Zika. La testimonianza della giornalista affetta da microcefalia: «Offesa da chi invoca l’aborto»

Ana Carolina Caceres, ventiquattrenne giornalista e blogger brasiliana, ha raccontato la sua vita. «L'aborto è un tentativo miope di affrontare il problema»

«Quando ho letto che gli attivisti in Brasile stavano spingendo affinché la Corte Suprema legalizzasse l’aborto in caso di microcefalia, mi sono sentita offesa e attaccata». Ana Carolina Caceres, ventiquattrenne giornalista e blogger brasiliana affetta dalla malattia, ha dato la sua testimonianza alla Bbc nei giorni successivi alla diffusione dell’allarme Zika. Anche il ministro della Salute, Alejandro Gaviria, ha appoggiato le istanze e l’appello dell’Onu a fare un’eccezione alla legge antiabortista, perché altrimenti «il Brasile avrebbe avuto una “generazione danneggiata”». In verità, come vi abbiamo spiegato in questa intervista al virologo Carlo Federico Perno, i casi di microcefalia sono pochissimi rispetto ai milioni di nati e ancora non è stata provata alcuna correlazione tra la malattia e il virus.

IL LIBRO E IL VIOLINO. Caceres ha risposto al ministro così: «Se potessi parlargli direi: “Quello che fa danni è la tua dichiarazione”. Il giorno in cui sono nata, il medico disse che non avevo alcuna possibilità di sopravvivenza. “Non camminerà, non parlerà, e, nel tempo, entrerà in coma vegetativo finché non morirà”». Ma il medico, «come molti altri, si sbagliava». Caceres crebbe, frequentò la scuola e poi l’università, fino a scegliere la laurea in giornalismo, «per dar voce alle persone affette da microcefalia e, come progetto finale, ho scritto un libro sulla mia vita e su quella di altre persone con questa sindrome».
La sua esistenza non è stata una passeggiata: «Mio padre è un tecnico di laboratorio e quando sono nata era disoccupato. Mia madre era un’assistente infermiera». L’assicurazione sanitaria della famiglia, almeno all’epoca, copriva poche spese, ma grazie al sostegno di «zii, zie e altri» la famiglia riuscì a coprire i costi di cinque operazioni chirurgiche effettuate nei primi nove mesi di vita. Caceres ha sofferto anche di epilessia, «ma non è poi un grosso guaio, ci sono medicine che la tengono sotto controllo (…) ho preso i farmaci fino a quando avevo 12 anni poi non ne ho più avuto bisogno. E oggi suono anche il violino».

ABORTO SOLUZIONE MIOPE. Pur cosciente che «la microcefalia può avere conseguenze più gravi di quelle che ho sperimentato io», di fronte alla richiesta dell’alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani di permettere a migliaia di donne di abortire, Caceres ha ribadito che «il bisogno di essere informati è più importante che mai. Le persone devono mettere da parte i loro pregiudizi e conoscere la sindrome». La giornalista è infatti convinta che «l’aborto sia il tentativo miope di affrontare il problema», come dimostrano «i gruppi di donne su Facebook con duo o tre figli effetti dalla sindrome che possono raccontarvi come vivono».

@frigeriobenedet

Foto Ansa

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