Un momento di sovranità umana e politica nell’era dei cannibali hi-tech

Fanno più gay pride che weekend di Pasquetta. Il same-sex marriage non è la rimozione di una diseguaglianza. È l’arma per mettere la natura alla catena di montaggio

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Premesso che gli elettori ti hanno riportato sulla terra (anche se avevi appena esultato con un tweet per aver raggiunto i 3 milioni di followers), e pure ai tuoi amici chierici che non frequentano più gli italiani (tribù in via d’estinzione che meriterebbe attenzioni cattoliche almeno quanto quella degli Yanomami) hanno postato un bel messaggino, mi passa per la mente questo quando invece che ai palloncini penso a certi grandi personaggi fattori di popolo e di civilità: l’uomo che è si rende conto che nelle vene gli scorre il sangue di Dio. Può non averci mai pensato. Come un certo stalinista, ateo fanatico, che ho conosciuto io, non ci aveva mai pensato prima. Prima di prendere in braccio il suo bambino appena uscito dal guscio della madre. Un istante di pensiero – «ma la vita è proprio un Mistero» – e la vita cambia. Ecco, siamo vivi per un Soffio. E se uno come Stefano Rodotà viaggiava col biotestamento in tasca, è perché, poverino, non ha mai fatto esperienza di un istante di pensiero così. È perché era un uomo, e sicuramente anche un brav’uomo, tutto racchiuso dentro un guscio. Il guscio dell’animato, rumoroso, chiacchierone mondo che abitiamo come una grande prigione.

E a proposito di secondini. Titolo di Repubblica del 1° giugno 2017. «Apple, Microsoft, Facebook, Alphabet e Amazon capitalizzano insieme in Borsa tremila miliardi di dollari: se fossero una nazione sarebbero la quinta più ricca al mondo». Sono i cinque cannibali dell’economia mondiale. Non producono nessun manufatto. Ma nel produrre comunicazione e intrattenimento sono diventati una sorta di emirato in Occidente. Le cinque regine della moderna accumulazione capitalistica.

Le Corti dell’assurdo
Incremento di informazione, comunità, democrazia? Mah. A guadagnarci è soprattutto la pervasività del potere. Colui che ne fu il principale artefice, tale Barack Obama, lo sa bene. Basti pensare che con l’ideologia arcobaleno iniettata dai loro amici cannibali nelle vene del pianeta, Obama e la Corte suprema americana sono riusciti a liquidare un’istituzione millenaria come il matrimonio. Creando il precedente per imporre nella prigione della mondanità qualunque cosa decidano di martellarci nella testa.

Lo vedete, no? Fanno più gay pride che weekend di Pasquetta. E per cosa, poi? Il same-sex marriage non è la rimozione di una diseguaglianza. È il piede di porco che scardina la porta della natura per mettere la natura alla catena di montaggio. In questo senso la storia ricorderà la cosiddetta rivoluzione arcobaleno come un geniale fenomeno di sfruttamento politico di un gruppo sociale (gli omosessuali) a scopi industriali. Alla retorica della tenerezza e dell’amore – lavoro affidato alle star della musica, del cinema e dello spettacolo – corrisponde ovviamente il carburante necessario per motorizzare le imprese degli uteri in affitto, le filiere di embrioni umani, l’e-commerce degli ovuli femminili e le banche di liquidi seminali, le cliniche della manipolazione dei corpi e i laboratori dell’eugenetica su vasta scala. Senza dimenticare l’indotto, fondamentale, di sostituzione dell’educazione di realtà con la diseducazione di fantasia – anche la più paranoica – resa padroneggiabile dalla tecnica combinata con la rimozione di ogni scrupolo morale conseguente all’avvenimento di un pensiero.

Tant’è, per chiudere il ciclo del nuovo processo produttivo, diventano necessarie le Corti dell’assurdo che sentenziano le “due madri”, “il bambino figlio di due uomini” e la caccia alle streghe per chi osa eccepire (vedi i casi dello psicologo Giancarlo Ricci, dell’avvocato Simone Pillon, del medico Silvana De Mari, del sacerdote Livio Fanzaga eccetera, come ha testé denunciato Massimo Gandolfini, «di molti altri professionisti, farmacisti, insegnanti, giornalisti che sono colpiti da denunce, querele e procedimenti disciplinari tesi a processare le idee di chiunque si discosti dal pensiero politicamente corretto»).

In tal guisa, sono contento di aver io formulato una mozione avente per oggetto l’intitolazione di una fermata della linea metropolitana M4 a un fiotto di sangue di Dio nel mondo. Convincendo il Consiglio comunale di Milano ad approvarla all’unanimità. Fa piacere ritrovare punti di fuga, cioè di sovranità umana e politica, nel tempo in cui i cannibali fanno il quinto stato più ricco e più contraccezionario del mondo. Non sono “neutri”, infatti, i cannibali. Sono la volontà di potenza che rimpiazza Cesare con la fabbrica del pensiero unico. Il Verbo fatto carne, con le disincarnate divinità multiculti&arcobaleno. Sono il babelismo che taglia il ramo su cui stanno seduti i popoli. Può succedere, però, come in una poesia di Eliot e perfino a una fermata “Don Giussani” della Metro 4 di Milano, che l’uomo che è si renda conto. E adombri l’uomo che pretende di essere.

@LuigiAmicone

Foto Ansa

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