Vietato dire “straniero”: Berlino indottrina i dipendenti pubblici

Per contrastare il razzismo, il Senato della capitale tedesca mette al bando negli uffici pubblici parole come "richiedente asilo", "migrante", "passeggero senza biglietto"

Ogni volta che un paese tenta di combattere contro disparità e disuguaglianze modificando il linguaggio corrente e mettendo al bando determinate parole torna alla mente la “novalingua” che nel capolavoro di George Orwell, 1984, il regime di Oceania impone ai suoi cittadini per impedire ogni forma di pensiero critico verso il Grande Fratello. La capitale tedesca non vuole certo arrivare a tanto, ma il manuale di 44 pagine che il Senato di Berlino ha inviato in tutti gli uffici pubblici per «combattere il razzismo nel linguaggio» è comunque inquietante.

“PERSONE CON UNA STORIA INTERNAZIONALE”

L’obiettivo delle linee guida contenute nel libretto, racconta la Stampa, è aiutare a «comunicare con le persone indipendentemente dal loro sesso, origine etnica o colore della pelle, età, disabilità, religione, visione del mondo e identità sessuale». Vaste programme. Una delle parole che impiegati, urbanisti, ingegneri, medici e via dicendo non dovranno più utilizzare è “straniero”, perché «ghettizza». A sostituirla sarà la locuzione, alquanto scomoda da utilizzare nella vita di tutti i giorni: “Residente senza la cittadinanza tedesca”.

Neanche “richiedente asilo” sarà più un termine accettato nel consesso dei berlinesi. Poiché «l’asilo è un diritto» (da quando?), meglio parlare di “persone in cerca di asilo” o “abilitate a ricevere protezione”. Vietatissimo, ovviamente, il termine “migranti”, che già ha sostituito quello di “immigrati” o “emigranti”. Il manuale dell’uguaglianza vuole che vengano chiamati “persone con una storia internazionale”. E chi non ce l’ha?

INDOTTRINAMENTO PER TUTTI

Dovranno essere aboliti, oltre ai razzistissimi “nero” e “di colore”, anche termini più comuni, come “Schwarzfahrer”, letteralmente “passeggero nero”, cioè senza biglietto, a vantaggio di “passeggero senza biglietto valido”. Bandito pure il verbo “anschwarzen”, che significa mettere in cattiva luce (in una luce scura) e che appare troppo offensivo.

Per ora si tratta di consigli, ma entro tre anni il nuovo linguaggio, che introduce anche termini come “cisessuale” e “transgender” per distinguere chi riconosce e accetta il proprio sesso biologico da chi ha deciso di cambiarlo, potrebbe essere obbligatorio. «Qualunque associazione mentale a realtà discriminatorie può influenzare i nostri comportamenti», si legge nel manuale. Meglio indottrinare i dipendenti pubblici.

@LeoneGrotti

Ansa

Exit mobile version