Ue, Mr Patto di stabilità cestina l’austerity: «Va cambiata, non ha più senso»

Klaus Regling, architetto delle regole fiscali europee e capo del Mes, in un'intervista a Der Spiegel invoca la riforma: «Il Patto di stabilità è impraticabile oggi, l'Italia non potrebbe mai rispettarlo. Non ha più senso»

La regola aurea del Patto di stabilità dell’Unione Europea? «Oggi non ha più senso». Lo ha dichiarato in un’intervista a Der Spiegel uno degli architetti delle regole fiscali europee: Klaus Regling, l’economista a capo del famigerato Meccanismo europeo di stabilità (Mes).

Le regole fiscali dell’Ue

Il Patto di stabilità è stato sospeso causa Covid fino alla fine del 2022, ma potrebbe essere ripristinato a partire dalla prima metà del 2023. Il totem fiscale dell’Ue prevede ancora che il debito pubblico di un paese non debba superare il 60% del Pil e che il deficit annuale di uno Stato non possa eccedere il 3% del Pil.

L’Italia è uno dei paesi più interessati al dibattito visto che, se tutto andrà bene, alla fine di quest’anno il debito pubblico raggiungerà l’incredibile soglia del 153,5% del Pil. Secondo Regling, «i tassi di interesse oggi sono molto inferiori rispetto a 30 anni fa e per questo i livelli di debito possono essere maggiori senza mettere in sofferenza il budget».

«Il Patto di stabilità oggi non ha senso»

Regling continua a pensare che «ci siano limiti al debito che non devono essere superati. Ma in Germania la gente pensa spesso che il debito pubblico sia un problema in sé. E questo è sbagliato». Riferendosi direttamente alla situazione dell’Italia, il capo del Mes aggiunge: «Se il Patto di stabilità dovesse essere implementato alla lettera» dopo il Covid, «uno Stato come l’Italia dovrebbe raggiungere surplus di budget del 6-7% all’anno. Questo non è solo impossibile, non ha alcun senso».

Se le rigole fiscali dell’Ue non verranno cambiate, insiste, «perderanno di credibilità» dal momento che oggi «dal punto di vista economico non hanno senso».

Regling appoggia la riforma di Draghi

La linea di Regling è in piena sintonia con quella di Mario Draghi, che ha già invocato a più riprese una riforma del Patto di stabilità. Molto dipenderà però dalla Germania e dal suo nuovo governo, che molto probabilmente sarà composto da una coalizione di socialisti, liberali e verdi. Nel documento programmatico, all’insegna del quale sono cominciate il 15 ottobre le trattative tra i tre partiti, si legge che il Patto di stabilità «ha dato prova di flessibilità». Allo stesso tempo, però, si sottolinea che bisogna assicurare crescita, sostenibilità del debito e investimenti green.

Secondo Regling, la misura in base alla quale il budget annuale di uno Stato non può aggravare il debito pubblico di oltre il 3% in rapporto al Pil è ancora valida. «Va invece cambiata quella che fissa l’obiettivo del rapporto debito/Pil per tutti gli Stati al 60%. I politici dovrebbero capire che un paese può chiedere in prestito troppo, ma anche troppo poco».

Foto Ansa

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