Ucraina. «La gente ha paura. Mentre si discute di sanzioni, noi veniamo uccisi»

Da ieri mattina «sentiamo i bombardamenti e gli aerei. La benzina è razionata, i negozi chiusi. L'Occidente doveva proteggerci e non l'ha fatto». La drammatica testimonianza a Tempi di don Oleksandr Khalayim, sacerdote a Horodok, nella parte occidentale del paese

«La gente ha paura, tanti vogliono scappare dall’Ucraina ma non si può: le città sono chiuse, non si esce senza permesso e intanto sentiamo i bombardamenti». È la drammatica testimonianza a Tempi di don Oleksandr Khalayim, sacerdote della diocesi di Kamyanets-Podilskyy, direttore spirituale del seminario maggiore di Horodok, dove risiede, nella parte occidentale del paese.

«Alle 6 del mattino è suonato l’allarme»

Anche a Horodok, come in tutto il paese, ieri all’alba sono suonate le sirene in corrispondenza dell’inizio dei bombardamenti da parte dell’esercito russo, che ha invaso il paese. «Alle 6 del mattino hanno iniziato a suonare gli allarmi, abbiamo sentito il rombo degli aerei da guerra e tutti si sono allarmati».

La gente, racconta il sacerdote, è corsa nei negozi per fare scorte di cibo «ma tanti supermercati hanno chiuso, in altri le code sono interminabili». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha introdotto la legge marziale e così «la benzina è stata razionata a 20 litri a persona e tutte le città sono chiuse, non si può uscire».

«La guerra è dappertutto, dov’è l’Occidente?»

L’inizio dell’invasione russa non è certo stata un fulmine a ciel sereno, «ce lo aspettavamo, ma pregavamo che non cominciasse, speravamo non succedesse. L’esercito di Mosca ci circonda da settimane ma non ci aspettavamo che sarebbe iniziata così presto. Vladimir Putin ha subito fatto bombardare tutti gli aeroporti militari, anche quelli vicino alla capitale, alla Polonia, alla Romania: la guerra non è solo nell’est, è dappertutto». Sono più di duecento gli attacchi da parte dell’esercito russo in tutto il paese.

C’è rammarico e rabbia per l’incapacità dei paesi occidentali di prevenire l’invasione: «Sono passati otto anni da quando la Russia ha conquistato il Donbass, la diplomazia purtroppo non funziona più», continua il sacerdote. «Nel 1991 avevamo un terzo di tutte le testate nucleari dell’ex Unione Sovietica, eravamo il terzo paese al mondo. La diplomazia occidentale ci ha convinti a dismetterle, promettendoci protezione e sicurezza. Ma non abbiamo avuto in cambio né protezione, né sicurezza. Ora i leader discutono, parlano di sanzioni, ma intanto la gente muore. E non solo i soldati, anche i civili».

La mappa dell’invasione russa in Ucraina pubblicata dal New York Times

Le chiese aperte per accogliere gli sfollati

Ieri sera il governo ha parlato di 137 vittime, tra militari e civili. Anche don Khalayim, come gli altri sacerdoti in tante città occidentali dell’Ucraina, ha aperto le porte delle chiese per accogliere sfollati e rifugiati provenienti dalla zona più calda del conflitto: «Stamattina (ieri, ndr) il vescovo ci ha detto di aprire le porte del seminario ai profughi. La Chiesa si è attivata in tutto il paese: a breve arriveranno qui dei parroci con tutti i parrocchiani provenienti dall’est». I cattolici si sono anche attrezzati per fornire «accoglienza psicologica e ovviamente conforto spirituale per dare speranza alla gente».

La popolazione ne ha più che mai bisogno «perché è spaventata. Ha paura soprattutto per la notte, teme i bombardamenti. C’è chi vuole scappare, ma ormai non si può».

«I russi non sono nostri fratelli»

L’unico leader a dare conforto agli ucraini è papa Francesco, «che ha rivolto un bellissimo appello per la pace, che però purtroppo è rimasto inascoltato. Il mondo non ascolta, ha dimenticato la seconda guerra mondiale. C’è chi dice che russi e ucraini sono fratelli, ma non è vero. I sovietici si sono inventati questa storia e hanno sempre cercato di liquidare tutto ciò che è ucraino. Se sono nostri fratelli, perché prendono il coltello contro di noi?».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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