Un Lupi stre-pi-to-so, Covid-5s e i “canili” Rsa. Lettere a Tempi

La criminalizzazione delle Rsa raccontata da chi ci lavora, le parole del deputato di Nci e le utopie (realizzate) di Grillo

Hanno mentito tutti. Cina, Oms, governi nazionali, governi locali, esperti, giornalisti, scienziati. Vi ricordate? È un’infezione circoscritta (grazie Cina), non è una pandemia, gli asintomatici non sono infettivi, non c’è possibilità di contagio interumano, è poco più di una influenza, le mascherine non servono a niente. Risultato solo in Italia oltre 23.000 decessi. Lo confesso: sono un medico che lavora da 40 anni nelle Rsa (è già quasi un’ammissione di colpa). Pare che adesso abbiano trovato il responsabile di tutto. Proprio loro, le Rsa. Ne ho sentite di tutti i colori: sono dei macelli, sono dei canili, gli ospiti sono trattati come animali, sono come i campi dei sterminio nazisti (magari chi ha scritto queste cose sono le stesse persone che considerano accanimento terapeutico dare un antibiotico ad un anziano con demenza). E allora via con avvisi di garanzia, richiesta urlata di giustizia (?), comitati per la verità. Io stesso mi sono ammalato mentre continuavo il mio lavoro (e ho fatto ammalare tutta la mia famiglia). Anche la mia vecchia madre è morta in Rsa a causa di questo virus maledetto, anch’io non ho potuto starle vicino negli ultimi giorni, nemmeno ho potuto accompagnarla al cimitero. Attendo l’inchiesta, attendo i Nas (sicuramente arriveranno). Se non riusciranno a fare giustizia, almeno rovineranno la vita a qualcuno.
Giovanni Battista Guizzetti

Il nome di Giovanni Battista Guizzetti è noto ai lettori di Tempi. È il responsabile del Don Orione di Bergamo e quotidianamente si occupa di 24 “stati vegetativi”. Io ci sono stato e posso testimoniare che è uno di quei luoghi dove il supremo valore della carità cristiana non è una chiacchiera, ma ossa e carne viva. Guizzetti è un ottimo medico, una grande persona e mai ha fatto mancare il suo punto di vista su cosa significhi occuparsi della salute altrui, anche nel suo stadio più misterioso, quando ogni comunicazione pare interrotta, eppure anche lì, anche in quel momento lì, esiste un “umano nascosto” di cui ci si può prendere cura. La sua lettera è dunque preziosa perché rende giustizia di cosa avvenga nelle tante Rsa italiane: sono luoghi di assistenza, cura, con tutti i limiti immaginabili, ma non macellerie, come oggi si tende a farle passare, «canili» come è stato scritto. È il solito vecchio problema del circo mediatico giudiziario: si prende una caso, lo si gonfia, si cerca un colpevole, si distrugge tutto senza pietà (soprattutto si distrugge ciò che non è stato fatto dalla propria cricca politica e culturale di riferimento). È esattamente il contrario di quel che occorrerebbe fare: appurare le responsabilità, andare a processo se necessario, giudicare sempre secondo il principio in dubio pro reo. Soprattutto, come si dice, non “far di ogni erba un fascio”. Esiste il male, l’errore, la superficialità. Ma esiste anche il bene, il positivo, la bontà. Se magistrati e giornalisti facessero meno i fenomeni, staremmo tutti meglio.

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Cari amici di Tempi, confesso che durante la diretta di Giuseppe Conte ha prevalso in me più della critica il senso del dovere e, diciamo pure, un briciolo di patriottismo. Ma Maurizio Lupi mi ha dato una scossa e delle cose che dice non dubito. Uno che riscopre e propone Vaclav Havel con la mostra che sappiamo (bravo con la complicità “filosofica” di Ubaldo Casotto) non può mentire. E allora continuate a tenermi desto. L’abbonamento a Tempi è d’obbligo.
Saluti vivissimi

Ezio Tosco

Maurizio Lupi è in gran forma. Ho visto il suo intervento in aula quando ha chiesto i fondi per le scuole paritarie: bravissimo (anche se prende lo sconforto pensare che ancora oggi, Anno Domini 2020, occorra spiegare a un ministro dell’Istruzione che “pubblico” non è “statale”). Con l’annuncio del voto contrario al Cura Italia è stato stre-pi-to-so. Lo ripubblichiamo qui di seguito, perché vale la pena farlo conoscere e diffonderlo. Tempi la pensa come Lupi, parola per parola, soprattutto a riguardo dell’idea di fondo di tutto il suo intervento: in questo momento serve più fiducia, non meno. È un rischio fidarsi degli altri? Certo che lo è: si chiama libertà.

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Sto cercando di ripartire con l’azienda. Gara internazionale, può fare la differenza tra esserci o non più come azienda. Prezzo inferiore a quelli fatti dieci anni fa. Ipotesi di andare sottocosto su tutto. Costi indiretti (mascherine, tasse, un’azienda di 18 persone…) ridotti al minimo. Margine ZERO: si lavora per la gloria, mica per far utili. RISULTATO: ordine a azienda tedesca che avrà costi indiretti 10 volte tanto, ma ha avuto il 10 per cento del suo fatturato 2019 sui conti correnti per fare dumping (sottocosto) e prendere le commesse. Noi in Italia stiamo ancora col metro a misurare di quanto ci dobbiamo distanziare, se sbaglio misure o sapone scatta la denuncia penale. Mi vedo già: tra sei mesi tutti a casa propria e sarà risolto il distanziamento lavorativo aziendale. Smart unemployment. Sarà però meglio che qualcuno si distanzi in fretta da noi tutti perché la fame è cattiva consigliera.
Ps. Se le imprese e le persone non pagano Iva, Irpef e Ires o mio bel Conte chi paga i medici e gli infermieri? E le pensioni di quelli ancora vivi?
Per ovvi motivi di opportunità,

Lettera firmata

Che dirle? Lei ha ragione. Sarà contento Beppe Grillo che vedrà avverarsi tutti i suoi sogni: decrescita felice, crollo dei consumi, desertificazione industriale (mica solo l’Ilva), tutti a casa col reddito universale di cittadinanza e la piattaforma Rousseau, no vaccini, stop a tutto, economia modello uomo di Neanderthal. Il Covid-19 realizza la società agognata dal Covid-5s.

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In questi tempi di pandemia molto s’è scritto da parte di intellettuali, giornalisti, esperti vari, lettori di giornali sui diversi aspetti della vita quotidiana a causa delle varie limitazioni imposte. Non so se la nostra vita cambierà una volta che tale epidemia sarà sconfitta o comunque ridotta ai minimi termini. Dipende certo da noi e dal modo con cui la si sta affrontando consapevoli però che da soli non è sufficiente perché c’è bisogno di ben altro cioè, in quanto credenti, della fede nel Signore Gesù. Si parla molto della solidarietà, della dedizione del personale medico, dei volontari, di tutta la catena di aiuti che s’è messa in moto e tutto ciò è molto bello ma, tenendo certamente conto della particolarità della situazione, mi sento di dire che è nel quotidiano che si dovrebbe operare come “piccoli eroi” motivati dall’amore verso chi soffre. Un’altra questione è quella dei cosiddetti esperti in campo medico-scientifico che, a prescindere dalla non conoscenza di questo tipo di virus, hanno detto tutto e il contrario di tutto creando confusione, imperversando sui media che hanno avuto delle responsabilità in merito. Non ci sono stati sempre atteggiamenti di umiltà, di riconoscimento dei propri limiti da parte di chi ricerca e studia, dato che è questo il primo aspetto di chi svolge tale attività. Quello che manca in generale è la vera politica che sa decidere, anche rischiare, che non delega se non per l’essenziale, che sappia avere una visione generale dei problemi nell’interesse delle persone. San Paolo VI diceva che «la politica è la più alta forma di carità».
Pasquale Ciaccio

Serve soprattutto una politica che decida, cioè si assuma dei rischi. Appunto, come dice Lupi, «è molto semplice: se hai paura di un beccarti un abuso d’ufficio, non fare politica».

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Salve amici di Tempi, l’ex presidente della Corte costituzionale Antonio Baldassare ha detto che il «Dpcm è in tutto incostituzionale». Tra le parole che Baldassare ha usato c’è l’espressione esatta: «Pensiero autoritario del presidente del Consiglio». E monsignor Giovanni D’Ercole ha detto pubblicamente che «è un arbitrio, è una dittatura questa, di impedire il culto perché è uno dei diritti fondamentali e su questo non si possono fare sconti». Grazie per il vostro eroico impegno quotidiano.
Salvatore Carloni

Sulla modalità di governo dei dpcm è già stato scritto molto. Sul nostro sito potete leggere gli articoli sempre puntuali e precisi del Centro Studi Livatino, animato da quel gran magistrato che è Alfredo Mantovano (a proposito: questo articolo merita attenzione). Anche sulle Messe siamo già intervenuti più volte (Rondoni, don Colombo e altri). Qui riporto solo una frase dell’articolo di Andrea Riccardi apparso sul Corriere della Sera:

Lo Stato può dire quante persone entrino nello spazio di una chiesa, quali siano le precauzioni, ma non ha diritto di decidere se si possano tenere atti di culto o stare in silenzio. Lo Stato esige dalla Chiesa di vigilare. Sanziona gli irresponsabili, ma non decide in un ordine non suo. 

Grazie per l’eroico, ma non esageriamo.

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Carissimi, sono un vostro abbonato che, dopo un periodo di “pausa”, ho ripreso a leggervi assiduamente. Non sempre condivido tutti gli aspetti della linea editoriale ma ho riflettuto che sia meglio confrontarsi con chi schiettamente e chiaramente espone le proprie opinioni (peraltro abbondantemente suffragate da motivazioni e documentazione) piuttosto che leggere chi predica da posizioni certamente più nebulose. Venendo quindi al motivo di questa mia e-mail, forse ne avete già avuto notizia ma ho sentito il bisogno di segnalarvi l’omelia odierna di papa Francesco durate la Messa a Santa Marta (in questo tempo di quarantena, sostituta della quotidiana partecipazione a quella della mia Parrocchia). Papa Francesco, partendo dal brano degli Atti degli Apostoli che racconta il martirio di Stefano, ha condotto una disamina chiara, lucida, senza sconti sulla modalità sommaria con cui sono ancora oggi condotte condanne, soprattutto quelle nei confronti degli innocenti o tese a screditare qualcuno. Ascoltando papa Francesco, mi sono venuti in mente molti articoli, approfondimenti, opinioni con i quali Tempi si è speso in situazioni che ancora rappresentano una vergogna per il Paese e per il Mondo che abitiamo. Grazie per quello che fate e, quando non sarò del tutto d’accordo per la mia indole moderata, potrete dirmi anche voi (come fanno spesso gli amici) che sono un “democristiano incallito”. Ebbene, pensando a illustri democristiani del passato, lo sono orgogliosamente.
Cordialità

Paolo Percassi 

Grazie Paolo, se sei un “democristiano incallito” come il nostro amico Costalli non potremo che andare d’accordo.

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È così da oltre 2000 anni. I cristiani sono proprio delle persone brutte e pericolose. Dovevamo capirlo già ai tempi di quel bel giovane (qualcuno si ricorda ancora il suo nome?) che si fece flagellare, torturare e crocifiggere pur essendo innocente. E poi abbiamo conosciuto tutti i suoi amici, quelli veri, quelli che non si sono accontentati di piccole verità, ma hanno dato la vita per testimoniare la Verità, quella che merita il carattere maiuscolo. Ha avuto (e ha) amici di ogni classe sociale ed etnia, tutta gente pericolosissima basti pensare, ad esempio, a quel sacerdote siciliano che accolse il suo sicario con un sorriso e la frase “ti stavo aspettando”… Ora in questi giorni ho scoperto la nuova pericolosità: sono infetti più dei fumatori, più degli utenti di banche e uffici postali, più di clienti di farmacie, più dei partigiani… PIÙ! Allora per difendere il resto della popolazione non devono frequentare le chiese… Perché si sa, il cristiano è pacifico, mite, gioioso e non si deve esprimere, non deve poter testimoniare né frequentare i sacramenti. Lo sanno anche i sassi che la gioia della risurrezione è contagiosa, e allora in punizione dietro la lavagna… Tutti gli altri, invece, in giro con i fischietti e bandiere. A onor del vero sono cristiana anche io, e poiché i nemici vanno amati, invito tutti quelli che non la pensano come me a lavare le mani dopo aver letto questa mail… Non si sa mai…
Giovanna Martino

Signora, io sto messo peggio di lei: non solo sono cattolico, ma pure gran fumatore. Doppiamente untore, quindi. Ma ricordi sempre che un buon cristiano rispetta i dieci comandamenti più uno, l’undicesimo, quello non scritto: non mettetela giù troppo dura, siate ironici come il Padre vostro.

Foto Ansa

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