in cui le persone di colore rappresentano meno del 2 per cento della popolazione il messaggio è passato forte, chiaro e razzista: afroamericani, smettete di riprodurvi o se proprio proprio, non mettete al mondo più di un bambino nero. Apriti cielo, l’amministrazione imbarazzata ha scaricato il barile sulla società di affissioni e da lì sulla Wpb che aveva comprato gli spazi pubblicitari; la quale, per bocca del suo direttore Dave Gardner, si è profusa in mille scuse e rocamboleschi tentativi di difendere la totale ingenuità della campagna volta solo a proteggere il futuro di tutti i bambini del mondo, soprattutto i più sfortunati e poveri, a prescindere da colori, razze ecc., dove ogni vita è preziosa, preziosissima.

IL CONTROMANIFESTO, QUATTRO FIGLI BELLI COME FIORI

L’intemerata alla Zecchino d’oro non è sfuggita al deputato conservatore Garnett Genuis, ministro-ombra per lo sviluppo internazionale e i diritti umani, che ha trovato straordinario che proprio in un anno come questo potesse venire in mente a qualcuno di fare di un bambino nero il testimonial di una campagna squisitamente malthusiana per il controllo della popolazione. E da padre di quattro bambini birazziali (ha sposato un’indiana orientale) ha deciso di rispondere agli ambientalisti con una contro campagna pubblicitaria. E qui arriva il bello: Genuis fa stampare e affiggere sui mezzi pubblici un annuncio con un’altra foto, quella dei suoi quattro bambini sorridenti, e un altro claim, una frase di Madre Teresa: “Come possono esserci troppi bambini? È come dire che ci sono troppi fiori”.

PER LA FEMMINISTA QUEI FIGLI OFFENDONO IL DIRITTO ALL’ABORTO

Ri-apriti cielo. Come avesse sventolato un mantello rosso davanti a un toro, la deputata liberal caraibica Hedy Fry, nata a Trinidad e orgogliosa delle sue radici europee, indiane e cinesi e combattiva femminista ha condannato l’attacco alla “libertà di scelta” delle donne e al diritto di aborto, un attacco contrario alla decisione della Corte Suprema che rimetteva a loro il controllo del proprio corpo, promuovendo una narrativa che le relega a strumento di riproduzione: «Il mese della storia delle donne si è appena concluso ed è scoraggiante vedere l’opposizione ufficiale tentare attivamente di limitare i diritti riproduttivi delle donne canadesi». A strascico molti membri del governo e parlamentari, si sono scagliati contro gli attacchi sessisti e antiabortisti di Genuis; Katie Telford, capo dello staff di Justin Trudeau, ha dato inizio al valzer delle storie su twitter a tema: «Le pubblicità di Vancouver del parlamentare conservatore anti-prochoice devono essere rimosse». Il tutto diffondendo cosa? La scioccante immagine di quattro bambini.

LE PARANOIE MALTHUSIANE

Un epic fail fenomenale: chi, sano di mente e costituzione, guardando la foto di quattro bambini definiti belli come i fiori poteva trovarli offensivi al punto da chiederne l’immediata rimozione? Solo un vero nemico della libertà di scelta, ossessionato da una visione del mondo in cui l’unica scelta accettabile non contempla la presenza di quattro bambini. «Questi annunci sono una risposta a One planet one child. Che c’entra l’aborto?», ha risposto sprezzante il padre dei ragazzi nei confronti del quale la Coalizione per i diritti all’aborto del Canada ha chiesto all’Ad Standards canadese di avviare un’indagine. Ma il re è nudissimo. Da qualunque lato la si prenda, progressismo è guardare un bambino e cadere nella paranoia malthusiana.

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