Un motivo valido (e poco noto) per celebrare la nascita di Beethoven

Google festeggia i duecentoquarantacinque anni della nascita del genio musicale. Anche noi, raccontandovi un aspetto poco enfatizzato della sua biografia

Oggi è senza dubbio il giorno più adatto per riproporre un quesito assai noto nell’ambiente pro-life (fuori, stranamente, molto meno) e molto significativo, che è il seguente: una donna ha la tubercolosi, e il padre la sifilide; insieme i due hanno avuto e generato quattro bambini – il primo bambino è nato cieco, il secondo è nato prematuro, il terzo era sordo e muto, il quarto è nato con la tubercolosi – ed ora ne aspettano un quinto: raccomandereste loro di abortire? Se la risposta è affermativa, sappiate che non sarebbe mai nato Beethoven (1770 –1827).

È proprio lui, infatti, il bambino della coppia poc’anzi ricordata. Ovviamente questo nessuno – tanto meno Google, che oggi prevedibilmente festeggia i duecentoquarantacinque anni della nascita del genio musicale con un doodle molto accurato – lo evidenzia, ma prima di lanciarsi in incaute celebrazioni, e posto che il diritto alla vita del figlio concepito sarebbe egualmente inviolabile anche se avesse un futuro meno luminoso davanti a sé, non sarebbe male informarsi. Si potrebbero, appunto in questo caso, scoprire cose che aiutano a vedere non solo la musica, ma la vita stessa da un altro punto di vista.

PS. Mi viene fatto osservare – e per amore di verità lo riporto – che in realtà Beethoven non era l’ultimo figlio, ma il secondo figlio. È vero – com’è scritto – che la madre aveva la tubercolosi (che fu causa della sua morte, di quella di un’altra sua figlioletta tanto che Beethoven stesso, all’epoca ancora diciassettenne, si convinse di averla, cfr. Rolland R. “Vie de Beethoven”, 1903), mentre la sifilide del padre, uomo alcolizzato e sprecone, non è provata. In ogni caso ciò non toglie – per dirla con O’Shea – che «non era famiglia felice e certamente non era adatta ad un bambino geniale» (“Musica e medicina”, EDT, 1991, p. 37). Una di quelle, insomma, alle quali oggi molti non augurerebbero neppure un figlio. E invece…

giulianoguzzo.com

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